Il fuoco dell’attenzione libera dal condizionamento della mente [zq6]

Charlotte Joko Beck, ZEN QUOTIDIANO
[…] La pratica infrange la nostra chiusa identificazione con noi stessi. Il processo è stato anche definito ‘purificare la mente’. Purificare la mente non significa diventare santi o diversi da come siete; significa togliere ciò che impedisce a una persona […] di funzionare al meglio.

[…] Nella Bibbia si legge: “Il nostro Dio è un fuoco che consuma”. È un’immagine usuale a molte religioni. Sedere durante una sesshin è come sedere entro un fuoco che purifica.

Eido Roshi diceva: “Lo zendo (la sala della pratica, ndr) non è un paradiso di pace ma una fornace dove vengono bruciate le illusioni egoistiche”. Lo zendo non è un luogo di beatitudine e di rilassamento, ma una fornace per bruciare le illusioni dell’io.
Di che attrezzi abbiamo bisogno? Di uno soltanto: ne abbiamo sentito parlare, ma lo usiamo raramente. È l’attenzione.

L’attenzione è la spada affilata e rovente, e la pratica sta nell’usarla il più possibile. […]
La pratica vuole renderci sempre più attenti, non solo in zazen ma in ogni momento della giornata.

Sedendo comprendiamo che il pensiero concettuale è una fantasia; più lo capiamo più aumenta la capacità di prestare attenzione alla realtà.
Un grande maestro cinese, Huang Po, diceva: “Se soltanto vi potete liberare dal pensiero concettuale, avrete realizzato ogni cosa. Ma se voi studiosi della Via non vi liberate in un lampo dal pensiero concettuale, anche se vi sforzaste per un eone dopo l’altro, non lo realizzerete mai”.4

Ci ‘liberiamo dal pensiero concettuale’ quando, grazie a un’assidua osservazione, vediamo l’irrealtà dei pensieri egoistici. Allora possiamo rimanere distaccati e sostanzialmente impassibili. Non diventiamo persone gelide, ma non siamo più vinti e trascinati dalle circostanze.

[…] Il maestro Rinzai (una delle due scuole zen, l’altra è il Soto, ndr) ha detto del vero Uomo della Via: “accordandosi semplicemente con le circostanze così come sono, […] quando vuole camminare cammina, quando si vuole sedere si siede; non pensa mai neppure per un istante a ricercare la Buddhità”.5

Una volta mi chiesero: “Joko, pensi di ottenere prima o poi la grande, perfetta illuminazione?”. Risposi: “Spero che un pensiero del genere non mi venga mai in mente”.

[…] Invece di decidere mentalmente quale sarà il nostro modo di agire, purifichiamo la base del nostro essere e l’azione sgorgherà spontanea.
La mente si calma perché, invece di perderci nei pensieri, la osserviamo. Il respiro diventa più profondo e, quando il fuoco brilla, non c’è nulla che non venga consumato. Alla temperatura giusta non c’è più alcun sé. Il fuoco consuma tutto, anche la separazione tra sé e gli altri.

Charlotte Joko Beck, ZEN QUOTIDIANO, Amore e lavoro, Ubaldini, Roma.
La prefazione al libro e la presentazione di Charlotte.
Qui puoi scaricare il libro (non so come academia.edu e l’autore del caricamento risolvano il problema del copyright).
In questo post e nei successivi sono riportati solo alcuni brani del volume.


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Luana D.

Molto chiaro.
L’attenzione non è mai più del dovuto.

Nadia

Tutto è condivisibile e risuona in particolare la risposta della scrittrice al giornalista.

Leonardo

Si parla di “purificare la mente” riguardo alla zz. Sento ciò come profondamente vero, così è.
Per questo la forma del sedere o tecnica, di cui è parte anche una durata adeguata, sono essenziali.
Altrimenti non si passa per quell’esperienza di macerazione che purifica la mente, che ci porta a sentire oltre la mente. Esperienza così ben sintetizzata dall’autrice.
Ma per fare ciò si deve essere disposti ad accettare di mettere in discussione profondamente la propria mente e ciò a cui si crede.
Ciò che spaventa di più in zz non è tanto il dolore fisico ma il mettere in discussione la propria mente e ciò in cui ci si identifica di solito.
Il delirio d’immagini che a volte nasce in zz deriva dalla resistenza della mente a mettersi in discussione, se si ha la forza, la comprensione e il coraggio di attraversare tutto ciò e andare oltre ciò (non una ma più volte) allora si può accedere alla contemplazione e alla comprensione dello zz.

Elena

Il vuoto di se che porta alla piena manifestazione in sintonia con il tutto.

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