Sbalorditi abbiamo visto scorrere le immagini di questo giovane calciatore mentre si accasciava sul campo. Poi abbiamo spento.
Immaginiamo che i fotogrammi di questa morte siano stati l’apertura di tutti, o di molti, tg.
Abbiamo spento perché non volevamo assistere insieme ad altri milioni di spettatori a quel momento così intimo, personale ed unico che è il morire.
Morire è un fatto personale, un passaggio che si compie nell’intimità degli sguardi e del sentire di chi ha camminato con noi, gli unici autorizzati ad alzare gli occhi sul nostro respiro.
Avremmo voluto proteggerti mentre lasciavi questo giorno per altri giorni; proteggerti dal cinismo, dalla stupidità, dalla mancanza di un centro interiore di discernimento, che ha permesso ad editori, direttori, giornalisti di mandare in onda il tuo transitare.
Abbiamo potuto solo spegnere il televisore, scrivere queste righe e piangere per l’umanità comune perduta.
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