L’intenzione condizionata

Ero in treno diretto a Milano; nello scompartimento attiguo sento una donna che dice di venire dalla Grecia, ha bisogno di soldi ed è questa la ragione per cui passa di vagone in vagone. Prendo delle monetine e le preparo e, quando compare nel mio scomparto gliele do, senza che lei dica niente.
Apparentemente la scena è corretta, nella sostanza completamente sbagliata:
-la mia mente l’ha collocata nella casella delle tante che passano sui treni a chiedere un aiuto;
-non ho visto che forse c’era una specificità in quel caso e non poteva essere collocato nella casella di coloro a cui, per scelta e a priori, ho deciso di dare qualcosa;
-non le ho dato l’occasione di poter raccontare di sé.
In conclusione, non ho visto una persona ma una modalità: non ho avuto la capacità di essere attento e presente, di meravigliarmi per quell’attimo che accadeva, necessariamente diverso da tutti gli attimi mai vissuti.
Un vero asino ragliante.
In noi c’è sempre una sequenza che opera (ho raccontato questo fatto perché la esemplifica egregiamente):
-da un’intenzione, che ha un grado più o meno vasto di altruismo (che è mossa da un certo tasso d’amore, quello acquisito dal nostro sentire di coscienza),
-consegue un pensiero,
-che si porta appresso sensazioni ed emozioni in vario grado,
-e diventa azione e relazione.
Quando l’intenzione attraversa la mente viene contaminata, di necessità, da quelli che sono i contenuti e le strutture della mente stessa:
-nella mente si incontrano l’intenzione da un lato, e le informazioni, deduzioni, difese (strutture) acquisite nel tempo dall’altro;
-ciò che è uscito dalla coscienza come impulso A, attraversando la mente diviene B o C; questo è un processo inevitabile finché siamo dotati di un corpo mentale che è interfaccia, momento di incontro e di sintesi, tra informazioni di natura diversa.
Tutto il nostro lavoro di persone della via spirituale consiste nel vedere tutto questo, l’intenzione e il condizionamento, e lasciare andare entrambi: non lasciare soltanto il condizionamento ma anche l’intenzione, affinché possa sorgere uno stato successivo e più vasto, in cui ciò che accade, ciò che si manifesta, non deriva dalla nostra consapevolezza ma dal nostro essere scomparsi dalla scena.
Non noi mettiamo in atto quella scena, magari altruistica, ma la vita la compie e il nostro agire è solo un automatismo..

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1 commento su “L’intenzione condizionata”

  1. Lasciare andare l’intenzione…… L’intenzione dà una direzione, muove e fa muovere in una direzione. Io lascerei andare le aspettative di un risultato.E anche senza arrivare al risultato,l’essere disposti a vedere e percorrere altre direzioni rispetto a quella iniziale è mettersi a disposizione della vita…..Luciana

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