Vi chiederete perché iniziare un percorso preparatorio proprio i primi giorni di agosto, quando alcuni di voi sono già in vacanza e altri la stanno aspettando, magari stremati.
Per trasmettervi un messaggio inoppugnabile: non c’è un momento migliore di un altro, chi anela alla vita vera la realizza a ogni respiro di ogni giorno della sua vita, e non dice: oggi no, oggi sono stanco, o non mi va.
La vita vera è lì anche quando i veicoli sono spossati.
Se cercate la vita vera allora dovete essere capaci di andare oltre il mi piace/non mi piace, ho voglia/non ho voglia, posso/non posso: la vita vera chiede che sviluppiate la capacità di vederla, di riconoscerla, di manifestrala, di liberarla da voi stessi in ogni aspetto del vivere e in ogni momento di esso.
Essa non è da costruire, è da scoprire, rivelare: vanno tolti i veli che la oscurano.
I veli sono le nostre identificazioni.
Non puoi dire: adesso abbandono quella identificazione, adesso me la concedo; se fai così la mente/identità rimarrà sempre colei che ti porta al guinzaglio.
Certo, siamo umani non macchine: c’è il momento che una identificazione la lavori al 10 e uno al 2, ma la tua disposizione di fondo è quella di allenarti a non lasciare spazio alla mente che banchetta con i fatti della vita.
Non si va in ferie dallo svelamento della vita vera: essa svela noi e noi liberiamo lei, in una danza senza fine. Quella danza è la nostra vita vera.
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Il Sentiero contemplativo, Cerchio Ifior
“La disposizione di fondo è quella di allenarci a non lasciare spazio alla mente che banchetta con i fatti della vita”, con i pensieri e le emozioni che i fatti suscitano.
Capisco bene questa affermazione: con i fatti della vita spesso ci banchetto girandoli e rigirandoli nella mia testa o addirittura condividendo il banchetto con altre persone.
Sempre più spesso, però, mi viene da osservarli per capire cosa mi dicono, di guardarli cioè con maggiore neutralità e compassione.
Quando sento che coinvolgono la mia identità li lascio decantare, mi sembra di avere meno paura di perdere qualcosa se aspetto, se non reagisco subito, se la mia identità non si erge ad essere protagonista, se altre identità (altre persone) prevalgono.
La lezione per me è arrivata e la mia identità può stare a digiuno, ci posso riuscire.
Dopo questo processo, poi, magari, faccio, dico o scrivo…spero con una reazione meno identitaria.
Mi chiedo, però, se tale propensione per il non fare sia dovuta alla pigrizia che lascia le cose irrisolte o che teme confronti oppure ad un reale lasciare andare senza la pretesa di capire, di controllare o di sistemare.
Continuo ad osservare.
Questo post ancora mi interpella e parla delle mie non comprensioni.
Oltre la mente….. la vita vera.
La presenza ad ogni fatto contraddistingue la vita vera, quella dove lucida consapevolezza domina e uno stato di pace apre.
Stare e fare con consapevolezza e presenza.
Come respirare.
Giorni pieni di fare, ma con lo sguardo rivolto all’Essere.
Osservo mio figlio nel frullatore degli impegni di lavoro.
Vedo parte di me, di come ero e di quanto ho abbandonato.
Questi ultimi giorni, sono particolarmente faticosi e ho già detto che non potrò replicerere il prossimo anno.
Sto cercando di capire come conciliare le mie esigenze di vita con la possibilità di essere presente ed utile comunque, quando mi viene chiesto.
Sono combattuta ed è chiaro che mio figlio mi fa da specchio.
Lavoro continuo quello esistenziale, che non può certo essere messo da parte perché impegnati per altro.
Letto
Oggi motozappa per la preparazione dell’orto invernale, paragonabile a una seduta di zazen.
Ci sono tutti gli elementi della dinamica della vita vera: la fatica, il dolore, l’esericzio della volontà, le resistenze, la gioia e la soddisfazione.
Tutto il caleidoscopio del divenire visto con gli occhi della neutralità, della contemplazione.
Non ci sono momenti migliori o peggiori per fare esperienza della vita vera, ciò che conta è la modalità attraverso cui attraversiamo e viviamo le esperienze.
Se ne siamo travoliti ( siano essi sentimenti positivi o negativi) allora stiamo vivendo nella “falsità”, nella tenebra.
Se ne siamo consapevoli e viviamo la dinamica del divenire a partire da una sfondo di neutralità, di “Essere”, siamo nell’esperienza contemplativa, nella vita vera.
L’Islanda dove mi trovo ora, propone paesaggi da contemplare dove la natura prende il sopravvento. Qua si può pensare alla vita vera anche in ferie.
Se siamo onesti con noi stessi riconosciamo le resistenze che ci frenano o ci illudono. Gli autoinganni.
Potrebbe essre che proprio quando siamo spossati la vita vera si rivela?
La stanchezza a volte paradossalmente spinge oltre….
Affermare di dover prima sbrigare qualcosa e pensare successivamente di dedicarsi al proprio interiore, significa non aver colto l’essenza della Via.
Ci sono
Non ci sono ferie per il meditante il suo lavoro è continuo e incessantemente…