Non rimane altro che vivere

Finché c’è un soggetto, c’è un fare basato sulla volontà.
Ma quando il soggetto non è più rilevante? Chi fa?
Chi deve migliorare, evolvere, comprendere?
Questo significa che non c’è più nulla da comprendere e viene superato il comprendere stesso?
No, significa semplicemente che non si è sospinti da un bisogno – che sarebbe la manifestazione di un soggetto -, ma si asseconda semplicemente il movimento del vivere all’interno del quale la comprensione è un fatto interno, costitutivo.
Il vivere è un flusso, una corrente, non richiede un soggetto, il suo moto basta.
E’ un rovesciamento radicale di prospettiva: dal protagonismo, alla scomparsa.
Non c’è un aspetto della vita che ne rimanga escluso: non essendo noi speciali e non avendo nulla di speciale da fare e da vivere, vediamo affermarsi il semplice accadere di altrettanti semplici fatti.
Un soggetto, si ritiene speciale: un essere, è solo un aspetto dell’Assoluta creatività.
È, nella ferialità dei giorni, una rivoluzione totale e definitiva vissuta come il più banale dei fatti.

Avvio, oggi, una nuova categoria in questo sito, La via intima, in cui, nei limiti di quanto a me possibile, svilupperò gli aspetti più interiori dello scomparire.
Non più dunque, principalmente, la via dell’unificazione e i suoi strumenti, ma alcune considerazioni sul ventre dell’unità stessa: col tempo vedremo dove esse condurranno..


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5 commenti su “Non rimane altro che vivere”

  1. Da qualche tempo sto sperimentando questo scomparire. Nulla più da volere fortemente, da perseguire… Qualche guizzo forse che si stempera subito. Non sto vivendo bene questo nuovo ” vivere” in effetti perché mai vissuto prima. Questa nuova condizione crea notevole sofferenza. Mi conforta sapere che in questo luogo si affronta spesso la tematica.

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  2. … questa cosa dello “scomparire” mi affascina incredibilmente, spesso la mia identità, il mio “IO”, mi limita tantissimo.
    Benvenga questa nuovo studio..
    Grazie anche per questo Roberto.

    Rispondi

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