“Come hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; come hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto quanto ve lo faranno a cagione del mio nome, perché non conoscono Colui che mi ha mandato”.
L’Evangelista Giovanni (15,20-21) ha voluto tramandare queste parole del Cristo; esse sono un giudizio sui figli del mondo. Quanti di questi figli agiscono solo in forza di un nome!
Il pregiudizio li ha accecati e seguono, senza discernimento, una corrente che, a loro sommario parere, sembra essere buona. Talvolta si giunge perfino, per l’odio giurato a un nome, a sacrificare tante creature irresponsabili.
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Ma neppure coloro che seguono la religione che si è fondata nel nome di un grande Essere, se non seguono per intima convinzione, sono nel giusto. Il seguire una religione per il nome che essa porta, non è di vantaggio per colui che la segue, perché il culto dei nomi è quanto di più errato vi sia.
Né Cristiani, né Buddisti, né Maomettani, ma individui che credono a quello che testimoniarono i grandi Maestri. Non credere a Cristo, Buddha, ma credere nell’essenza di ciò che essi predicarono. Chiamarsi Cristiani, non perché si ammira la figura del Cristo, ma perché intimamente si è convinti della Verità che Egli ci additò.
Questo è quello che ogni uomo deve fare in fatto di religione. Imparare a essere libero dalle proprie credenze, non a essere schiavo di un nome. Solo così ogni individuo può divenire un piccolo mondo di sapienza; solo così può essere padrone di ciò che crede, solo così può autocostruirsi una coscienza spirituale. Kempis
Fonte: raccolta di brani sul Cristo del Cerchio Firenze 77 | Tutti i post del ciclo
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