“Non è da governare, non è da riportare all’ordine” [scomparire18]

Un partecipante: Noi siamo ingabbiati nella costruzione della nostra identità e della nostra personalità, e siamo abituati ad essere imbrigliati da regole sociali. Ma è questo tipo di connessione a scomparire?

Una voce: Qui avete ascoltato le premesse; adesso basta che tiriate le conclusioni. Perché è quell’involucro che cede, ma va capito che cosa significa che ceda, e quali abissi si aprano. È quell’involucro che, ben esorcizzato, vi costituisce fin da bambini, dato talmente per scontato che poi non ci si pensa più. Qui stiamo parlando del scomparire progressivo di tutta questa struttura che crea nell’uomo un abisso, poiché scompare tutto quello che lo costituisce e che è totalmente radicato. E per quante strade interiori voi possiate percorrere, questa struttura continua a essere data per scontata; può anche venir parzialmente rivisitata, ma non messa in crisi.

Senza che ve ne rendiate conto, state trasformando anche la via della Conoscenza in un sistema d’ordine, diverso dagli altri, ma pur sempre tale. Nel progressivo scomparire di quel vostro sistema d’ordine si apre un abisso, perché non riuscite più a trovare alcuna possibilità di ricreare un nuovo ordine, indispensabile per la sopravvivenza della mente.

Nei momenti nei quali avete vissuto un approccio diretto col contro-processo della via della Conoscenza – ad esempio nell’incontro/scontro con lo strumento retorico del Chi [1] – avete toccato con mano la non possibilità di ricreare appigli a cui aggrapparvi, magari utilizzando la via della Conoscenza, per ripristinare il mondo “per voi”. Questo dura limitatamente a quei momenti di confronto, dopo poco, la vostra mente riprende il controllo della situazione, seppure indebolita dai dubbi.

Nell’incontro/scontro, a tu per tu, con il contro-processo non vi è possibile portare a casa altro che una sconfitta, cioè la comprensione che il vostro sistema d’ordine non funziona né durante e né subito dopo il confronto con una realtà non-mente. In tutte le altre situazioni, cioè quando trasformate la via della Conoscenza in un insegnamento e quando cercate di metterla in pratica, siete pronti a dirvi: “Ho capito! Questo è un bel suggerimento: è interessante ed è ‘più evoluto’ Mi serve. Da oggi cerco di farlo mio”.

Un partecipante: È vero, subito dopo il Chi si sente un vuoto che ti rende insoddisfatto.

Una voce: Ogni volta, pur presentandoci questioni diverse o atteggiamenti diversi, voi siete ricacciati sempre lì, nell’impossibilità di invocare il sistema d’ordine che avete edificato, o di elaborarne un altro, senza la possibilità di connettere, e vi ritrovate disorientati, in un’esperienza di disconnessione in cui la vostra mente non riesce più ad articolare nulla. Vi aggrappate, ma scivolate.

Questo perché vi ritrovate in presenza di un’operazione semplice, che è quella di disarticolare l’attività di connessione della vostra struttura mentale; non vi viene sottratto il vostro sistema d’ordine, tanto è vero che, non appena termina l’incontro/scontro con lo strumento retorico del Chi, pur rimanendo in voi il ricordo dell’accaduto, il vostro sistema d’ordine è già pronto a ricompattarsi.

Con il termine “sistema d’ordine” si intende la modalità di creare difese attraverso connessioni poste su tutto ciò che vi circonda, pur a volte incontrandone i limiti. Questa modalità vi permette di non vedere – o di misconoscere – la disconnessione come realtà.

Durante le meditazioni, nell’inspiro e nell’espiro, osservando i pensieri che galoppano selvaggi dentro di voi, si apre un’insolita possibilità: quella di ammirare la danza dei pensieri, riconoscendone sia la bellezza, sia il fatto che tutta quella variabilità, apparentemente caotica, non vi appartiene. Non è da governare, non è da riportare all’ordine: in questo sta l’incanto. Mentre non c’è nessun incanto quando siete identificati con la mente, ed etichettate quel danzare dei pensieri come un disordine da ripristinare.

Perché voi considerate la disconnessione, quando riuscite a vederla, una vostra imperfezione o un vostro limite da riordinare. Essendo “vostro”, già automaticamente comporta il paragone con la meta, addirittura individuata nella via della Conoscenza – che è la negazione di tutte le mete – poi il paragone con il passato e poi il misurare quanto l’averla scoperta vi riconfermi nel vostro processo evolutivo. Perché tutto quello su cui mettete il marchio viene inglobato nella vostra struttura d’ordine, e lì lo vedete come imperfezione.

[1] Il Chi è uno strumento retorico della via della Conoscenza che viene utilizzato come dialogo a tu per tu con una voce dell’Oltre – realtà non-mente – durante il quale si susseguono botta e risposta così provocatori e inusuali da rendere impossibile alla mente il ripristinare le sue connessioni. E quindi non si riesce a riorganizzare una risposta soddisfacente perché non si riesce a esprimere un pensiero attraverso quelle connessioni che sono alla base dei propri ragionamenti. In quei momenti si è preda di un continuo tentativo di ripristinare le solite connessioni per contrastare la realtà di disconnessione presente nei pensieri, che appare come caos. Ci si sente incapaci, ingarbugliati e anche svuotati.

Tratto da: Scomparire a se stessi (Il morire a se stessi è il morire dell’agente, Download libero)
Scomparire a se stessi, tutti i post del ciclo

Via della conoscenza. Questo è un viaggio a ritroso dentro noi stessi. Un viaggio in cui incontreremo delle strettoie create dalla via della Conoscenza e fatte di radicalità, di provocazioni, di negazioni, di paradossi e di metafore. L’agente siamo tutti noi che ci attribuiamo la paternità delle azioni che si compiono attraverso di noi, ma delle quali siamo i semplici portatori. Saranno messi in luce, e ci si presenteranno davanti, strada facendo, i nostri meccanismi, i nostri concetti e le nostre strutture mentali, e la voce che ci guiderà terrà la barra dritta, impedendoci di deviare.
La via della Conoscenza è una non-via e un non-insegnamento, perché è un contro-processo dei processi della mente. Non suggerisce pratiche e non dà mete, ma è la negazione delle pratiche e delle mete. Non porta alla conoscenza, ma svuota da tutte le conoscenze costruite sul cammino interiore intorno a un “io,” distinto, che cerca una propria evoluzione non capendo che tutto è già unità.
Per ogni informazione e chiarimento: vocedellaquiete.vaiano@gmail.com

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