Come è stato già detto, la via della Conoscenza nega quella vostra unitarietà fra pensieri, emozioni e azioni, in cui contrapponete il concetto di contraddizione a quello di ordine o di armonia, e vi dice che siete solo un insieme casuale di stati di pensiero, di azione e di emozione, che arrivano e vanno.
Gli stati non sono né belli e né brutti, né giusti e né ingiusti, né utili e né modificabili. Anche le sollecitazioni portate dalla vita non sono da modificare o da riordinare: non sono lì per voi, ma semplicemente sorgono e sollecitano.
E subito domandate: “Chi sollecitano?”. Chiunque incontrino, indifferentemente. Eppure voi, incontrandole, sentite il bisogno di affermare voi stessi, vi sentite chiamati in campo e giudicate o etichettate ciò che non vi riguarda.
L’uomo può arrivare a dubitare delle connessioni che opera per raggiungere un’armonia interiore e per progredire spiritualmente. Il dubbio si insinua anche nel principio di causa-effetto, non quello rivolto alla concretezza del quotidiano, ma quello utilizzato per viversi come un’individualità in armonia con il proprio fine evolutivo.
Il dubbio, quando inizia a riproporsi, apre piccole sensazioni di vuoto dentro l’uomo, che in quei momenti si sente sballottato dentro un susseguirsi di stati indifferenziati e non controllabili, che lui etichetta come caos: un disordine da riordinare e da ricondurre al principio di causa-effetto, perché non sa comprendere l’ordine profondo che c’è in quella forza.
Stati dopo stati, oppure forza che spinge gli stati, oppure non finalità ma casualità e ordine sottostante la casualità. Sono tutte frasi per spiegare l’inspiegabile; di esse l’umano fraintende sistematicamente il significato. Vanno unicamente riconosciuti i limiti che le parole sempre presentano.
In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.
Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.
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Il Sentiero contemplativo, Cerchio Ifior
Lasciarsi attraversare, non trattenere.
Nulla ci appartiene.
Il dubbio: una continua apertura verso il nuovo, verso altro da sé.
Continuamente il tempio cade e una nuova edificazione si presenta
… “siete solo un insieme casuale di stati di pensiero, di azione e di emozione, che arrivano e vanno.”…
Spero un giorno potermi definire così!
Nei momenti di vuoto si avverte quella
forza travolgente, fa tremare e commuovere.
Imparare a riconoscersi come un insieme casuale di pensieri azioni e fatti annulla il concetto di io e aiuta a far vuoto di sé.
Quante volte al giorno me lo scordo!?
stare nella manifestazione di quello stato…
senza trattenerlo ma semplicemente lasciarlo andare nella sua impermanenza
accogliere il caos radicati nella Fiducia e nell’Accoglienza mentre l’identità è strumento al servizio. Sia fatta la Tua non la mia Volontà.
Essere “un insieme casuale di stati di pensiero, di emozioni e di azioni che arrivano e vanno”.
Ancora più fondamentalmente semplicemente “Essere”, “Stare”. Nella marginalità di sé e nella dimenticanza di sé sorge quell’Essere come una forza che si manifesta come Amore.