Gli equivoci sull’illuminazione

Ma voi quando dite che uno si può illuminare anche in questo momento, che cosa intendente dire? Se per comprendere in modo totale tutte le nostre esperienze dobbiamo “fare” le nostre esperienze, come possiamo “illuminarci” in questo momento?
Semplicemente comprendendo.
Sì, va bene, su questo sono più che d’accordo. Però, se per arrivare alla comprensione devo fare l’esperienza, come posso farle tutte in un momento? E’ impossibile!
Infatti.
Allora perché dite che ci si può illuminare in questo momento?
Ma tu sai quante esperienze hai fatto prima?
No.
Allora come fai a dire che è impossibile? Noi non abbiamo detto – come hanno detto altri – che ci si può illuminare nel corso della “prima vita”, ma certamente dopo un certo numero di esistenze, l’illuminazione (se così la volete chiamare, per quanto sia un bruttissimo termine, secondo me) può arrivare in qualsiasi istante.
Allora, scusami, che cosa intendete per illuminazione?
La comprensione.
Di ogni esperienza fatta, però, non di quelle che devo ancora fare. Perché io intendo “illuminazione totale”, cioè già la fine. O sbaglio l’interpretazione?
Quella che voi chiamate “l’illuminazione” e che viene interpretata come la fine dell’evoluzione – cosa che assolutamente non è vera, tanto per incominciare – non è altro che il raggiungimento di un canale preferenziale che in qualche modo mette più in contatto con la divinità.
Cioè?
Con Dio. Quindi l’illuminazione non è la fine dell’ evoluzione, non è l’immersione in Dio, ma è il raggiungimento di Dio attraverso qualche canale, un canale soltanto, magari il canale del misticismo. Attraverso particolari meccanismi esperiti nel corso di una vita, il mistico può arrivare a “toccare” figurativamente Dio; ecco allora questa illuminazione, per cui la sua coscienza sembra aprirsi alla totalità e arricchirsi dell’Assoluto.
Perché “sembra”?
Perché, ho detto, sembra riempirsi e aprirsi …
E’ una sua illusione, o sensazione, oppure … ?
Certamente, in confronto a come era, l’apertura, il riempimento è enorme; però non è ancora l’immersione, la fusione nel Tutto.
Comunque questo presuppone una strutturazione del corpo akasico non indifferente.
Sì e no. Ma ne parleremo poi in futuro, a proposito dei “semplici” discorsi su Dio che abbiamo incominciato. E’ necessario senz’altro passare attraverso il corpo akasico (della coscienza ndr) ma, proprio in base a quello che ho detto un attimo fa, non è necessario che il corpo akasico sia enormemente strutturato perché ciò accada.
O meglio, forse deve essere strutturato in una certa direzione piuttosto che …
Deve essere più direzionato, direzionale. Può trovare un canale che in qualche modo è più diretto verso il raggiungimento di questa piccola punta di unione con l’Assoluto, con la Divinità. Certamente, ripeto, non è la fine dell’ evoluzione.
Cerchio Ifior, L’Uno e i molti, vol.2, pag 57-59

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