Se ricordassimo che l’interpretazione della realtà che generiamo
e siamo chiamati a vivere, è quanto di più soggettivo, ci risparmie-
remmo non poco dolore.
L’unico riferimento che abbiamo, l’unico dato reale, è la nostra reazione interiore. Ciò che ci guida non è la ragione per cui l’altro ha fatto questo o quello, per cui è accaduta quella o quell’altra cosa: ci guida la qualità della nostra reazione interiore, il nostro soffrire parla di noi, la nostra offesa parla di noi, il nostro risentimento parla di noi.
Le nostre emozioni e i nostri pensieri raccontano delle nostre sfide, dei passi che ci aspettano.
L’altro? Solo colui che si presenta e porta scompiglio in un ordine apparente.
Ma lo dimentichiamo e puntiamo il dito accusatorio, senza fine.
Così facendo ci precludiamo la possibilità di imparare: nel momento in cui ci interpretiamo come vittime non impariamo più, perché tutta la responsabilità, o buona parte di essa, diventa dell’altro.
Potremmo imparare a rimanere focalizzati su noi e sulle nostre reazioni e incominciare veramente ad imparare da qualunque stimolo l’altro porti nella nostra vita.
Sottoscrivi
Login
0 Commenti
Newest