Bendōwa, Dōgen: zazen esperienza dell’unità 17

Fonti: Il cammino religioso, Bendowa, Stella del mattino. Tollini, Pratica e illuminazione nello Shobogenzo, Mediterranee.

17 «In India e in Cina, in ogni tempo, vi è stato chi ha compreso a fondo e con chiarezza l’origine di se stesso udendo il suono emesso da una canna di bambù colpita da una pietra e vi è stato anche chi ha compreso il modo originario di essere vedendo lo scenario dei fiori di pesco in boccio. Per di più, Śākyamuni, alla vista della stella del mattino ha compreso fino in fondo il vero autentico modo di essere, e Ananda53, vedendo cadere l’asta della bandiera54 realizzò la vera forma del modo di essere universale.
A partire dal sesto patriarca Enō in poi, sono stati molti coloro che in seguito all’ascolto di una sola parola, oppure della metà di un verso, hanno compreso il modo di essere di ogni cosa. Non è forse vero che tutte queste persone non hanno compreso l’insegnamento di Śākyamuni sempre e solamente facendo zazen

53 Uno dei principali discepoli del Buddha. Nella tradizione Zen è considerato il secondo patriarca indiano, erede spirituale di Mahākāśyapa, nella linea di trasmissione da Śākyamuni ai nostri giorni. Si dice che Ananda raggiunse il risveglio quando Mahākāśyapa gli chiese di abbattere il palo della bandiera davanti al cancello principale del monastero. La storia, probabilmente, compare per la prima volta nel Jingde Chuandenglu, La raccolta della trasmissione della lampada, pubblicata in Cina attorno all’anno 1000.

Risposta «Quelle stesse persone, quando andarono in cerca dell’insegnamento di Śākyamuni, vale a dire del modo di essere essenziale, non deviarono mai per vie traverse. Hanno proseguito per un’unica via diretta. Non hanno usato il loro intelletto per pensare ogni sorta di cose.

Lasciato da parte il proprio cosiddetto “io”, non hanno elaborato congetture di vario genere conseguenti al proprio modo individuale di pensare. Quando, semplicemente essendo come si è, si scopre in se stessi la forma originale universale così come essa è, non si separa più in due entità chi vede e la cosa vista, il suono e chi lo ode.* Ecco che il vero io si manifesta. Questo è l’universo che chiamiamo zazen».

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