Bendōwa, Dōgen: possedendo una sola ciotola e un vestito rattoppato 18-19

Fonti: Il cammino religioso, Bendowa, Stella del mattino. Tollini, Pratica e illuminazione nello Shobogenzo, Mediterranee.

18 «Sia gli indiani che i cinesi sono, fin dall’antichità, persone con caratteristiche di qualità superiore. Anche il livello culturale è alto; quando si diffonde l’insegnamento di Śākyamuni, tutti lo comprendono velocemente e in modo diretto. In Giappone, fin dal passato, le persone sono dotate di poca saggezza profonda e non vi è quindi chi possa trasmettere correttamente l’insegnamento di Śākyamuni. Dato che anche il livello culturale generale è basso, c’è ben poco da fare. In Giappone, anche coloro che dedicano la loro vita alla religione non sono neppure all’altezza dei laici cinesi che vivono una vita comune. Dovunque ci si volga, in tutto il Giappone, si vedono solo persone dal modo di pensare angusto, tutte prese da ciò che è visibile, immediato e a portata di mano, le quali prediligono le forme religiose che si manifestano come esorcismi e magie. Anche persone di tal genere, se fanno zazen, possono far proprio l’insegnamento di Śākyamuni?»

Risposta «È proprio così. I giapponesi, oggi, non sono molto dotati in saggezza. Manca la rettitudine. Per cui, anche se l’insegnamento di Śākyamuni viene trasmesso in modo diretto, esso si trasforma nel suo contrario, in un veleno. Tutti corrono dietro soltanto al proprio esclusivo beneficio e profitto e si ostinano nel proprio individualismo. Tuttavia, per comprendere a fondo, realmente, l’insegnamento di Śākyamuni, non vi è alcun bisogno di un modo di pensare così mondano. Anche nel periodo in cui Śākyamuni era in vita, vi furono casi di sciocchi e ignoranti che ricevettero e compresero nel modo giusto il suo insegnamento, e, praticando con orientamento corretto, fecero proprio il modo di essere che è il fondamentale55.
Non si deve pensare che un giapponese non possa comprendere fino in fondo l’insegnamento di Śākyamuni per carenza di capacità di comprensione o per insufficienza di profondità di sapienza. Piuttosto: a ogni persona, a chiunque è data la vita pura. Ma pur incontrandola, non ci dedichiamo a sufficienza a utilizzarla avendola pienamente assimilata come propria».

55 Nel testo originale sono qui riportati tre esempi di persone particolarmente poco dotate che si uniformarono all’insegnamento grazie alla loro fede. Gli esempi, tratti da testi più antichi, avevano probabilmente un significato immediato per i lettori dell’epoca, data anche la loro diffusione popolare: al lettore occidentale contemporaneo risulterebbero oscuri e poco significativi, motivo per cui li abbiamo omessi.


19 Nel precedente scambio di domande e di risposte, il nocciolo dell’insegnamento di Śākyamuni è stato esposto da varie angolature, eppure abbiamo soltanto fatto ricorso all’umano intelletto, e se guardiamo dal punto di vista del fare realmente zazen, non abbiamo fatto altro che tracciare disegni di fiori nell’aria. Tuttavia, dato che in Giappone la religione che chiamiamo zazen non è ancora stata introdotta, se inizialmente non ci si esprimesse neanche in forma di testi scritti, le persone che aspirano a fare concretamente zazen ne soffrirebbero.
Inoltre, io spero di rispondere all’aspettativa delle persone che vogliono realmente imparare lo zazen, raccogliendo le informazioni ricevute e le esperienze fatte in Cina da me, e facendo loro conoscere la condotta di vita delle persone che hanno davvero chiarito l’insegnamento di Śākyamuni. Non è questo il momento di parlare della norma della vita della Comunità, delle abitudini e delle regole: non sono cose di cui scrivere con leggerezza.

Il Giappone è situato a oriente del Gran Mare (della Cina), molto lontano dalla Cina, eppure 700 anni fa vi fu introdotto l’insegnamento di Śākyamuni. Questa è un’enorme fortuna. Però, mentre abbondano la dottrina e pratiche come gli esorcismi, non è compresa la modalità di una vera religione. Tuttavia condurre oggi una vita sobria, possedendo una sola ciotola e un vestito rattoppato, in un rifugio coperto di erba sulla montagna dove fare zazen con tutto me stesso, questo è dare davvero forma vivente all’insegnamento di Śākyamuni.

    Nel fare questo zazen è il compimento stesso, in una sola volta, del vero significato e del vero valore del vivere la vita del proprio autentico essere. Fare così zazen è diventare il proprio vero essere*, è incontrare il modo di esistere che è il fondamento; è la base del giusto modo di trasmettere l’insegnamento di Śākyamuni e di assimilarlo come deve essere. Quanto al modo e alla norma da seguire nel fare zazen, sono quelli da me precedentemente scritti nel Fukan Zazengi57.

    57 Fukan Zazengi, Il modo di fare zazen raccomandato a ognuno, è il primo testo scritto da Dōgen al suo ritorno dalla Cina.

    Per diffondere in tutto il Paese l’insegnamento di Śākyamuni, è necessario il permesso dell’imperatore. Eppure, pensandoci da un altro punto di vista, quando Śākyamuni morì, lasciò come testamento a re e a governanti di ben proteggere l’insegnamento per diffonderlo in tutto il Paese: gli stessi re e governanti cui era stata fatta questa richiesta, sono giunti fino ai nostri giorni per aver protetto bene quel testamento. Quel Paese è ovunque.

    Inoltre, per diffondere l’insegnamento di Śākyamuni non esiste luogo inadatto o luogo adatto. E neppure è da oggi che inizia la diffusione di quell’insegnamento. Essa continua ininterrotta dal momento in cui Śākyamuni lo ha reso manifesto sul Monte dell’Avvoltoio.
    Così stanno le cose, e io ora ho esposto queste considerazioni sulla Via della pratica per offrirle a tutti coloro che con sincerità profonda cercano l’insegnamento di Śākyamuni.

    1231 Autunno

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