Il Cristo secondo il Cerchio Firenze 77/27: i falsi profeti

“Guardatevi dai falsi profeti che hanno l’apparenza di agnelli ma che nei cuori sono lupi rapaci: voi li riconoscerete dalle loro opere.

Ed essi verranno da me e diranno: “Signore, Signore, abbiamo operato in nome tuo” e io dirò loro: “Andatevene da me, operatori di iniquità”. E vi do un ultimo insegnamento: che vi amiate gli uni gli altri, perché solo così gli uomini comprenderanno che io vi ho inviati”.

L’amore giusto

Chi è falso profeta? Chi è veramente seguace del Cristo? La risposta è nelle parole del Maestro. Per essere giusti bisogna amare tutti allo stesso modo; non parteggiare per alcuno. Quante volte avete aiutato certe creature piuttosto di altre, perché vi erano simpatiche: infatti la simpatia è un larvato amore; in questo caso siete stati buoni, ma non giusti.

Le facoltà occulte

L’avere delle facoltà occulte non è sicuro indice di evoluzione, ma di grande responsabilità. A volte, proprio allo scopo di metterle alla prova, sono date alle creature facoltà che dovrebbero essere del buono e del giusto; parlo anche per certi medium ai quali è stata data libertà nell’ammettere le creature agli incontri. Per essi bruceranno le parole del Maestro: “Andatevene da me, operatori di iniquità”.

Bontà e giustizia

E molti altri ancora che dedicano la loro vita ad aiutare i loro fratelli, facciano un profondo esame di coscienza. Solo quando bontà e giustizia sono unite si è veramente altruisti.

I veri profeti

I veri profeti, dunque, si riconoscono dalle loro opere e dalla giustizia con la quale operano, ma non solo, si riconoscono anche dall’assoluta mancanza di ambizione, di arrivismo, di gelosia l’uno rispetto all’altro; anzi, dall’amore che hanno l’uno per l’altro, meravigliosamente espresso nella frase: “Comunione dei Santi”. Kempis, maggio 1954

Fonte: raccolta di brani sul Cristo del Cerchio Firenze 77 | Tutti i post del ciclo

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2 commenti su “Il Cristo secondo il Cerchio Firenze 77/27: i falsi profeti”

  1. “Per essere giusti bisogna amare tutti allo stesso modo”.
    Credo proprio questa sia una idealità.
    A seconda del grado di evoluzione ci sarà apertura di cuore verso tutti, ma certamente non ameremo mai tutti allo stesso modo.
    Non come si ama un figlio, un familiare, un amico intimo, perchè con questi hai un rapporto esistenziale che te li fa essere prossimi, in sommo grado i figli.
    Ci si adopera, in primis, per chi fa parte della tua officina evolutiva poi seguono gli altri.

    Credo che il concetto di giustizia sia altro: ritenere che tutti siamo in seno all’Assoluto e quindi portatori degli stessi diritti a vivere una vita dignitosa e adoperarsi, quindi, perchè questo possa accadere.

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