Il Cristo secondo il Cerchio Firenze 77/28: il seme della divisione

Cristo sapeva che i suoi Apostoli, un tempo sconosciuti, sarebbero divenuti oggetto di attenzione delle folle, avrebbero parlato di Verità da Lui insegnate, la cui bellezza e saggezza morale avrebbero colpito molte creature.

Egli prevedeva che i suoi Apostoli, istigati da nemici, potevano rivaleggiare fra loro; in altre parole poteva entrare in ciascuno di essi la gelosia per l’altro, in modo che poteva accadere, anche se con minori conseguenze, quello che è avvenuto dopo: lo scisma. Ma all’inizio del Cristianesimo uno scisma avrebbe voluto dire compromettere la base sulla quale doveva fondarsi l’edificio cristiano e, non a torto, il Cristo pensava a questo, non a torto vedeva la possibilità di una rivalità fra i discepoli. Vedi ad esempio la discussione su “chi di loro fosse il maggiore” e la risposta del Maestro: “I massimi devono servire i minimi”. “E vi do un ultimo insegnamento: che vi amiate gli uni gli altri, perché solo così gli uomini comprenderanno che Io vi ho mandati”.

Questi insegnamenti (si riferisce anche a quelli contenuti nel post precedente, il 27, ndr), in apparenza semplici, sono invece frutto di una ampia consapevolezza e di una conoscenza della psicologia umana che solo il Cristo poteva avere, solo un grande Maestro. Se il Cristo, con la conoscenza che aveva dell’animo umano, avesse voluto esercitare un potere temporale, lo splendore del Suo Regno avrebbe fatto dimenticare di gran lunga quello di Salomone.

Alla base di ogni suo insegnamento è una ben precisa ragione, è una profonda logica degna di una grande mente e, con questa affermazione, non vogliamo sminuire il Suo Spirito; infatti l’insegnamento spirituale non è che logica sublime, per comprendere appieno la quale è necessario conoscere Dio e viceversa.

Quando vi dicono: “Amate il vostro prossimo come voi stessi”, vi danno un insegnamento, ma in verità questo non è che il consiglio di chi conosce la Realtà a chi non la conosce, a chi si ferma all’irrealtà. Come quando a scuola vi danno la formula per la risoluzione di un problema algebrico; voi l’adoperate, vedete che è vera, ma forse ignorate il ben preciso ragionamento per il quale è stata possibile la sua impostazione, forse non ricordate che alla base di essa vi è una logica. In fondo questo Universo è come una equazione a molte incognite; vi sono state date le formule risolutive, ma voi non siete convinti di esse e non le adoperate.

Cristo non ha portato la sola salvezza allo spirito, come qualcuno dice. Nell’Evangelo vi è non solo l’insegnamento spirituale, ma vi è rimedio contro ogni malattia, contro la guerra, contro gli affanni tutti che vi opprimono; ma quello che è ancora più meraviglioso è che alla base di tutto questo, è una profonda logica, una ragione sublime. D’altra parte non potrebbe essere altrimenti.

La Giustizia Assoluta deve fondarsi sulla ragione; se Dio non fosse giusto, l’Universo cadrebbe annullato nelle sue stesse basi. Quando voi dite: Dio è giusto, dite in altre parole che niente può essere trascurato in questo Universo; lo strumento esatto di questa giustizia assoluta è la legge di causa e di effetto, così tutto quanto vi accade ha una ben precisa ragione.
I veri profeti, dunque, sono coloro che rispecchiano in sé la Giustizia Assoluta. Kempis, maggio 1954

Fonte: raccolta di brani sul Cristo del Cerchio Firenze 77 | Tutti i post del ciclo

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2 commenti su “Il Cristo secondo il Cerchio Firenze 77/28: il seme della divisione”

  1. Che Gesù vedesse una rivalità fra i discepoli è scontato.
    Come avrebbe potuto non conoscere l’animo umano?
    Tuttavia se pensava al sorgere del Cristianesimo, nei Vangeli non ne troviamo traccia o per lo meno una traccia che a me sembra contraddittoria.
    “Sono venuto per le pecore sperdute della casa di Israele”
    ” Andate in tutto il mondo a predicare la buona novella”, cito all’impronta.
    Concordo perfettamente che la giustizia di Dio la si evince, per noi mortali, dalla legge di causa effetto e, poichè Dio è Padre/Madre, non poteva essere altrimenti.

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