La realtà come è e la realtà come appare [CF77-Fr4]

L’uomo osserva il mondo creduto esterno ed è convinto che le cose esistano come le vede, ma se approfondisse la sua conoscenza a livello scientifico, non specializzato ma semplicemente scolastico, saprebbe che la realtà è ben diversa da quella che egli suppone.

Un tipico esempio (da noi più volte ripreso) è quello dei colori che non esistono, assolutamente: sono una creazione del cervello dell’uomo il quale traduce in colori le frequenze, le lunghezze d’onda della luce. Se riusciste a vedere senza gli occhi e senza il cervello non vedreste nessun colore, perché questo in natura non esiste. Già questo ci indica che la realtà è ben diversa da quello che l’uomo comunemente suppone.

In modo analogo è per il tempo. L’uomo lo crede oggettivo, e anche la scienza così lo ha creduto fino a che le teorie della relatività di Einstein hanno dato un grosso colpo all’oggettività del tempo e dello spazio, posti come oggettivi, assoluti, indeformabili e via dicendo, e hanno mostrato che sono invece relativi.

 Ebbene, i maestri vanno al di là di questo e affermano che addirittura il tempo è un fattore soggettivo, come lo spazio, e che è creato dalla percezione. La successione temporale non esiste se non in funzione della successione del sentire.

Alcuni filosofi, per esempio i nominalisti e i terministi, affermano che importante è unicamente l’individuo e che la realtà è dentro l’uomo: la realtà, quale la si vede, esiste solo all’interno dell’individuo. Qualcosa di simile dicono anche i maestri, che vanno ancora oltre per spiegare meglio che il tempo e lo spazio non esistono e che l’unica successione che esiste – pur essendo ancora un’illusione rispetto all’eterno presente – è la successione del sentire.

Cioè non è il tempo che passa, non l’orologio che segna le ore, ma è il sentire che ha una successione logica e, da qui, l’illusione del trascorrere del tempo. Lo spettatore che osserva un film crede che ciò che è trascorso non esista più, mentre la pellicola in sé è sempre uguale e immutata; è solo il meccanismo della proiezione che dà origine alle immagini che si muovono sullo schermo, ma il film in sé è immutabile.

La successione del sentire è qualcosa di simile a questo esempio: il piano fisico, il piano astrale e il piano mentale sono sempre lì, fermi, immutabili; nessuno li muove; è l’individuo che, per la successione del suo sentire, avendo legato il suo sentire a una serie di fotogrammi, vede dinanzi a sé il mondo che si trasforma e apparentemente diviene, mentre in realtà è solo immutabile essere.

I maestri hanno anche detto che non esistono i piani (fisico, astrale, mentale) come diverse ubicazioni, ma che si tratta di diversi stati di coscienza, e questo ci dà già la misura di come tutto dipenda dal sentire, in quanto si tratta appunto di diversi stati di coscienza, di sentire.

È vero, quindi, che tutto è nell’Assoluto, che noi stessi siamo nell’Assoluto, ma noi rappresentiamo uno stato di coscienza diversa dalla coscienza assoluta, e da qui scappa fuori la successione del sentire, l’unica e reale possibile nel mondo della relatività. Quindi, nell’eterno presente tutto è, in modo immutato e immutabile, e perciò anche ogni nostro sentire esiste da sempre e per sempre in modo immutato; ma siccome lo stato di eterno presente è strettamente legato allo stato di coscienza assoluta, ne discende che solo chi è in quello stato di coscienza assoluta può godere lo stato di eterna presenza e di coscienza assoluta, mentre chi è in stato di coscienza relativa è sottoposto all’illusione della successione del sentire.

Cosi si spiega il discorso della successione del sentire, che è ancora apparente, ancora illusoria rispetto all’Assoluto, ma che tuttavia è più reale rispetto alla successione spazio-temporale, la quale è totalmente illusoria.

Perché è ancora un’illusione la successione del sentire? Perché, ripeto, rispetto allo stato di eterno presente il sentire non cessa mai, è eterno e immutato. D’altra parte, il sentire ha la sensazione di finire, ma questa è appunto una illusione, perché il sentire, ogni sentire, non comincia e non finisce mai.

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Natascia

Esiste solo il Sentire Assoluto. Tutto il divenire è generato da un Sentire relativo, ma questa è un’illusione perché il sentire non inizia e non finisce mai.

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