(Download per la stampa) “Che cosa mai può dirvi questo vento, che se ne sta andando, riguardo a Colui che non porta nome, a Colui che non è definibile, a Colui che non è marchiabile, a Colui che non è un Colui? Poiché nulla si può dire di quell’Essenza che sentite sgusciare via da tutte le parti, nel momento in cui la vostra mente pretende di arpionarlo.
“Che cosa mai può dire questa voce, se non che può quasi sembrare stordita da quello che è l’incanto che nasce da ogni semplice, piccolo attimo?
Ed è qui fra voi a benedire ogni vostro atto, ogni pensiero, ogni emozione, persino quelli che voi vituperate.
Ed è qui a benedirli semplicemente perché essi esprimono l’essenzialità che è la vita, quell’essenzialità che è lo scorrere della vita non dipinto dalla vostra mente.
E parlando di Colui che è al di là della vita che scorre nel divenire, che cosa può mai raccontare questa voce sulla realtà di un Divino che mai volge il suo sguardo al relativo? Nulla, soltanto tacere, oppure narrare brevemente dell’aspetto di un Divino letto attraverso l’angolatura del relativo, tenendo conto, però, che qualunque definizione non può mai dare consistenza al Divino.
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“E che cos’è, allora, il Divino, se non è possibile abbozzare nemmeno una piccola consistenza?
È l’inconsistenza.
È sorprendente poter dire che il Divino, se visto dall’angolatura del relativo, è soltanto inconsistenza e che tutto ciò che voi recitate sul Divino come attaccamento, come giustificazione al vostro esserci e come giustificazione alla vita da voi vissuta è pura approssimazione.
Ma non è approssimazione definirlo come esempio d’impermanenza.
Il Divino, visto nel relativo, è negazione della vostra mente ed è affermazione d’impermanenza, è affermazione d’inconsistenza, è affermazione di effimero, è affermazione di ciò che non potete afferrare e che vi mette in scacco.
Questo è il Divino, se letto dall’angolatura del relativo.
“Ma voi non riuscite a pensare che il Divino sia questo. E così continuate a non capire che il Divino, nel relativo, è semplicemente questo e che tutto ciò che voi potete scoprire del Divino è davvero questo.
Il Divino è impermanenza di tutto ciò che passa e va, poiché in esso c’è il Divino.
Solo in esso c’è il Divino, e non quando voi nella vostra mente lo bloccate, lo innalzate, lo consolidate e lo sostanziate.
“Il Divino è semplicemente quello scorrere che non ha motivazioni, quel mutare che non ha spiegazioni, quel non ancorarsi a niente e quel non sostenere niente, quel non proteggere niente, quel non coltivare niente, ma quell’essere semplicemente in ciò che scorre.
Lì sta la totale inesprimibilità del Divino nel relativo, perché lì non esiste alcuna mente a etichettare, alcuna mente a proporre, alcuna mente a disporre, alcuna mente a protestare o alcuna mente pronta all’esaltazione.
“È nell’impermanenza che si incontra il Divino, quell’impermanenza che mostra l’inconsistenza di tutto quello che voi sostenete, e solo lì si può comprendere quanto mistero sia quel Divino che voi riducete sempre a consistenza, ogni volta tradendolo, misconoscendolo e non riconoscendone il respiro che è il nascere e il morire di ogni attimo o di ogni palpito di ciò che esiste.
Ma questo palpito, che siete anche voi in qualunque maniera palpitiate e in qualsiasi atto compiate, appartiene all’ampio palpito della vita. E la vita non è altro che palpito del Divino nel momento in cui niente viene posseduto, stretto, accomodato o difeso da alcuno.
“Meraviglia è scoprire quanta pace possa nascere nell’accettare che è proprio nell’impermanenza l’immagine più completa del Divino agli occhi di un essere che vive nel relativo; un’impermanenza che porta allo stupore per tutto ciò che semplicemente accade, un’impermanenza che attrae lo sguardo verso l’inconsistenza di ciò che si presenta, che è sconfitta di tutto quello che si agita in voi ogni volta che volete possedere o governare qualcosa.
“E allora l’invito che qui nasce è di lasciar morire il desiderio di consistenza perché si mostri a voi l’impermanenza, che non è un valore contrapposto alla consistenza, ma è semplicemente l’esistenza, che vi è velata dalla vostra mente in questo piccolo aspetto di realtà che è il relativo.
Perché è lo scorrere del giorno dopo giorno, di tutti i fatti nel giorno dopo giorno e di tutte le angolature o varietà dei fatti nel giorno dopo giorno che parla del Divino: Colui che trascende regole e immagini che la mente umana continua a produrre, lasciando l’uomo sempre ignaro della propria natura profonda, che è l’essere lampo o flash che lo riconduce all’unica realtà che è lo scorrere indifferenziato della vita nell’inconsistenza.
“Eppure l’uomo continua ad identificare il Divino come colui che lo protegge, lo difende, lo culla o anche lo tradisce, ignorando come il Divino sia evanescenza che nega le costruzioni della vostra mente e che vi porta a scoprire giorno dopo giorno l’incanto di tutto ciò che è inconsistente, effimero e impermanente.
Voi tutti pensate che l’impermanenza parli dell’umano, e invece parla del Divino che è tutto ciò che c’è, poiché niente esiste davvero al di là del Divino.
