Il Sentiero contemplativo: origine ed evoluzione

Bozza solo approssimativamente revisionata.
Mariela mi chiede la storia del Sentiero: la sua domanda mi commuove e mi imbarazza, credo sia la prima a dimostrare esplicitamente questo interesse; di per sé, questo dice molto su alcune anomalie e fatiche affrontate nel Sentiero da chi l’ha fondato e condotto in trenta anni di evoluzioni.

Premessa

Non è possibile parlare del Sentiero senza accennare all’ambito di sentire da cui è sorto.
Un ragazzo, tra la pubertà e l’adolescenza, era travolto dal dolore della non accettazione di sé: nei pochi squarci che si aprivano in quel dolore, affiorava vasta e pacificante la comprensione che la via da seguire era quella indicata dal figlio del falegname e da Francesco d’Assisi. Due modelli, lo stesso simbolo.

La semplicità d’essere, la povertà, l’essenzialità, la vita dedicata all’unificazione interiore.
Quel ragazzo non aveva formazione religiosa e aborriva i costumi dei cattolici.
Nel mezzo del dolore il ragazzo ha imparato a governare la mente, essendo l’alternativa il soccomberle.

Della prima giovinezza ricorda una settimana presso i Piccoli fratelli di Gesù a Spello, in Umbria.
La sua domanda era: “Voglio fondare una comunità spirituale non religiosa”; la risposta: “Sarà dura, non hai molte possibilità di riuscirci”.

Attorno ai vent’anni si incontrano i due che poi costituiranno l’ambito di sentire e il progetto esistenziale che sarà la condizione prima della stabilizzazione emotiva e affettiva del giovane, e la piattaforma su cui verrà costruita una vita rivolta all’interiore e allo spirituale e, diversi anni più tardi, le condizioni per l’avviarsi dell’esperienza del Sentiero contemplativo.

Quegli anni sono dedicati allo sviluppo di una condizione essenziale: trovare un modo per esprimere il vasto mondo interiore in parole, situazioni, vita.
L’interiorità traboccava di pienezza che facilmente diveniva parola scritta, ma non riusciva a prendere la forma della parola detta: nella relazione collassava ogni possibilità di travaso.

Attorno ai 35 anni l’incontro con lo Zen, prima attraverso alcune letture, poi con il rapporto con alcuni monaci italiani che, nel decennio precedente, si erano formati alla “scuola” di Uchiyama Roshi e del suo successore. Un incontro non da poco, determinante per la qualità degli interlocutori e per l’autenticità dell’insegnamento che diveniva accessibile.

Dopo alcuni anni l’esperienza in quell’ambiente si concluse per due ragioni:
– per l’indeterminatezza della prospettiva disegnata dai monaci,
– perché noi avevamo bisogno di tracciare una nostra strada: lo Zen era interiorizzato nella sostanza dell’insegnamento e nella pratica, occorreva incarnarlo e farlo divenire una via possibile per i contemporanei, per color con cui condividevamo i destini di ogni giorno.

All’età di 35 anni circa, ci trasferiamo dall’abitazione di Marotta (PU) a quello che poi diverrà l’Eremo dal silenzio, sulle colline di San Costanzo.
A 41 anni, nel 1993, chi scrive abbandona definitivamente il lavoro e inizia l’attività di insegnamento.

I primi anni dell’insegnamento

Iniziare a insegnare è stato come liberare delle forze altrimenti prigioniere: un mondo interiore vasto e ricco di sfumature premeva per divenire parola e relazione, officina nella quale trasformarsi e trasformare.
Officina nella quale trasformarsi e trasformare‘: questo concetto è fondamentale.
Non veniva ricercato un palcoscenico per sé, ma una possibilità esistenziale in cui i soggetti coinvolti potessero trasformarsi a partire dagli stimoli, dalla visione, dalle provocazioni che sorgevano da chi conduceva e dalle domande esistenziali di chi partecipava.

L’obbiettivo era costruire officine esistenziali che permettessero di lavorare i vissuti personali senza mai confinarsi nel recinto della sfera psicologica, offrendo l’orizzonte esistenziale e spirituale come riferimento.

Con l’avvio dell’insegnamento è iniziata anche una lunga e ininterrotta stagione di studi.
Sebbene lo Zen fosse ‘casa’ e la piattaforma da cui tutto muoveva, non bastava per rispondere all’esigenza di una filosofia, di una pedagogia e di una didattica che volevamo più complessa e rispondente ai bisogni delle persone.

