Sokushin zebutsu, Dōgen: la visione di Senika 2

[Oriani traduce] C’era una volta in India un sedicente maestro chiamato Se­nika.1 Egli spiegava che la grande Via esiste nel nostro corpo e può fa­cil­mente essere compresa. Mediante questa saggezza, diceva, soffe­renza e non-sofferenza, caldo e freddo, dolore e piacere possono es­sere riconosciuti. Essa non è influenzata da oggetti o circo­stanze, an­che se le cose sempre vanno e vengono e le circostanze appaiono e scompaiono. La grande Via esiste ovunque e non c’è alcuna diffe­renza tra la gente ordinaria e i saggi; l’illusione appare e scompare nella nostra esperienza.
Solo questa saggezza esiste*, insegnava Senika, è l’ogget­tività che declina.

[Tollini traduce] La sapienza spirituale si estende ovunque e raggiunge sia gli uomini ordinari sia i saggi senza fare differenze. In alcuni momenti, esistono i fiori del cielo illusori, ma se si manifesta la sapienza spirituale anche con un solo pensiero corretto, la realtà scompare, le circostanze si dileguano e la vera natura della sapienza spirituale si manifesta da sola in tutta la sua pienezza.

[Oriani prosegue] Pure se il nostro corpo viene distrutto, la saggezza non perisce; essa esce dal corpo proprio come la gente da una casa in fiamme. Così, la saggezza ha un’esistenza indipendente ed è la reale natura dell’illuminazione. Ciascuno possiede l’illumina­zione. Questa natura originaria comprende sia l’illusione sia il ri­sve­glio. La sag­gezza non può mai essere ridotta a una cosa sola, e differisce dagli oggetti materiali. Inoltre, la saggezza esiste eternamente.

[Tollini traduce] (La sapienza spirituale) è chiara ed è chiamata la “vera natura” delle persone sapienti e illuminate. Questo si chiama anche il Buddha e si chiama anche il satori. È presente sia nel sé che nell’altro e attraversa sia l’illuminazione che l’illusione. Comunque siano la realtà e le circostanze, la sapienza spirituale non è come le circostanze e le cose (che mutano), ma permane così com’è per sempre.

Senika affer­mava pure che la saggezza esiste nell’oggettività e possiede vera esistenza; cioè possiede una reale sostanza, e causa ed ef­fetto. Ma la saggezza non equivale all’oggettività che ininterrot­tamente appare e scompare. La saggezza non partecipa della lu­ce o dell’oscurità. Mediante la co­noscenza tutto diventa chiaro, cioè, realizzeremo il sé reale, il risveglio originario, la na­tura reale e il corpo reale. Comprendendo questa natura reale, torneremo all’esistenza eterna – “Un grande uomo che torna alla verità” – e non saremo più soggetti a rinascita.

[Tollini traduce] Poiché le circostanze di questo momento si fondano sulla sapienza spirituale, esse sono la verità. Siccome sorgono dalla vera natura, sono la vera legge. Tuttavia, queste circostanze non sono permanenti come la sapienza spirituale e sorgono e poi si estinguono. Mentre, la sapienza spirituale non è soggetta a nascita e decadimento; proprio perché conosce spiritualmente, si chiama sapienza spirituale. Inoltre, viene chiamata “vero sé”, o “fondamento dell’illuminazione”, o “vera natura”, o “vero corpo”. Illuminarsi a questa “vera natura” è detto tornare alla dimora permanente, o “l’eroe della verità ritrovata”.

[Oriani prosegue] Giungeremo al grande oceano del sé reale, in cui vita e morte non sono più presenti. Poiché il sé reale è impedito nel manifestarsi ovunque, sorgono i sei mondi del samsāra.2 Questo è l’insegnamento di Senika.

[1] Un brahmāno, contemporaneo del Buddha. (Tollini annota: Senni o Senika era un maestro che insegnava ai tempi del Buddha. Ebbe una discussione con il Buddha riguardo alla dottrina e fu da lui convinto e ne divenne discepolo. La sua figura è riportata nel Nehankyô. È trattata anche nella domanda n. 10 del Bendôwa)

[2] Il sanscrito samsāra indica l’erranza di esistenza in esistenza, il ciclo delle rinascite.

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