Nella via della Conoscenza, viene chiamata sollecitazione il semplice presentarsi di un fatto in sé: un evento naturale, una situazione di vita quotidiana o un’azione messa in campo dall’alterità. Sono tutti accadimenti che ognuno di voi interpreta, filtrandoli attraverso il proprio sistema d’ordine precostituito. Però la sollecitazione è neutra, né ‘positiva’ e né ‘negativa’, è ciò che è.
Se ci pensate, uno stesso accadimento – ad esempio un episodio doloroso – può essere vissuto in maniera diversa: per qualcuno il dolore sarà reputato come funzionale a una trasformazione interiore, mentre per un altro verrà letto come elemento ingiusto e distruttivo. Eppure a quell’accadimento non appartiene né l’una, né l’altra etichetta, ma è semplicemente un fatto in sé.
Quello che lo rende ‘problematico’ agli occhi di qualcuno, oppure strumento di profonda riflessione per un altro, è il modo in cui lo si legge alla luce di un certo ordine che ci si è dati, cioè di un certo schema di giudizi, di necessità, di preferenze e di priorità, oppure di segnale di allerta per le difficoltà che presenta, ma anche di un certo modo di considerare i fatti rispetto a quelle preferenze, a quelle priorità oppure ai timori che quei fatti provocano nell’uomo.
Abbiamo visto come un sistema d’ordine venga considerato un’indispensabile difesa rispetto al naturale sballottamento a opera degli eventi che si presentano, avendolo voi creato con il compito di filtrare le sollecitazioni che possono apparire ‘pericolose’, o quanto meno di leggere quelle stesse nel modo meno ‘problematico’ possibile e assecondando sempre la pretesa di ridurre a voi ogni fatto che incontrate, nel senso di potervene servire.
Voi siete costantemente impegnati a ritradurre oppure ad addomesticare i fatti, cioè li adattate al mondo ‘per voi’ e li interpretate attraverso le vostre etichette e i vostri giudizi per farli diventare adeguati al sistema d’ordine dietro il quale vi difendete dal non-noto, o imprevisto, o non gradito.
Il vostro sforzo è di rendere ciò che incontrate funzionale al mantenimento e al proseguimento del vostro ‘io’, anche se a volte non potete che adattarvi; a quel punto modificate i filtri del vostro sistema d’ordine allo scopo di preservare la vostra identità.
Questo perché un qualunque fatto o un comportamento altrui può tradursi in una sollecitazione che vi mette in allerta perché non siete in grado di evitarla, nemmeno di accantonarla e neanche di addomesticarla, e perciò produce un impatto che disarticola la struttura portante del vostro sistema d’ordine nel suo punto fragile.
In quel momento voi non riuscite più a dare un’interpretazione, che vi sia funzionale, di ciò che accade, ma nemmeno a recuperarlo attraverso un riadattarvi, poiché vi trovate di fronte a qualcosa che è irriducibile a qualunque vostro tentativo di assorbimento o di riadattamento.
Il sistema d’ordine vi pone in un rapporto il più possibile controllato con ciò che vi circonda, ma soprattutto con gli altri esseri umani: voi e i loro comportamenti, voi e le loro intenzioni, voi e le loro emozioni, voi e tutto quello che, nel corso del tempo, l’umanità si è data, ovverosia leggi, vincoli, norme e procedure che servono a regolare il vivere sociale.
Questo perché per voi nessuna sollecitazione è mai neutra, ma sempre interpretabile in base alla possibilità di farla rientrare nel vostro concetto di ‘ordine’, oppure di riadattare parzialmente il vostro sistema d’ordine a quella sollecitazione, o magari di evitarla proprio, o almeno di ridurla nelle potenzialità dirompenti che temete, perché la contrapponete al vostro schema interpretativo e alla visione che avete del mondo, che formano ambedue la struttura del sistema d’ordine che avete creato.
Perché, un sistema d’ordine implica un proprio modo di stare nella vita, attraverso degli strumenti, un modo di interpretare ciò che accade e anche un modo di interpretare l’agire, le emozioni e i pensieri espressi dall’altro, sottintesi oppure ipotizzati.
Fonte: La via della Conoscenza, “Ciò che la mente ci nasconde“, Gratuità, pp. 52-53.
In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.
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