Sono stati gli anni dell’immersione nello studio di alcuni aspetti della psicologia esistenziale, quelli riconducibili alle comunicazioni di Eva Pierrakos, e all’introduzione agli insegnamenti esoterici, antropologici e spirituali proposti da Rudolf Steiner.

L’attività di insegnamento era laboratoriale: pratiche meditative e di espressività corporea e artistica (canto, danza, manipolazione, pittura) si alternavano a sessioni basate sull’insegnamento fondato sul metodo dell’interlocuzione, sulle domande e sulle risposte e sull’ambiente esistenziale che naturalmente ne scaturiva.

Mano a mano che noi comprendevamo la realtà con occhi nuovi, cambiava anche l’orizzonte filosofico e pedagogico proposto a chi ci frequentava: non abbiamo mai proposto a lungo la stessa linea formativa e gli stessi contenuti, perché mai a lungo siamo rimasti fermi su una data visione, su una certa interpretazione.

Quando fu evidente che il paradigma di R. Steiner e dell’antroposofia non bastava a sorreggere la nostra esperienza, la via a cui ci sentivamo chiamati e che affondava nell’essere dello Zen e nella nostra vocazione alla vita contemplativa, si presentò l’insegnamento proveniente da altri piani di coscienza: l’insegnamento di Seth attraverso J. Roberts, il Cerchio Firenze 77.

Da allora, gli anni ’90 del secolo scorso, non siamo più tornati ad attingere alla conoscenza dell’umano, di autori umani, intendo, ma abbiamo sempre attinto a quei contenuti che originano nel sentire e, sebbene veicolati da un umano, di questo non portano il limite, se non marginalmente.

Studio e insegnamento procedevano assieme. Dopo un primo entusiasmo per i contenuti del CF77, si rivelò abbastanza chiaramente la sua importanza ma anche il suo limite, per noi: è di grande aiuto conoscere la natura del cosmo, dell’essere umano, della realtà, ma non lo era per noi che, in fondo, cercavamo altro.

Cosa cercavamo? Una filosofia, una pedagogia, una didattica della contemplazione: un messaggio rivolto non a chi inizia la sua formazione spirituale, ma a chi la perfeziona perché ha già percorso i passi introduttivi ed è pronto a lasciare indietro se stesso permettendo all’Esistente di assumere priorità e centralità.

Puntuale si presentò la possibilità della Via della Conoscenza, un approccio comunicato dalla dimensione del sentire da un artefice che chiamavamo Soggetto e che che comunicava attraverso A.M.
Era la situazione perfetta per quella stagione, in totale continuità con la radice Zen e con la vocazione contemplativa.

Letto tutto il materiale arretrato e prodotto in anni di comunicazioni, accade che lo strumento e la sua compagna si trasferirono da Milano a una località sul Lago Trasimeno: iniziò una lunga frequentazione personale di Soggetto.

Iniziò anche, in quegli anni, l’elaborazione e l’esperienza di quello che poi sarà il paradigma che oggi chiamiamo ‘il Sentiero contemplativo’, una complessità filosofica, pedagogica e didattica: erano i primi anni 2000.

Quando nel 2007 abbandonammo la Via della Conoscenza, di cui eravamo diventati parte attiva e costitutiva con l’attuale Eremo come sede di molte attività, fu per due ragioni:
1- perché si era esaurita quella fase in cui Soggetto aveva plasmato il nostro approccio alla vita e allo spirituale, oramai potevamo procedere insieme solo evolvendo il rapporto, divenendo collaboratori, con funzioni chiaramente molto diverse, di una proposta formativa e spirituale;
2- questa possibilità per realizzarsi doveva camminare sulle gambe di noi umani, e qui si presentarono dei problemi che, alla lunga, portarono al nostro abbandono.

Ma l’abbandono della Via della Conoscenza fu anche quella pedata sul sedere che costrinse chi scrive a operare in prima persona fino in fondo.
Se infatti nella VdC Soggetto si occupava della formazione filosofica ed esistenziale, e io dell’accompagnamento dei singoli e dei gruppi integrando i suoi insegnamenti con la nostra visione e formazione, ora dovevo e potevo contare solo sulle mie forze e sulla necessità di una sintesi efficace di quanto compreso fino a quel punto.

