Dōgen, Busshō: commento di Jiso Forzani a Busshō 5 [busshō5.1]

La grande madre natura che ci sostiene e ci fa vivere, non è un’entità astratta, ma è edificata dal concorso di tutte le cose. Nella creazione che avviene di istante in istante, l’opera di creazione e la cosa creata non sono separabili: non c’è l’una senza l’altra e viceversa.

Neppure una cosa delle cose che sono è eliminabile senza che ciò modifichi il tutto e quindi ogni singola cosa che è. Non è questione di stabilire se l’universo è chiuso o aperto: chiuso o aperto che sia, tutto, nulla escluso, concorre a edificare l’universo così come è.

La realtà tutta intera di madre natura è la realtà sconfinata della natura autentica dell’essere: così si verifica, quando ogni cosa corrisponde alla legge intrinseca che la muove e che edifica la realtà come concorso di ogni cosa alla composizione del tutto.

Così, biblicamente parlando, Dio vede che la creatura è buona come l’opera del creatore, quando corrisponde alla sua legge intima che è il movente stesso della creazione. Non c’è una forma della natura autentica diversa da questa. Questa intima legge, questa natura intrinseca, non è qualcosa che sta dentro o fuori alle cose, non è sopra-naturale né nascosta qui o là: è le cose stesse, piccole o grandi che siano, ordinarie o straordinarie che ci appaiano. Tutto concorre, concorre tutto: a volte sembra così semplice, ma non per questo dobbiamo illuderci di capire tutto: a volte sembra così difficile, ma non per questo dobbiamo avvilirci, pensando di ignorare tutto.

L’interdipendente concorrere di tutto non edifica solo la vasta realtà esteriore, costituisce anche la trama della realtà interiore. Gli stati interiori di ciascuno dipendono e sono strutturati dal concorrere di tutte le cose. I nostri pensieri non sono indipendenti dalle condizioni esteriori: la nostra pace interiore non è dipendente da una legge diversa e autonoma, rispetto a quella che muove i cieli. Non si tratta quindi di conquistare uno stato mentale o spirituale imperturbabile, o di acquisire poteri che mi svincolino dalle comuni leggi: l’unico stato imperturbabile è la condizione della natura autentica di ogni cosa, che è quella cosa quando è se stessa.

I cosiddetti poteri soprannaturali sono aleatori, perché non c’è nulla sopra la natura che non sia a sua volta natura. Si manifestino oppure no quelle che all’occhio comune sono abilità straordinarie, qualunque cosa non è che manifestazione della natura autentica che avviene grazie al contributo di tutto. Non c’è mai nulla di cui vantarsi: non c’è uno stato particolare da raggiungere. Se si parla di poteri, è per ricondurre il discorso e l’attenzione sul vivere la realtà presente secondo le norme che la sapienza ispira. Per far questo non occorre neppure rimarcare che la realtà della vita di tutti i giorni è in sé stessa il cuore di Budda: anzi, facendolo si rischia di dare una patina di specialità innaturale a ciò che è naturale. Forse che esclamare: che bello!, rende più bello il cielo stellato? Quando si respira non c’è alcun bisogno di dire sto respirando. Credere che il cammino religioso ci renda speciali, vuol dire ostruire quel cammino che è invece quello dell’autenticità senza compiacimenti.

Fonte: Busshō. La natura autentica, di Eihei Doghen. A cura di Giuseppe Jiso Forzani. Edizioni EDB, Bologna, marzo 2000.

Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Newest
Oldest Most Voted
Inline Feedbacks
Vedi tutti commenti
0
Vuoi commentare?x