Come vivono i monaci oggi? Grosso modo come han vissuto i loro predecessori. Levata molto mattiniera, tra mezzanotte e le due per cantare le Vigilie (attualmente mattutino). Quest’uso si spiega per due ragioni. Nel medioevo tutti si alzavano di buon mattino.
Bisogna dunque alzarsi molto presto per impressionare gli uomini di questo tempo. Inoltre i monaci hanno sempre gustato il silenzio e la purezza della notte quando la preghiera si slancia con gioia verso il cielo.
In alcune abbazie, la preghiera mattutina era seguita da un ritorno a letto che era interrotto due o tre ore più tardi, cioè verso le cinque o le sei di mattina, a seconda delle stagioni. All’inizio del pomeriggio era prevista una siesta di un’ora. Si andava a letto verso le 18 o le 19. Tutto sommato i monaci dormivano il più delle volte un numero sufficiente di ore, ma il sonno era interrotto per spirito di mortificazione.
Non alzarsi dal letto al primo segno della campana era una mancanza grave, di cui bisognava scusarsi pubblicamente nel capitolo delle colpe. In altri tempi un monaco era incaricato di circolare, con una lanterna in mano, per scovare, rannicchiato in un angolo, qualche frodatore sonnolento. Se egli ne trovava uno, depositava la lanterna ai suoi piedi e il dormiglione, alfine svegliato, doveva errare per tutto il monastero, la lanterna in mano, «perché nessuno ignori», finché non aveva trovato un altro monaco dormiglione.
Quest’uso è venuto meno oggi. Ma esso sottolinea che anche nei secoli di fede quando «le cattedrali erano bianche», i monaci erano lontani dall’essere tutti santi, scrupolosamente attaccati ai doveri del loro stato. Sono degli uomini come noi, cioè carichi di difetti e la regola non smette di ripeterlo; ma essi intendono vivere alla lettera i precetti della loro fede ed è in questo che essi differiscono da noi.
Pubblichiamo alcuni stralci del libro di Léo Moulin, La vita quotidiana secondo San Benedetto, Jaca Book editore, 1980.