Siamo nel 2007 ed è l’inizio della maturità del Sentiero contemplativo e della sua proposta.
Negli stessi anni matura anche la visione dell’Eremo dal silenzio come luogo di testimonianza di un itinerario esistenziale e di una realtà in cui l’unità interiore diviene esperienza diretta.

La natura del Sentiero

Il Sentiero è una officina esistenziale fondata su due fattori:
il processo intuitivo che viene espresso da uno dei due fondatori,
– la relazione che si sviluppa tra i suoi partecipanti e che produce confronto, conoscenza, consapevolezza, conflitto, scacco delle menti e delle manifestazioni soggettive, incarnazione del compreso conseguente a questo processo.

Quel mondo interiore fertile e vasto che quel giovane faceva difficoltà a dire, nell’adulto e poi nell’anziano è divenuta una sorgente intuitiva in cui raramente c’è penuria d’acqua, purché ci sia chi la chiede.

Per sorgente intuitiva si intende che i contenuti che affluiscono non appartengono allo studiato e al conosciuto, all’appreso, ma a una dimensione più vasta che non possiamo che identificare nel sentire di coscienza.
Chiaramente, e non potrebbe essere altrimenti, questo sentire viene mediato dai veicoli transitori e inevitabilmente limitato.

Questo sentire sorge per moto proprio e senza particolare applicazione della volontà, ma dato che la personalità del veicolo è piuttosto riservata, ha bisogno di una domanda e, soprattutto, di un ambiente ricettivo vibrazionalmente idoneo. Molto mal volentieri chi scrive si mostra quando non necessario, a meno che l’onda intuitiva non lo sommerga e allora non resta altro che obbedire.

Nel Sentiero è centrale la relazione tra la Sorgente e chi chiede l’acqua: se vuoi bere devi entrare in relazione, perché solo attraverso la relazione puoi bere e puoi cambiare.

Se non hai sete non devi essere qui, e se sei qui devi saper discernere se questa è l’acqua di cui hai sete.
Questo perché il Sentiero è un’officina esistenziale. Chi lo conduce non va in giro per tenere conferenze, o seminari ora in un posto ora in un altro, ora con questi ora con quelli.
Chi conduce è un monaco e un eremita, non è un professionista della parola, un maestro che sparge il verbo: se vuoi dell’acqua la devi chiedere.

Se hai sete, non ti mancherà l’acqua, ma non tornare se non hai la volontà e il bisogno esistenziale per farla divenire corpo e vita.

Il Sentiero oggi

Dal 2007 è iniziata la frequentazione e lo studio delle comunicazioni del Cerchio Ifior: una quantità enorme di materiale che abbiamo utilizzato per integrare alcuni aspetti del paradigma del Sentiero, in particolari quelli relativi alla natura della coscienza e dell’identità.

Dal 2017, dopo esserci proposti e aver chiesto l’autorizzazione e il materiale originale, curiamo la redazione del sito del Cerchio Ifior in cui viene pubblicato il materiale più importante di quaranta anni di comunicazioni: è un lavoro impegnativo che svolgiamo come servizio convinti che possa essere utile. Chiaramente questo materiale è stato importante innanzitutto per i membri del Sentiero che su di esso hanno affinato la loro formazione.

Dal 2007 in poi sono successe molte cose, molti gruppi e molte persone si sono succeduti finché, dall’insieme, non è emerso un ristretto numero di persone con una motivazione salda, una dedizione certa, uno sguardo chiaro sulle proprie necessità esistenziali.

Da dicembre 2020 chi scrive ha smesso l’attività di insegnamento e si dedica a seguire questo ristretto numero di persone, denominato Via del monaco, che si incontra ogni tre settimane all’Eremo e a ogni stagione agli intensivi di tre giorni al monastero camaldolese di Fonte Avellana.

Il 31 ottobre del 2020 abbiamo aperto il gruppo Facebook ‘Contemplando‘: lo definirei un gesto d’amore rivolto a persone che non conosciamo, un sasso tirato in uno stagno. Ci dedichiamo esclusivamente alla Via del monaco, ma un segno ogni tanto gettato nel mondo non può certo arrecare danno e magari interroga qualcuno.
Dall’attività di Contemplando e dall’osservazione di alcune persone che in esso interloquivano, è sorta la proposta del Forum

Il canale Telegram di Eremo dal silenzio
Per rimanere aggiornati su:
Il Sentiero contemplativoCerchio Ifior


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17 commenti su “Il Sentiero contemplativo: origine ed evoluzione”

  1. Grazie Roberto,
    avevo già preso in considerazione l’intensivo di novembre 2021, ma non credo di essere
    pronta a così tanto Zazen mattutino.
    Ci sono altri modi attualmente per partecipare al cammino, oltre che questo blog?

