Dōgen, Busshō: commento (2) di Jiso Forzani a Bussho 4 [busshō4.4]

[Dal post precedente] È vero osservare, quindi non è un soggetto che osserva, non è un oggetto osservato. Questo è la relazione del tempo reale: è la relazione che trascende. La natura autentica è questo: è il corpo nudo della natura autentica. Natura è questo, autentica è questo».

Il corpo nudo: Meister Eckart dice, nel suo sermone sulla povertà di spirito, che il vero povero non sa di essere povero, non si ritiene povero; neppure vuole fare la volontà di Dio, perché voler fare è già una ricchezza, un’aggiunta. Quando Gesù insegna ai suoi discepoli la preghiera al Padre, premette: «il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate» (Mt 6,8). Questo è il corpo nudo: io non aggiungo nulla, non tolgo nulla, ma siccome già faccio parte della relazione del tempo che viene, mi restituisco, nudo, al mio vero modo di essere.

La via della naturalezza non è aspettare un evento che per sua forza mi modifica e mi salva. Chi invece scruta il cielo per vedere i segni del tempo che viene, chi attende un tempo particolare, sarà sempre insoddisfatto: abituato a vivere nell’attesa, come si accorgerà che il tempo è venuto? Abituato a vivere guardando sempre altrove, cercando sempre dei segni, come riconoscerà il tempo che viene? Come un ragazzino che non ama la scuola e aspetta solo la Domenica: la Domenica viene, ma lui già guarda al Lunedì: che tristezza! San Paolo, che pure è il cantore della visione escatologica, ammonisce: «Poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio: Egli infatti dice: “Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso”. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» (2 Cor 6,1-2) Se siamo capaci di coniugare attesa e presenza, osservazione della relazione del tempo reale e relazione che trascende, allora non ignoriamo la natura autentica. 

I momenti di dubbio non sono fuori del tempo che viene: fanno parte integrante della realtà come i momenti di certezza. Anzi, sono i momenti di dubbio quelli che ci fanno ritornare nella direzione del superamento del dubbio. Chiamare dubbio il dubbio mi fa comprendere che sto guardando come da fuori ciò in cui sono dentro: è, scrive Doghen altrove, come dire che manca l’acqua mentre si sta nuotando in mezzo al mare. Non c’è che da tornare qui, nell’unico luogo in cui si manifesta la natura autentica.  

Fonte: Busshō. La natura autentica, di Eihei Doghen. A cura di Giuseppe Jiso Forzani. Edizioni EDB, Bologna, marzo 2000.

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