Tratto dal libro: Pratica e illuminazione nello Shobogenzo, a cura di A. Tollini, Ubaldini editore.
Questo testo è proposto alla comunità dei monaci del Sentiero contemplativo per la loro formazione. Mi soffermerò sul testo di Dogen quando necessario e lavorerò sul commento di Tollini. I miei interventi saranno evidenziati dal colore blu e dal corpo minore.
[2] I Buddha e i patriarchi sulla base della grande illuminazione sicuramente si sforzano al massimo sulla Via e praticano, in questo modo realizzandosi, ma i Buddha e i patriarchi non si esauriscono nell’identificazione con la grande illuminazione e, (d’altra parte) l’intera grande illuminazione non si esaurisce nei Buddha e nei patriarchi. I Buddha e i patriarchi balzano oltre il limite della grande illuminazione e la grande illuminazione è qualcosa che va oltre, superando i Buddha e i patriarchi.
[2] COMMENTO (Tollini)
I Buddha e i patriarchi sono degli illuminati che si sforzano** sulla Via e praticano, tuttavia, non si devono identificare Buddha e patriarchi con illuminazione e farne una equazione rigida. I Buddha e i patriarchi non sono solo illuminazione, ma sono anche altro, e d’altra parte, la grande illuminazione non si limita ai Buddha e ai patriarchi, ma è più grande e investe tutta la realtà. Quindi, non si pensi che l’illuminazione sia solo i Buddha e i patriarchi, cioè i suoi simbolici rappresentanti, e d’altra parte essi sono anche l’illuminazione, ma non solo. L’illuminazione si estende a tutta la realtà e non si limita a nessuna entità particolare per quanto elevata sia. D’altra parte, i Buddha e i patriarchi, sono esseri che non possono essere limitati alla sola illuminazione, ma sono più grandi di essa*.
*Questo dice Dogen: I Buddha e i patriarchi balzano oltre il limite della grande illuminazione e la grande illuminazione è qualcosa che va oltre, superando i Buddha e i patriarchi.
La grande illuminazione è oltre i Buddha e i patriarchi, è l’Essenziale Unitario del Reale, il Ciò-che-È.
I Buddha e i patriarchi non sono confinabili, nella loro esperienza, a quello che l’umano afferma in merito alla grande illuminazione, essi si affacciano, in vario grado sul Ciò-che-È.
**La nozione di sforzo è discutibile. Anche Dogen dice: I Buddha e i patriarchi sulla base della grande illuminazione sicuramente si sforzano al massimo sulla Via e praticano, in questo modo realizzandosi…
È un tema che ricorre in Dogen quello dello sforzo e della pratica che realizza, salvo negarlo in alcuni passaggi.
Nel Sentiero diremmo che non c’è relazione tra sforzo e realizzazione essendo la realizzazione in relazione con il compreso, con la strutturazione del sentire dunque, e il sentire si struttura per esperienza non si conquista con la volontà sebbene questa intervenga nell’esperienza.
Si comprende di più se c’è forte dedizione? Certamente è un fattore agevolante. La pratica dello zazen e della Via porterà alla realizzazione? Non c’è nessuna relazione diretta: la pratica facilita l’osservazione e la comprensione ma non c’è relazione di causa-effetto diretta con la realizzazione.
Mi laccia perplessa lo sforzo che fanno i Buddha per raggiungere il risveglio. Sforzo in cosa? Nel perseguire la pratica?
Capisco invece che per vivere una via che porti all’unificazione occorra dedizione.
“Si comprende di più se c’è forte dedizione? Certamente è un fattore agevolante. La pratica dello zazen e della Via porterà alla realizzazione?”
La realizzazione non si ottiene attraverso la pratica ma per sentire conseguito.