La consapevolezza della nostra natura autentica

Il 6 di agosto di ogni anno tutte le confessioni cristiane celebrano l’episodio della trasfigurazione del loro fondatore: la ricorrenza è particolarmente cara al monachesimo cristiano. A fondo pagina i passi paralleli dei vangeli

Il monaco è colui/ei che dedica la propria esistenza alla conoscenza, consapevolezza, comprensione della complessità della propria natura.
Mentre l’umanità cerca un modo per affermarla quella natura, il monaco ne ricerca la complessità unitaria: chi è egli aldilà di quegli aspetti che più conosce perché più famigliari, più consapevoli?

È una domanda che sorge dalla profondità del suo essere, lo attraversa e lo rende inquieto fino a determinarne l’intero procedere esistenziale: posso vivere senza misurarmi con la natura autentica che mi costituisce, senza portarla alla luce e manifestarla nell’intenzione, nel pensiero, nell’emozione, nell’azione, nella solitudine come nella compagnia della relazione?

Mosso da questa spinta interiore il monaco privilegia la vita interiore e spirituale, e anche quando rimane nel mondo da esso si “estrae” perché altre sono le sue priorità.
Organizza la sua vita dandosi il tempo e il modo per coltivare la solitudine e il silenzio, per approfondire lo studio della sua via, per praticare il risiedere nella natura autentica che lo costituisce.

Quando è nel mondo è comunque nella sua cella esistenziale, e non abbandona mai la disposizione meditativa e contemplativa, la persegue incessantemente e non si preoccupa delle cadute e dei suoi limiti.

Chiara è alla consapevolezza del monaco la dimensione unitaria del suo essere autentico e da quella consapevolezza si lascia condurre come il navigante dalla stella del nord.


Luca 9,28 (integrale)
28 Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo, e salì sul monte a pregare. 29 Mentre pregava, l’aspetto del suo volto fu mutato e la sua veste divenne di un candore sfolgorante. 

30 Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31 i quali, apparsi in gloria, parlavano della sua dipartita che stava per compiersi in Gerusalemme. 32 Pietro e quelli che erano con lui erano oppressi dal sonno; e, quando si furono svegliati, videro la sua gloria e i due uomini che erano con lui. 33 Come questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bene che stiamo qui; facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34 Mentre parlava così, venne una nuvola che li avvolse; e i discepoli temettero quando quelli entrarono nella nuvola. 35 E una voce venne dalla nuvola, dicendo: «Questi è mio Figlio, colui che io ho scelto: ascoltatelo». 36 Mentre la voce parlava, Gesù si trovò solo. Ed essi tacquero e in quei giorni non riferirono nulla a nessuno di quello che avevano visto.

Matteo 17,1-2 (parziale)
1 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 


Marco 9,2-3 (parziale)
2 Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro 3 e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 

Fonte immagine: https://bit.ly/3lqvqAV

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9 commenti su “La consapevolezza della nostra natura autentica”

  1. Il monaco non è “il perfetto” , d’altra parte potremmo dire che è il “risvegliato”, il ” trasfigurato”.

    Sì tende, invece, a sovrapporre e mettere insieme i due termini: “perfetto”, “”risvegliato”.
    Il Monaco non persegue la perfezione, è fuori dalla logica del migliore, egli, per sentire conseguito, “sente” l’unità, la quale gli si impone con semplicità indiscutibile.

    IL Monaco coltiva e approfondisce l’ascolto di questa nota di fondo, di questa vibrazione perché sente che non potrebbe vivere una vita diversa.

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  2. Io mi accontenterei di osservare i fatti e coglierne i simboli, senza interpretarli, senza la pretesa di viverne la centralità. Accogliere i fatti che accadono come manifestazione del Reale.

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  3. “Il monaco risiede sempre nella cella esistenziale” anche quando è sollecitato dal mondo. Allenamento costante a mantenere l’equilibrio tra l ‘interno di sé, dove si sente chiamato a vivere e le esigenze esterne a cui è chiamato a rispondere.

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