Il fatto di considerare l’azione dell’altro come parte integrante dell’azione da voi compiuta, a voi sembra una provocazione, anche se vi incuriosisce. Partendo dal fatto che nell’azione del dono c’è endemicamente presente l’azione dell’altro, allora – domanda – il dono è vostro, è suo, oppure è di entrambi?
Stiamo ribadendo che, nel farsi del vostro dono, c’è comunque l’incontro con l’altro, altrimenti non possiamo parlare di una relazione, e che quindi è imprescindibile tenere conto dell’azione svolta dall’altro, che modifica l’azione compiuta da voi.
E, quindi, ritorna la domanda: il dono è vostro, dell’altro, oppure di entrambi? Cioè pensate che il dono sia il risultato dell’agire vostro e altrui, oppure è il risultato unicamente dell’azione da voi compiuta che si adatta all’altro? Sono due visioni ben differenti, e stiamo solo parlando di come voi vedete l’azione-dono, non ancora dei pensieri che ciascuno dei due agenti sovrappone all’azione nel suo farsi. Poi, certo, c’è tutto il discorso sui pensieri, tutto il discorso su quello che voi desiderate o vi aspettate e anche quello sulle finalità, ma per il momento non li affrontiamo.
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Siamo arrivati a concordare che l’azione del dono, nel suo farsi, incontra sempre l’imprevedibilità altrui, che è parte connaturata del suo costituirsi, a meno che voi non controlliate così tanto l’altro da renderlo prevedibile o assoggettabile, ma allora non siamo più nel campo del dono.
Quindi, prendendo in considerazione solo l’azione, di chi è quel dono? Nel dono l’azione da voi compiuta incontra endemicamente, e parzialmente ingloba, l’azione da parte dell’altro – o comunque si rimodula attraverso di essa – e perciò quel che ne esce non è più solo l’azione da voi compiuta e nemmeno solo quella compiuta dall’altro.
Siamo di fronte all’endemica coniugazione e alla inscindibilità dell’azione-dono con l’azione-reazione da parte dell’altro.
Sì, il dono è proprio questo: è l’inscindibilità dell’azione da parte dell’uno e dell’azione da parte dell’altro, perché, indifferentemente da come sono, le due azioni si coniugano endemicamente assieme nel farsi del dono.
Il dono, quindi, non è solo ascrivibile all’azione da voi pensata e poi compiuta, e nemmeno solo all’azione di risposta dell’altro, ma si compie nell’atto di legarsi endemicamente l’una con l’altra. Quindi, ogni azione-dono è comunque caratterizzata dall’imprevisto che è presente sia nell’azione compiuta da voi, perché a volte anche voi modificate l’agire, divenendo imprevedibili, e sia dall’imprevedibilità dell’azione dell’altro.
Ne consegue che l’amore-dono si costituisce come una frattura di non continuità tra il dono pensato e quello che si realizza nel farsi dell’azione, perché l’amore pensato mai incontra l’altro, ma solo una previsione creata nei pensieri, mentre è nel farsi dell’azione-dono che, per forza di cose, voi incontrate concretamente l’altro. Ecco perché un dono costituisce voi e costituisce l’altro in modo interrelato, ed ecco perché l’offerta da parte vostra, che prende forma, è la non scindibilità con l’azione dell’altro.
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In merito alla via della Conoscenza: quel che le voci dell’Oltre ci hanno portato non sono degli insegnamenti, non sono nuovi contenuti per le nostre menti, non sono concettualizzazioni da afferrare e utilizzare nel cammino interiore. Sono paradossi, sono provocazioni o sono fascinazioni, comunque sono negazioni dei nostri processi conoscitivi e concettuali.
Non hanno alcuno scopo: né di modificarci e né di farci evolvere. Creano semplicemente dei piccoli vuoti dentro il pieno della nostra mente. Ed è lì che la vita parla.
Per qualsiasi informazione e supporto potete scrivere ai curatori del libro: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com
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Indice dei post estratti dal libro e pubblicati
Abbreviazioni: [P]=Prefazione. [V]=Vita. [G]=Gratuità. [A]=Amore.
Le varie facilitazioni di lettura: grassetto, citazione, divisione in brevi paragrafi sono opera del redattore: i corsivi sono invece presenti anche nell’originale.
Troppo filosofico per me questo testo. Mi pare che tutto si possa tradurre con l’espressione ” Tutto È Uno.”
Nonostante le varie riletture non trovo semplice questa parte della VDC, eppure in questo passaggio pare aprirsi uno spiraglio:
“… l’amore-dono si costituisce come una frattura di non continuità tra il dono pensato e quello che si realizza nel farsi dell’azione, perché l’amore pensato mai incontra l’altro…”
“Endemica coniugazione e alla inscindibilità dell’azione-dono con l’azione-reazione da parte dell’altro”.
Capita quando si è “attraversati” dall’esperienza dell’Essere-Amore che necessariamente l’azione segue una reazione dell’altro.
Forse il segno dell’endemica congiunzione e dell’inscindibilità dei partecipanti…