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    • A Roberta
      A novembre teniamo un intensivo particolare, un Forum sul tema Essere/Divenire (ha meno zazen), ed ha un percorso preparatorio che abbiamo iniziato 20gg. fa. Verosimilmente si terrà ogni anno, sempre a novembre, con una preparazione da agosto in poi. Sarà però sempre sull’argomento Essere/Divenire, tema molto vasto con tante sfumature. Se ti interessa cercami su 3311055685, telefono o Whatsapp.

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  2. La storia del Sentiero mi interessa molto e la leggerò con calma una volta stampata. Grazie a Mariela che l’ha richiesta e grazie a Roberto che, come sempre, ha risposto nel suo bel modo chiaro che apprezzo tanto.
    Da tempo non vi frequento, ma seguo qua e leggo e cerco di praticare.
    Le vicende della vita mi appaiono sotto luci diverse grazie a ciò che ho appreso con voi, il mio secchio pieno mi da un gran fastidio e cerco di tenerlo abbastanza vuoto…!.

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  3. La prima lettura del post mi ha travolto come un’onda talmente forte che a seguire sono caduta in un sonno ristoratore. La seconda lettura mi ha consentito di decodificare con la mente e capire il punto centrale relativo alla sorgente connessa al sentire di coscienza. Lo rileggerò ancora per capire meglio il percorso “, la storia del sentiero che ha elementi induttivi come lo zazen e deduttivi come lo studio della teoria “umano mediata” e “entità mediata”. Chiaro il concetto di officina, in fondo tutta la vita lo è, un officina fatta di prove ed errori dove l’umano impara facendo.

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  4. Leggendo l’ origine e l’ evoluzione del sentiero, mi commuovo.
    Immenso l’ impegno ,la dedizione e anche la pazienza del suo fondatore.
    Ci ha teso la mano ……. suii’ evidente ,
    sull’ essenziale .Profonda gratitudine.

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  5. Profondo rispetto sorge nel leggere la storia del sentiero.
    Essa sottende la manifestazione di un”individualita’ che attraverso il libero fluire di sé ha dato e continua a dare espressività alla sua essenza.

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  6. Ringrazio Mariela per aver rivolto la domanda e, Roberto per aver risposto.
    Pur avendo seguito e vissuto, in maniera discontinua per I primi anni, la storia del Sentiero, rileggere tutte le tappe di quello che è stato il percorso del suo fondatore, si evidenzia ancor di più, la dedizione, l’impegno, la coerenza, di perseguire ciò che premeva dal profondo.
    Una voce che per noi, attratti da quel Sentire, certo non è sempre così limpida e cristallina.
    Immersi nelle officine familiari e di lavoro, nelle dinamiche del divenire, abbiamo avuto nel Sentiero la possibilità di attingere ad una Sorgente che ha rafforzato, corretto, indicato la Via.
    Un lavoro che non finisce mai. Tolte le pretese di arrivare chissà a quale grado di evoluzione, rimane la quiete di chi nel quotidiano cerca di incarnare le comprensioni raggiunte.

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  7. Letto con attenzione e interesse ; è evidente la conoscenza e la pratica di livello molto diverso dalle esperienze da me attraversate. Dato che il
    ” messaggio rivolto non a chi inizia la sua formazione spirituale ma a chi la perfeziona” , credo non rivolto a me….sarebbe come essere un alunno delle elementari catapultato all’università. È stato comunque interessante incontrarvi.
    Un saluto a tutti.

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    • Grazie a te, Lorella. Il tuo ritiro dal Forum ci coglie di sorpresa non avendo avuto la possibilità di discuterne, ma se questo è il tuo bene noi possiamo solo abbracciarti e augurarti il meglio. Ciao.

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  8. Islanda, una giornata di sole, senza vento. È rara una giornata così a queste latitudini. Contornata da panorami che non hanno bisogno di parole; leggo questo scritto e mi commuovo. Questo scritto è arrivato come un onda che spazza via tutto ciò che non serve per lasciare spazio a qualcosa che non si può descrivere.

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