Come avviene la creazione da parte del sentire [realtà1]

Cerchio Firenze 77, Il libro di Francois, Edizione Mediterranee, pp. 207-209.

Il tuo essere e il tuo mondo si identificano, e questa è la realtà più giusta, pur non essendo ancora la realtà vera.

Ma questa identificazione è una realtà più prossima a quella vera rispetto alla realtà che l’uomo osserva e desume dalle sue osservazioni, e secondo la quale esiste un mondo oggettivo – di cui lui vede una parte – e indipendente da coloro che lo osservano.


Questo è il concetto che l’uomo ha della realtà: un concetto suffragato dalle sue osservazioni.
Per esempio, se io sposto fisicamente un oggetto, questo oggetto è visto spostato dagli altri e ciò mi dà la misura di come esso esista indipendentemente da me che Io osservo, proprio in quanto è visto anche da altri.

C’è poi un altro errore: se io posso fotografare un oggetto, quell’oggetto fotografato non esiste solo per coloro che hanno gli occhi, ma esiste anche per le macchine che hanno dei sensori simili in qualche modo agli occhi, che ne sono il prolungamento. L’uomo è quindi, in base a questi ragionamenti, legittimato ad avere un tale concetto della realtà. Però questi ragionamenti, se si va in profondità, si scopre che sono si logici, ma partono da presupposti errati, e quindi errata è anche la conclusione.

Infatti, anziché pensare che l’ambiente che si crede oggettivo lo sia perché cosi è visto da tutti, si può pensare che così è visto da tutti perché tutti hanno gli stessi sensi, gli stessi percettori, gli stessi sensori. Si può supporre allora che la realtà sia ben diversa e che appaia in un certo modo oggettiva a tutti coloro che hanno gli stessi mezzi di indagine di quella realtà.

Non solo: il fatto che questa realtà sia sondabile, fotografabile da certe macchine create dall’uomo, non significa ancora che sia oggettiva, perché queste macchine sono state create a immagine e somiglianza dei sensi e per i sensi dell’uomo, e quindi non traggono dall’errore, chiamiamolo cosi, di percezione che i sensi creano.

Allora, possiamo solo rifarci al ragionamento, al concetto astratto, e ipotizzare una realtà; poi vedere se con la logica è possibile e in qualche maniera sostenibile questo concetto, cioè che la realtà sia ben diversa da quella che si concepisce affidandosi unicamente ai sensi del corpo fisico; e vedere se è possibile, secondo questo concetto, che la realtà ci appaia come ci appare solo e perché abbiamo un certo tipo di sensi; mentre, se avessimo un altro tipo di sensi, o altri sensi in aggiunta a quelli di cui il nostro corpo fisico è dotato, la realtà assumerebbe un aspetto del tutto diverso, un aspetto talmente diverso che sarebbe irriconoscibile a quelli stessi che sono abituati a osservarla con i cinque sensi del corpo fisico.

Questo può far ragionevolmente accettare che la realtà oggettiva non sia come l’uomo crede, ma sia veramente molto diversa.

Allora, quando si dice che è il tuo sentire a creare l’ambiente, grazie alle limitazioni costituite dai cinque sensi, dobbiamo fare una piccola precisazione: diciamo che il tuo stato di coscienza, chiamiamolo fondamentale, ti fa appartenere a una specie, la specie umana, e quindi ti fa avere un certo corpo, il quale ha certi sensi, e avere certi sensi significa creare, vedere, percepire un certo ambiente, analogo, molto simile, per tutti coloro che hanno gli stessi sensi.

Ma se anziché avere un tipo di coscienza, basilare, di specie umana, tu lo avessi invece, che so, simile a quella animale o vegetale, con sensi diversi, la realtà che percepiresti sarebbe ben diversa da quella umana.

Nello stesso ambito della realtà umana, del mondo che tu percepisci, c’è una visione di base comune a tutti gli uomini, al santo come al selvaggio, a tutti gli uomini compresi tra il selvaggio (l’uomo primitivo in senso spirituale) e il santo (l’essere molto evoluto spiritualmente).

Tutti gli uomini che sono compresi entro questa gamma vedono lo stesso ambiente di base, salvo poi introdurre tutte quelle varianti che sono proprie del grado di sentire di ciascuno. Perché il santo, ovviamente, rappresenta un grado di sentire di tipo umano, o di specie umana, ben differente dal grado di sentire del selvaggio, il quale è sempre di specie umana, ma diverso proprio individualmente come ampiezza di sentire.

Allora, se si raffronta il sentire che crea il mondo del selvaggio al sentire che crea il mondo del santo, si trova lo stesso ambiente fisico perché entrambi hanno i cinque sensi analoghi; però, in questo ambiente di base simile, sono dall’uno e dall’altro introdotte tutte quelle varianti proprie del sentire di coscienza diverso che essi hanno.

Si può obbiettare che non è esatto dire che è il sentire a creare, a enucleare un ambiente: purtroppo, però, sono concetti che si possono esprimere malamente con parole umane.
Enucleare non è esatto, in quanto sembrerebbe che l’ambiente esistesse oggettivamente insieme a tanti altri ambienti, e che i sensi tirassero fuori solo quello e non facessero vedere gli altri;

mentre non è cosi, perché la sostanza che cade sotto i sensi dell’uomo in se stessa è sostanza divina indiversificata, omogenea, che non ha oggettivamente nessuna forma, ma acquista forma sotto l’osservazione dei sensi. Semmai, è un enucleare una parte di questa sostanza, la quale, proprio perché «parte», assume delle forme, le forme del piano fisico che vi sono ben note, con tutte le leggi, tutti gli attributi che sono studiati dalla fisica, dalla chimica, dalle scienze naturali e così via.

E se non è esatto il termine «enucleare», non Io è neppure il termine «creare», perché in effetti non è una creazione dal nulla, è vero? Ma nel parlarvi noi dobbiamo servirci di questi simboli umani che sono le parole, e sta poi a voi cercare di andare oltre il significato delle parole, dei termini, per capire il concetto. Certo non è facile, ma noi confidiamo nella vostra buona volontà.

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4 commenti su “Come avviene la creazione da parte del sentire [realtà1]”

  1. Mi soffermo sulla questione terminologica. “Creare”, “enucleare”.
    Se non sbaglio, sempre il CF, parla di “selezionare”, “estrarre” da parte della coscienza le scene che sono già “divenute” nell’Eterno Presente.
    Immagino che quel “creare” e”enucleare” siano strettamente connessi alle azioni di “selezionare” ed “estrarre”.

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  2. Pur ribadendo la difficoltà di usare un linguaggio umano, si comprende ciò che descrive.
    L’unico indizio che ci permette di andare oltre la decodifica dei sensi è il dubbio che la rappresentazione che noi vediamo sia il reale.

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  3. I concetti esposti sono chiari.
    Esiste solo una sostanza divina indifferenziata a cui i sensi umani sanno le forme che noi conosciamo.
    Gli stessi sensi formano una realtà visibile allo stesso modo a tutti.
    Con sensi diversi vedremmo cose diverse.
    Pensiamo ai cani che non percepiscono i colori come li percepiamo noi, o a tutti gli animali che comunicano e si orientano con sensori e linguaggi assolutamente diversi dai nostri.

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  4. Mi pare molto chiaro.
    Un tempo credevo che tutti sentissimo uguale oggi ho evidenza che non è così.
    E che il sentire non è sempre lo stesso anche se generato da me.

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