Il Cristo secondo il Cerchio Firenze 77/40: la reincarnazione

D – Vorrei sapere: la reincarnazione al tempo di Cristo, era accettata, vero? Fino a che epoca?

Dobbiamo dire che era accettata dagli Apostoli. Cristo aveva parlato in modo chiaro e senza equivoco di reincarnazione agli Apostoli, e quindi la Verità della reincarnazione faceva parte di quella dottrina del Cristo detta “esoterica” cioè segreta. E tale è rimasta nell’insegnamento occulto cristiano per molti anni. Non possiamo dare una data esatta, ma circa un duecento anni. E naturalmente in seguito è andata perduta, così come tante altre verità. Questo non solo nella religione Cristiana, ma in tutte le religioni.

D – Non è dipeso dal II Concilio di Costantinopoli (tenuto tra maggio e luglio del 381, ndr)? Dicevano che da allora era stato deciso che non si doveva più parlare di reincarnazione, nella religione cristiana. Non è esatto?

Sì, è esatto. Io ho detto circa duecento anni per dire in senso lato dell’insegnamento cristiano esoterico. In seguito poi è rimasto ancora, ma presso pochissimi, i quali successivamente hanno risollevato la questione. Dali, 31 maggio 1959

Il cieco nato (la reincarnazione)

Riprendiamo così questa parabola riportata dall’Evangelo di Giovanni, che fu da noi citata per dimostrare in qualche modo che il Cristo aveva parlato ai Discepoli di reincarnazione. Reincarnazione che oggi è, invece, negata dalla Chiesa Cristiana. Non vi è chiara, se ho ben capito, la risposta data da Cristo.

I Discepoli domandarono al Maestro se quell’uomo, cieco fin dalla nascita, fosse nato con questa sua infermità in seguito ai peccati da lui commessi (evidentemente in un’altra vita, precedente a quella, essendo lui nato cieco) oppure se fosse infermo in seguito a un karma famigliare.

È necessaria qui una precisazione. Dobbiamo dire che in effetti l’una cosa, generalmente, va di pari passo all’altra. Infatti voi comprendete che, sia che la creatura sia nata cieca per un suo karma, o per un karma famigliare, in effetti quella creatura nasce cieca sempre per un suo karma, perché non possiamo assolutamente pensare che una creatura innocente sconti la colpa che non ha commesso.

Quindi se un individuo nasce cieco, o in qualche modo infermo, è sempre per un suo karma. Non solo, ma se questo individuo è contornato da famigliari e da creature che a lui vogliono bene, questo karma non è solamente suo, ma anche di queste creature. E quindi vedete che in effetti  le cose camminano di pari passo; quindi i discepoli chiedendo, sono stati un po’ superficiali.

Ma noi dobbiamo comprenderli perché erano creature molto semplici, e prima di allora non avevano mai udito parlare di quelle Verità le quali, invece, furono loro svelate dal Cristo. Voi vedete, figli, che dopo molti anni che qui venite e ci ascoltate, ancora fate delle domande che dovevano essere fatte in un primo tempo e da questo voi capite che anche i discepoli del Cristo, benché pronti per ricevere quelle Verità, non avevano ancora avuto il tempo – come si usa dire – materiale per assorbirle proprio nel concetto.

La risposta del Maestro Cristo è un insegnamento grande, fatto proprio per l’uomo e non per il Maestro. Un insegnamento dato conoscendo profondamente la natura umana, infatti il Cristo dice: “Non vi preoccupate dei particolari”, perché se avesse dovuto rispondere con precisione, cioè: “è per un karma suo”, avrebbe dovuto dire quello che io ho detto prima, cioè che sia suo o dei suoi genitori è una identica cosa.

Ma il Cristo taglia corto e dice: “Non preoccupatevi dei particolari. Questa creatura è nata cieca acciocché la Gloria di Dio sia manifesta il Lui”. E non già alludendo al miracolo che avrebbe compiuto immediatamente dopo, perché non è quella la Gloria di Dio, ma alludendo alla liberazione, alla comprensione che quella creatura avrebbe avuto in seguito al sopportare il karma della cecità. Mi spiego?

Voi direte: “Perché Cristo ha voluto tagliar corto e ha detto “non preoccupatevi dei particolari”? Per la stessa ragione che causa il non ricordare le passate incarnazioni. Cioè: se l’uomo ricordasse le colpe commesse, non le commetterebbe più solo per il timore di ciò che può accadergli e non per intimo superamento. Ecco perché appunto l’uomo non si ricorda delle passate incarnazioni, e si domanda il perché della sua sofferenza; l’uomo non deve commettere più certe azioni, non già per la paura di ciò che può venire in seguito a queste azioni, ma perché ha superato la passione che lo spingeva a commetterlo.

Per questa ragione il Maestro Cristo non risponde, e non dice “per un suo karma”. Cioè “non preoccupatevi del particolare, non preoccupatevi di sapere che lui è nato cieco in seguito a una colpa che ha commessa”. In questa rivelazione dal vivo, l’umano sarebbe stato portato a dire: “Ben ti sta. Non dovevi commettere quella colpa!” E dove sarebbe andato l’amore al prossimo? Non solo ma avrebbero chiesto immediatamente: “E per quali dei suoi peccati quell’individuo ha dovuto nascere cieco?”

E allora si sarebbero subito preoccupati di non commettere quel peccato, per la paura di dover nascere ciechi anche loro. Ricordatevi che questo episodio del cieco è avvenuto non in privato, fra i discepoli eletti, ma in mezzo anche a tante creature che erano meno preparate degli Apostoli. Ecco perché, quindi, il Cristo taglia corto e dice: “Non preoccupatevi dei particolari, ma sappiate che tutto avviene acciocché Dio si riveli nell’intimo delle creature, acciocché le creature raggiungano l’intima comprensione”. Dali, 31 maggio 1959

Fonte: raccolta di brani sul Cristo del Cerchio Firenze 77 | Tutti i post del ciclo

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1 commento su “Il Cristo secondo il Cerchio Firenze 77/40: la reincarnazione”

  1. Non mi è chiaro perché prima si dice che non cambia che il cieco lo sia per motivi suoi o per karma familiare, mentre poi si afferma che può esserlo solo per motivi suoi.

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