Le basi della Via della conoscenza. La vita arde e voi non la capite, la vita vi consuma, non perché divora i giorni e non perché divora i vostri pensieri, ma perché non vi lascia più spazio, perché vi mette con le spalle al muro e perché vi fa dire che anche oggi è passato.
Questa è la vita che arde e, se soltanto la ascoltate, vi strappa alla vostra mente e vi conduce dove tutto tace e c’è soltanto una voce che dice che ciò che basta è fermarsi.
Ma quella voce trova un immediato ostacolo nella vostra mente che controbatte che non bisogna fermarsi, ma bisogna procedere, bisogna costruire, bisogna cambiare, bisogna progredire!
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E così la vita mai vi parla veramente e così viene anchilosata e catalogata e frantumata dalla vostra mente e perciò viene spezzata nel suo continuo farsi e sfarsi e così mai voi cogliete l’elemento fondamentale, che non è ciò che voi costruite durante la vita e neanche ciò che demolite durante la vita, ma è la mancanza di ogni costruzione e di ogni demolizione: è lo scorrere di tutto ciò che ponete come costruzione e di ciò che ponete come superamento di quella costruzione. Sì, è solo lo scorrere di ogni cosa, compreso il vostro pensiero di costruire qualcosa.
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E poiché la vita non è soltanto ardere, ma è anche consumazione, ecco che ancora la mente blatera, dicendovi: “Non vedi come tutto va svanendo? Non vedi come tutto ti viene tolto di mano? Non vedi come tutto ti viene sottratto quando tu finalmente pensi di averlo afferrato? E allora muoviti, scuotiti, pianta radici, costruisci giorno dopo giorno il tuo futuro, predica la verità, cerca la verità, scontrati con chi nega la verità“.
E così dicendo la vostra mente mai coglie che la vita consuma ogni vostra speranza, ogni vostro desiderio e ogni vostra pretesa di essere al centro di chicchessia, poiché non c’è un centro che non venga eroso.
E allora, dell’individuo che bramava essere al centro, rimane la speranza che qualcosa ritorni come prima e rimane il desiderio che qualcosa si riproponga come prima. Ma la vita non vi lascia recuperare ciò che è stato, ed è solo la vostra mente che ve lo fa pensare, anche se poi ciò che riuscite a ottenere non è mai ciò che è stato.
La realtà è evanescente come l’attimo, e voi mai cogliete l’attimo perché non amate l’evanescenza, non amate la non corposità, non amate l’aleatorietà ma amate piantarvi, conficcarvi, aderire fino in fondo alle vostre verità e sacrificarvi per le vostre verità, o condurre ogni lotta possibile per quella che pensate sia la verità di quel momento.
Invece la vita conduce al naufragio di ogni vostra verità o di ogni affermazione di voi stessi e vi sottrae il terreno momento dopo momento, proprio quel terreno che voi amate, quel terreno che voi cercate, quel terreno che voi desiderate per voi stessi e spesso per chi amate.
Ma anche questa è un’illusione perché chi amate è soggetto alla vostra stessa sorte, e anche l’amore che lui porta a voi è effimero e caduco come il vento: oggi è, forse domani sarà ancora, ma fino a quando sarà? E che sarà di quell’amore, una volta che si scopre che niente è amore di ciò che voi denominate così, dato che l’amore copre ogni cosa, amore e anche non amore?
Quando si dice esoterismo. Credo che il passaggio chiave “ciò che basta è fermarsi”, debba essere letto come atteggiamento interiore e non come mero orientamento pratico all’immobilismo. Continuare a fare, magari anche un po’ meno rispetto a quanto ci inducano i tempi moderni se ci lasciassimo travolgere, ma, nel fare e nel non fare, mantenere l’ancoraggio proprio interiore, alla propria sorgente. Coltivare la consapevolezza di essere totalmente partecipi ma anche totalmente spettatori, osservatori che guardano da un punto fermo. Io arrivo a comprenderla come il proprio sé profondo, non arrivo oltre, dove non c’è neppure un sé ma c’è solo l’essere. Lì non c’arrivo o forse c’arrivo, a volte, un pelino, e non me ne accorgo o ho paura di ammetterlo. Ebbene, attorno a quel centro di coscienza interiore, tutta la realtà si srotola, tutto scorre ma tutto anche si imprime e modifica il centro stesso, per cui da un certo punto di vista, tutto resta e nulla va sprecato o perduto.
Per quella che ora è la mia comprensione, credo che, finché siamo incarnati non possiamo non costruire, per sé, per la famiglia, il fare esperienze è, in senso lato, costruire Vero è che la mente ci porta anche a costruire l’effimero . Il problema sta nel l’attaccamento a quel giusto costruire, quando invece sappiamo che ci può essere sottratto in un attimo.
Stare in quel che c’è. E accogliere la paura se sorge.
Oggi, queste parole, descrivono bene il mio presente. Madre/Padre, fa che io possa comprendere.