M.Pesce: Gesù invoca la trasformazione del mondo a opera di Dio 2

[…] Ora ciò che caratterizza Gesù è proprio questo: egli sembra avere una coscienza di sé che lo porta a rompere con le norme usuali, a deviare dalle norme sociali accettate.

Infatti, la sua prima caratteristica, il suo primo messaggio, è la pratica di vita che rompe radicalmente con le norme della base della società: la famiglia, la proprietà e il lavoro. Egli rompe con le norme sociali accettate perché aspetta un cambiamento radicale nella storia e lo aspetta da un intervento di Dio.

La domanda che si pone è la seguente: quali esperienze di intimo contatto con Dio hanno permesso a Gesù di credere di avere una funzione così importante: quella di annunciare un cambiamento radicale nella storia umana. Cosa gli ha permesso di essere certo che Dio stesse per intervenire nel mondo?
A me sembra che si può dire che Gesù non avrebbe potuto svolgere l’attività che ha svolto di annunciatore della prossima venuta del regno di Dio, di predicatore morale, di esorcista e guaritore, se non avesse avuto delle esperienze di contatto molto forte con il mondo soprannaturale e divino, con Dio, per esprimersi con le concezioni della sua cultura ebraica.

Queste esperienze di contatto con Dio devono essere state talmente forti da fargli percepire fisicamente la forza della potenza di Dio. In questo modo noi possiamo comprendere la figura di Gesù come una figura che ha in comune con molti altri uomini la medesima esperienza, quella di un contatto intimo con Dio e quindi saremo in grado di dare una spiegazione razionale, con categorie storico-religiose e sociologiche della sua figura, Nello stesso tempo potremo comprendere la sua specificità, la sua originalità personale e storica.

Una delle caratteristiche più forti della pratica di vita di Gesù era quella di cercare la solitudine per pregare (Mc 1:35) Nel nostro libro, L’uomo Gesù, abbiamo insistito sul fatto che Gesù è un uomo che stava molto insieme alla gente, ma che era anche una persona molto sola.
Ci dobbiamo domandare: perché Gesù pregava Dio? Per ricevere da Dio conoscenza e per ottenere da lui un potere soprannaturale?

I Vangeli affermano che Gesù considerava la preghiera come un mezzo per ottenere potere sui demòni: “egli disse loro: Questo tipo [di demòni] si può espellere solo con la preghiera” (Mc 9:29). La preghiera ha quindi la capacità di far intervenire la forza di Dio. Sembra che tutta l’esperienza di Gesù ruoti attorno a questa esperienza fondamentale: riuscire a far intervenire la forza, la potenza trasformatrice di Dio.

Dio è percepito da Gesù come una potenza che trasforma e guarisce, che espelle e purifica, che interviene sconvolgendo la vita. Dio distrugge per poter creare nuovamente. Gesù sperimenta Dio in questa maniera.

Gesù sembra certo che Dio interviene quando egli lo prega. La sua preghiera presuppone una certezza, una fiducia (questo è il significato della parola greca pistis che noi traduciamo erroneamente con la parola fede. Gesù ha fiducia, è certo, che Dio assicurerà la trasmissione del suo potere soprannaturale.

Il Signore rispose: Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe. (Lc 17:6 // Mt 17: 20 = Q).
Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato. (Mc 11:24).

Se Gesù si esprime così dobbiamo ipotizzare che egli avesse un’esperienza di un frequente contatto con la potenza trasformatrice di Dio nella preghiera. E questa è una straordinaria esperienza mistica nel senso di un contatto con Dio che provoca modificazioni psichiche e corporee. La preghiera del padre nostro ci porta al centro dell’esperienza religiosa di Gesù. Prendiamo in considerazione le due invocazioni iniziali:

sia santificato [agiasthêtô] il tuo nome
– venga il tuo regno

Queste due invocazioni condensano l’idea della necessità di un intervento trasformatore di Dio nel mondo. Il regno di Dio cambierà tutto nel mondo. Gesù chiede però a Dio che il suo nome sia reso santo nella vita sociale degli uomini. Il nome è il potere sacro di Dio, la sua infinita potenza purificatrice. Ma sacro significa anche ciò che è distinto, diverso dal profano. Chiedere che la santità, la forza primigenia, creatrice di Dio sia santificata significa che deve rendersi presente in mezzo alla profanità del mondo, trasformandolo in modo che la santità possa abitare in esso.

Gesù invoca l’intervento della potenza sacra di Dio per provocare una trasformazione soprannaturale del mondo. Se vogliamo usare la parola “mistica”, questa è una mistica che non consiste nell’innalzare l’uomo verso Dio, ma nel trascinare in basso la potenza trasformatrice di Dio. Una mistica messianica, secondo la categoria di Idel.

Fonte: Gesù mistico?, 2012, Academia
Mauro Pesce

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