L’altro: un’immagine costruita dalla mente 1 (CF77) [realtà13.1]

FRANÇOIS — Degli altri voi non vedete la realtà del loro essere, ma vedete quello che appare. Ciò significa che vedete, al massimo, quello che gli altri mostrano di sé. Non solo, ma anche l’immagine che gli altri danno di se stessi può essere da voi distorta, può essere esaltata o peggiorata.

Cosi che quando vi innamorate di qualcuno, vi innamorate di una immagine. Chissà se il vostro innamoramento potrebbe persistere se di chi amate conosceste non l’immagine, ma la realtà.

DALI — Il fatto che gli altri vi mostrano solo un’immagine, e non la realtà, è talmente vero che si può dire sia una pura coincidenza che, talvolta, le intenzioni degli altri corrispondano alle intenzioni che voi credete che gli altri abbiano. Il più delle volte, invece, voi attribuite agli altri intenzioni che gli altri non hanno; oppure non vedete le loro vere intenzioni e su quello che voi pensate che gli altri siano, sull’immagine che di essi vi siete fatti, costruite la vostra relazione con loro, il vostro mondo. Non crediate che quello che io dico si riferisca a casi o persone limite: è cosa di tutti e di tutti i giorni.

KEMPIS — Quindi, gli altri non sono importanti per voi a condizione che riusciate a cogliere la loro vera realtà, il loro vero essere; ma sono importanti per le reazioni che in voi riescono a suscitare; e le suscitano solo se voi siete sensibili a quegli stimoli che essi volontariamente o involontariamente vi inviano.

DALI — Perciò gli altri sono per voi come una sorta di specchio; essi possono su voi solo ciò che voi permettete che possano. Ma non “permettere” nel senso di “concedere”, cioè come colui che ha un’autorità e che accondiscende a qualche richiesta; ma “permettere” nel senso di lasciare che gli altri abbiano presa su voi, essere in loro balia; che poi, invece, è spesso essere in balia della propria immaginazione e della propria debolezza.

KEMPIS — Gli altri, per voi, non sono tanto creature reali quanto immagini costruite dalla vostra mente, spesso animate dalla vostra immaginazione. Ma sono proprio quelle immagini e proprio quel processo che le crea, che fa si ch’esse meglio si adattino ai vostri bisogni evolutivi, che rende le relazioni degli uomini altamente produttive ai fini della maturazione della coscienza individuale.

DALI — Colui che è permaloso e che deve superare il suo orgoglio, per esempio, vede l’offesa personale anche dove non c’è. Pensa che gli altri lo vogliano offendere anche quando gli altri non hanno una tale intenzione.

KEMPIS — Questo è un modo di rendere massimamente produttive di stimoli le relazioni, e ciò col minimo impiego di cause. E questo risparmio è giustificato dal fatto che sarebbe assai difficile che gli altri avessero la volontà continua di offendere una persona e, al tempo stesso, continuare una forma di rapporto, di contatto con quella. Paradossalmente sarebbe necessario, per tutto ciò, una forma di altruismo tale da spingerli a vivere solo per quella persona. Per l’uomo, in sostanza, più sovente accade che sia l’illusione, non la realtà, a produrre fermento evolutivo.

DALI — Questo appare più evidente nel piano astrale dove certi abitatori credono di essere in contatto con una persona e invece, in realtà, soggiacciono alla legge astrale che rende concreta e di fronte a se stessi vivente e palpitante la propria immaginazione.
Fatto analogo accade anche nel piano fisico, con la sola differenza che nel piano fisico l’immagine è costruita da un supporto, perché tale in fondo è per l’osservatore la realtà dell’osservato, e quindi in un certo senso, in qualche modo, a quel supporto l’immagine risulta legata; mentre sul piano astrale il desiderio e l’immaginazione hanno campo libero.

KEMPIS — Il fatto che nel piano astrale taluni vivano una realtà onirica può sembrare strano; e può sembrarlo se non si tiene presente che quello che importa per ognuno, in qualunque mondo si trovi, non è quello che accade nel mondo esterno ma quello che, di quel mondo, si riflette in lui. Il mondo esterno è importante per ogni essere solo in funzione dell’apporto che reca al mondo interiore; ed è nella stessa misura dell’apporto recato che è suo mondo, che entra a far parte del mondo dell’individuo.

DALI — Fra un impostore che si fingesse maestro e, parIandovi, riuscisse a toccare il vostro intimo in modo costruttivo, e un vero Maestro che rimanesse per voi un estraneo, sarebbe molto più utile l’impostore del Maestro. Naturalmente questo è un paradosso che nella realtà non si riscontra, tuttavia illustra bene il concetto che stiamo esponendovi.

KEMPIS — Sicché nel piano astrale, o in quello fisico, o in quello mentale, insomma nei mondi della percezione, lo scopo di ogni situazione, di ogni avvenimento, è quello di giungere a far vibrare, a toccare l’intimo di ogni individuo.
Che l’intimo sia toccato da un avvenimento per cosi dire reale, o da uno immaginario, non fa alcuna differenza.
Se l’individuo è toccato da una determinata esperienza gioiosa lo è tanto che l’esperienza sia realmente accaduta, quanto che sia creduta tale. L’esperienza è reale non quando, secondo il vostro modo di vedere, accade realmente, ma solo quando giunge realmente a toccare l’intimo dello sperimentatore.

TERESA — Supponiamo, per un momento, che Cristo non sia esistito. Diventerebbe forse meno vero tutto quello che nel Suo nome gli uomini hanno fatto di bene e di male?, quello che hanno sofferto e la gioia e la consolazione che dalla Sua figura hanno ottenuto? Il vero Cristo, nel senso di più importante, più significativo, è quello che gli uomini hanno immaginato, non quello che è esistito.

Fonte: Cerchio Firenze 77, La fonte preziosa, Edizioni mediterranee.

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5 commenti su “L’altro: un’immagine costruita dalla mente 1 (CF77) [realtà13.1]”

  1. “Per l’uomo, in sostanza, più sovente accade che sia l’illusione, non la realtà, a produrre fermento evolutivo”.

    Siamo sempre e troppo preoccupati a stabilire se questo o quello è “vero”, “autentico”: vero è tutto ciò che sentiamo e che la coscienza ci presenta come scena.

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  2. Insomma, facciamo tutto da soli!

    Da soli intendo secondo le necessità evolutive di ognuno che “sensibilizzano” quei nervi scoperti che richiedono levigatura

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  3. “L’esperienza è reale non quando, secondo il vostro modo di vedere, accade realmente, ma solo quando giunge realmente a toccare l’intimo dello sperimentatore.”

    Questa frase mi colpisce particolarmente, come dire: non necessariamente è nella relazione con l’altro che evolviamo (pur rimanendo forse lo strumento principi), ma in tutte le situazioni in cui qualcosa riesce a toccare il nostro intimo. Questo apre delle prospettive su cui non avevo mai veramente riflettuto.

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  4. sarebbe bello vivere esperienze fantastiche nel piano astrale…

    spero che dopo la morte entrerò in quel mondo per fare le esperienze che nella terra non sono riuscito a fare…

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