Il Cristo secondo il Cerchio Firenze 77/30: la persecuzione del Cristo

Molti anni fa venne fra gli uomini un grande Maestro, innanzi al quale anche i più puri spiriti chinano reverenti la fronte. Il perché della sua venuta, l’importanza della sua opera, non possono essere valutati da occhio umano, né la sua figura è conosciuta nella giusta luce.

Sin dal tempo della sua comparsa sulla terra, gli uomini hanno polemizzato, discusso sulla figura del Cristo. Riassumere qui tutto quello che è stato detto di Lui e da chi ha creduto nella sua grandezza di Maestro, e da chi ha visto in Lui solo una grande mente, e da chi un impostore o da chi ha negato la sua esistenza, appoggiandosi sulla tarda apparizione di notizie a Lui relative nei documenti storici, lungo sarebbe.

Comunque, tutto quello che l’uomo può aver detto, o dire del Cristo, non cambia minimamente quello che in realtà Egli è. Ma perché, se il Cristo era veramente Figlio di Dio, non tutti gli uomini hanno creduto in Lui? L’umano giudica le cose con le quali viene a contatto secondo che, a parer suo, portino giovamento o nocumento a quel mondo che si è costruito o che ha accettato.

“Non è l’uomo che ha l’idea, ma l’idea che ha l’uomo”. Ecco perché quando si nasce o si entra sotto l’egida di una qualsiasi organizzazione, si deve pensare e si pensa come questa organizzazione insegna; ed ecco perché quando gli esponenti di una organizzazione condannano, gli accoliti tutti sottoscrivono quella condanna; e infine ecco perché noi siamo contrari alle organizzazioni in genere.

Vedremo questa sera, quale è stato l’atteggiamento di tre diverse organizzazioni nel confronto del Cristo (nei prossimi post, ndr) e quanto esse abbiano potuto accrescere o sminuire la figura di questo Maestro. Bisogna ricordare che il Cristo venne fra gli uomini per muoverli dal grande ristagno nel quale erano caduti, accelerando così l’evoluzione generale.

Premesso e ammesso ciò, bisogna dire che il bene, quale si poteva avere dalle religioni di allora, per l’incapacità dei Sacerdoti, era insufficiente a destare l’umanità intorpidita. Infatti il Cristo non ha mai condannato il principio, l’idea, ma l’uomo: l’egoismo. Questo non hanno mai voluto comprendere i successivi sacerdoti di tali religioni, confondendo l’uomo con il principio, continuando a negare la sua grandezza di Maestro. Ascoltiamo che cosa ci dice a questo proposito un fratello. Dali, maggio 54

La condanna del Cristo

Come saggiamente ha detto la vostra Guida, il risentimento dei sacerdoti della religione ebrea per il Cristo, che  in parte causò la Sua crocifissione, non era dovuto a un eventuale attacco fatto dal Cristo al Giudaismo, ma alla condanna che Egli fece ai suoi esponenti di allora.

Infatti essi, servendosi del prestigio che avevano, esercitavano sul popolo un’autorità usurpata, riducendo solo a questo il sacerdozio. Si era perduta, in altri termini, la vera tradizione, l’insegnamento esoterico e la moralità era divenuta habitus, non era più sentita. Chi non poteva soddisfare la propria natura ambiziosa con gli intrighi di corte, ripiegava nel sacerdozio.

Da questo si può comprendere quanto attaccati fossero i religiosi di allora al denaro, ai beni terreni in genere e quanto valore dessero alle questioni temporali. Gli insegnamenti di carità e di altruismo del Cristo erano in pieno contrasto con il loro modus vivendi, ed essi lo condannarono per poter continuare ad accumulare ricchezze.

Le critiche meno accese lo definirono un sognatore, un essere assai lungi dalla realtà (e infatti ben lungi dalla loro) auto consacratesi Re di un immaginario Regno, i cui sermoni avrebbero avuto lo stesso effetto e la stessa durata di parole scritte sull’acqua.

Ecco perché essi non poterono riconoscere il Cristo se non condannando, non dico la loro religione, ma se stessi. Alan, maggio 1954

Fonte: raccolta di brani sul Cristo del Cerchio Firenze 77 | Tutti i post del ciclo

Print Friendly, PDF & Email

1 commento su “Il Cristo secondo il Cerchio Firenze 77/30: la persecuzione del Cristo”

Lascia un commento