Il non omologato dalla mente diviene il ‘diverso’ [56G]

Fino a quando una sollecitazione viene letta come armonica, o appena un po’ disarmonica rispetto al proprio modo di intendere i fatti, nell’uomo non si creano difficoltà; anzi, normalmente viene vissuta come una conferma che rafforza il sistema d’ordine che lui si è dato.

Nel momento in cui, però, una sollecitazione mette in crisi i pilastri fondamentali della sua visione del mondo e del modo con cui l’uomo concepisce se stesso rispetto agli altri, oppure dello schema delle sue preferenze, o del modo con cui lui interpreta le regole del vivere sociale – regole che sono concepite per fondare, intrecciare e mantenere le relazioni fra sé e gli altri – allora, quello che prima riteneva un fatto di possibile integrazione nel suo ordine diventa invece un elemento di disordine o di crisi, quindi un elemento che può distruggere o comunque minacciare il suo sistema d’ordine. A quel punto viene definito non armonico, non adattabile e non usufruibile. In poche parole – attenti! – diventa il ‘diverso’.

Voi vedete spesso le sollecitazioni come il presentarsi del ‘diverso’ nel mondo ‘per voi’, e ve ne difendete perché il ‘diverso’ è in opposizione ai vostri valori di amore, di correttezza, di senso dell’esistenza, cioè a tutti quei significati sottesi al vostro concetto di ‘giusto’, e quindi le affrontate con la medesima irriducibilità che applicate al caos.

Quando poi il sistema d’ordine diventa molto rigido, cioè ben consolidato, capita frequentemente che voi leggiate contrasti al vostro ordine dove ci sono solo sollecitazioni che un tempo avreste accolto, perché un ordine rigido si offre a continui attacchi.

Stabilire un ordine significa selezionare ciò che si presenta ed emettere etichette e giudizi, indipendentemente che lo leggiate come sollecitazione compatibile col vostro ordine, o che lo trasformiate nel ‘diverso’, cioè in una minaccia da espellere.
Selezionare ordine oppure caos in ciò che accade vi fa costruire continue contrapposizioni a ciò che è indifferenziato, e questo vi allontana dal mondo in sé, facendo primeggiare la visione ‘per voi’, cioè un mondo in cui ‘deve’ prevalere la vostra mente con le sue strutture e i suoi processi.

Secondo voi è la creazione di un ordine a difendervi dallo sballottamento, e vi impegnate a riordinare il caos perché vi dite che è quello che lo alimenta. Quindi vi immaginate che, aumentando l’ordine, possiate ridurre il caos e che, invece, con l’aumentare del caos il vostro ordine si trovi sotto minaccia.

In realtà, è ponendo i due termini in opposizione che si alimentano reciprocamente dentro di voi e che prendono forza e importanza, e questo aumenta il naturale sballottamento.
Però voi, invece che dubitare della vostra mente e dei suoi processi, continuate ad affidarle il compito di ridurre il caos e di riportare ordine, inconsapevoli che questo suo processo non modifica mai i fatti che accadono, ma si articola soltanto al vostro interno.

In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.

Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
Download libro, formato A4, 95 pag. Pdf
Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.

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6 commenti su “Il non omologato dalla mente diviene il ‘diverso’ [56G]”

  1. Se c’è un bisogno dell’umano ad organizzare, parametrizare, etichettare i fatti, per tentare di gestirli, la vita presenta di pari passo, fatti che mettono in scacco la mente e tutta l’impalcatura.
    Credo che ognuno di noi, non possa prescindere da questa dicotomia.
    La differenza sta nel rendere fluida la danza tra la pretesa di gestire i fatti e l’accettazione che Tutto È. Dove accettazione significa affidarsi, lasciarsi attraversare senza porre resistenze.
    La rigidità di contro, accentua la divisione, il sentirsi frammentati.

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  2. la nostra mente è uno strumento formidabile per controllare e avere la sensazione di controllo sugli avvenimenti…ben venga..

    L’importarte è non abusare di questo formidabile strumento

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  3. Il problema non nasce dall’averecun metro di misura per stare davanti ai fatti che accadono, ma dalla rigidità con cui lo applichiamo, dall’attribuirgli un valore assoluto, dall’incapacità di modificarlo, dalla presunta coerenza.

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  4. È così.
    Possiamo constatarlo tutti i giorni, anche nel clima sociale di questo periodo, che ciò che la mente non riesce ad omologare, a rendere compatibile con le sue consolidate credenze, viene etichettato come diverso e dunque allontanato, respinto.

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