Vorrei ora parlare dei fattori limitanti introdotti dall’identità più nello specifico: la paura, i desideri, dove i due sono evidentemente legati ma qui ci serve, didatticamente, separarli. Che cos’è la paura e da dove trae origine?
Credo che la paura sia strettamente legata all’esperienza di essere vivi attraverso il corpo, le sensazioni, le emozioni, i pensieri, quindi al senso d’identità, di definizione.
La nostra paura di umani forse è proprio quella di perdere l’identità. Sappiamo che questo stato di aggregazione e identificazione che sentiamo essere noi, individui distinti, stato dentro al quale la coscienza si manifesta e in cui si rispecchia, è destinato a disgregarsi e il passaggio verso l’ignoto fa paura: lasciar andare, scomparire come identità, fa paura, morire fa paura. Cambiare stato, perdere il controllo, la consapevolezza di sé.
Si, anch’io penso che la radice della paura sia nel non-essere. Definirei la paura come quella vibrazione più o meno forte che attraversa l’identità e che deriva da una non acquisizione del diritto a esistere e a essere riconosciuti.
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C’è paura finché non si è compreso che possiamo e dobbiamo vivere e non c’è alcuna minaccia a questo processo; possiamo esistere ed essere riconosciuti essendo il rifiuto qualcosa che si radica nelle nostre convinzioni, non un dato di realtà oggettivo.
C’è paura finché non c’è fiducia. Non c’è fiducia finché non si è compreso che quello che siamo non deriva né dall’educazione, né dall’ambiente, né dalla genetica comunemente intesa, ma esclusivamente dalla necessità di conseguire un certo grado di comprensioni: siamo perfettamente adatti al cammino esistenziale che ci compete e questo è relativo alle comprensioni non ancora acquisite nel viaggio che da ego va ad amore.
L’ignoranza di aspetti del sentire da parte della coscienza, e di conseguenza da parte dell’identità, genera in quest’ultima la precarietà dell’esserci, la mancanza di radici, il senso di smarrimento.
Ciò che la coscienza non ha compreso diviene paura nell’identità: una coscienza che ha chiaro il suo procedere esistenziale illumina della sua comprensione l’identità e questa attraversa il quotidiano con una fiducia di fondo.
La chiave è la fiducia che deriva dalla conoscenza e dalla comprensione.
Senza fiducia siamo perduti, smarriti, in balia, privi di radici, sopraffatti dal dubbio e dalla svalutazione, prigionieri del giudizio.
La fiducia deriva dalla comprensione che tutto accade secondo un senso e che il cammino dell’uomo non è affidato al caso ma essenzialmente a una spinta che lo conduce a imparare ad amare.
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Se l’identità ha chiaro che tutto il film che vive non è altro che il tirocinio dell’amore, e lo ha chiaro solo a un certo punto del cammino di comprensione della coscienza, allora conduce spedita le scene della rappresentazione e possiamo parlare di osare, buttarsi, vivere senza paura.
La crisi dell’identità nel suo trasformarsi, o il disorientamento e l’angoscia che sorgono dalla precarietà della sua struttura, è un ‘problema’ per la coscienza e per l’identità stessa, entrambe hanno bisogno di quella messa in scena: l’identità confusa perde la guida del sentire; la coscienza senza veicoli fluidi nel far transitare i dati è ostacolata.
La paura non è quindi solo un’esperienza psicologica ma anche esistenziale. La coscienza nella realizzazione del suo film ha bisogno dei suoi veicoli e questi hanno bisogni che definiscono il loro esserci, il loro strutturarsi, il loro mantenersi stabili.
Quelli che noi chiamiamo bisogni dell’identità, della persona, sono in realtà bisogni che affondano le loro radici nella coscienza che sta apprendendo e che, non conoscendo, non comprendendo, genera scene che nell’identità avvertiamo sospinte da bisogni. Dal libro L’Essenziale.
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NB: il testo che compare in questi post in alcuni passaggi differisce sostanzialmente dal contenuto del libro, questo perché, nei dieci anni trascorsi, molte cose abbiamo approfondito e compreso meglio.
D’altra parte, oggi non riusciremmo a esprimerci con la semplicità di ieri mentre il nostro obbiettivo, nel riprendere questi contenuti, è proprio quello di dare a chi ci legge un testo semplice, per un approccio di base al Sentiero contemplativo.
Concordo che la paura non è solo psicologica ma esistenziale. Tutte e due si accolgono si osservano e si “superano” con la fiducia che deriva dalla conoscenza e dalla comprensione.