“Nel relativo l’unica rappresentazione del Divino, quella che sconfigge le vostre menti e che vi apre al mistero insondabile dello scorrere della vita, è l’impermanenza, che non svela altro che impermanenza e che, svelandovi solo impermanenza, vi parla di ciò che viene continuamente velato dalla vostra mente, cioè la possibilità di stupirsi di ogni piccolezza, poiché tutto è piccolezza quando essa tace e poiché in ogni piccolezza c’è una forza che agisce secondo dettami a voi ignoti che mai potrete riconoscere finché sarete attratti dalla superficialità di ciò che vi raccontate della realtà.
“Il Divino è dentro la vita che continuamente parla di altro da voi, ed è un incanto che fa morire le parole perché svela il mistero insito nell’impermanenza; un mistero che è solamente da riconoscere nell’inafferrabilità della vita che scorre immotivatamente e indefinibilmente e che non può essere contenuto negli stretti parametri della vostra mente.
Ciò che questa voce vi sta narrando è la profondità dell’esistere che mai vi appare fino a quando lasciate trionfare la vostra mente attraverso quei lacci che restringono il Divino dentro le vostre etichette e i vostri bisogni. E poiché questa voce non può che usare parole per dialogare con voi, aggiungerò ora nuove parole e altri concetti per aprirvi un’insolita finestra sul Divino.
“Nel Divino voi collocate l’origine di ogni cosa, ma nel Divino c’è un’unica origine che è l’essere semplicemente nascita e morte di tutto ciò che vive nel relativo, che voi leggete come scomparsa, poiché ciò su cui puntare l’attenzione non è la nascita, ma è la morte che è la sola a parlarvi d’inconsistenza e di effimero, mentre la nascita vi parla di ciò che prende fiato e si conferma fino a quando non appare l’immagine della morte.
E perciò il tradimento di tutti i vostri concetti sta proprio nell’accostare il Divino alla morte, poiché è la morte che, sola, sa parlarvi d’impermanenza e di effimero. Il concetto di morte è potente in voi; quando si parla di vita, vi create l’immagine di consistenza, mentre se si parla di morte, si rafforza in voi l’immagine di effimero.
“Ma guardando al Divino dal relativo si impone questa semplice domanda: chi nasce e chi muore? Nessuno nasce, nessuno muore, perché voi non siete.
E chi c’è, allora? Semplicemente lo scorrere di nulla attraverso il nascere e il morire, perché c’è sia nascere che morire nel perpetuo celebrare l’impermanenza dell’esistere.
È quindi soltanto impermanenza tutto ciò che si presenta davanti ai vostri occhi, se considerata con un’unica, semplice chiave di lettura che narra della vita nel suo riproporsi ostinatamente attraverso un susseguirsi di nascita e di morte.
“E perciò il Divino, che è riconoscibile all’uomo attraverso la vita, va visto come Colui da cui si genera l’impermanenza nel relativo. Ma essendo il Divino l’unica realtà che esiste, in quanto voi non siete, è Colui che dichiara a voi la sua presenza attraverso la nascita e la morte, che sono i due aspetti che mostrano il palpito della vita, un palpito che vi fa scontrare con l’irriducibilità dell’inconsistenza e dell’impermanenza. Eppure anche queste parole sono solo pittura posta sul Divino che mai è limitabile attraverso parole, immagini e concetti.
“Però lasciate che questa voce ancora narri di quel mistero che voi chiamate Divino, che nel relativo si manifesta attraverso lo scorrere indifferenziato di tanti attimi o frammenti dell’impermanenza.
L’incontro con l’impermanenza vi mette di fronte alla scoperta di un divino mistero, e da lì scaturisce una pace che fa scivolare la mente umana nel silenzio.
Il mistero ha sede nell’incomprensibilità di ciò che è impermanente e offusca ogni tentativo dell’uomo di scoprirne la ragione; non c’è alcun motivo e non c’è niente che dia sostanza all’impermanenza. C’è soltanto impermanenza.
Questo è il commiato del Maestro della Via della conoscenza dall’insegnamento.
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Il Sentiero contemplativo, Cerchio Ifior
Da stampare nelle carni. Grazie.
Testo importante. Un passo dopo l’altro veniamo condotti alla completa destrutturazione.
Sembrava impossibile procedere senza appigli, eppure se mi guardo indietro, vedo quanto lavoro è stato fatto.
L’effimero e inconsistente, non è più qualcosa da cui rifuggire, ma stato d’Essere, ciò che ci àncora al Reale.
Gratitudine per chi mi sostiene in questo procedere verso l’impermanenza.
Piano piano il concetto di impermanenza avanza, il Divino si svela, entra nei gesti del quotidiano
“non c’è alcun motivo e non c’è niente che dia sostanza all’impermanenza. C’è soltanto impermanenza.”
E questo rende vana ogni ricerca?
No, certamente no!
È scoprire, comprendere, vivere queste parole che dà alla ricerca il suo valore.
l’impermanenza mette in scacco l’uomo perché li fa capire che non può controllare niente
Un vero e proprio manifesto che raggiunge la profondità in ogni singolo corpo e scuote, commuove…
In testo è da imprimere nel cuore.
La conferma autorevole di ciò che da tempo ci dice il B A.
Il divino si manifesta in ogni atto effimero ed inconsistente. Nel divenire Lo cogliamo nell’impermanenza.
Grazie Soggetto e grazie B A.
“L’incontro con l’impermanenza vi mette di fronte alla scoperta di un divino mistero, e da lì scaturisce una pace che fa scivolare la mente umana nel silenzio.”
Grazie, Grazie.