L’importanza di ricordare:
-Che quella scena, qualunque essa sia, è per me. Dalla coscienza generata e finalizzata ai suoi apprendimenti.
Nell’eterno presente la coscienza ‘visita’ i fotogrammi e li lega in un processo il cui unico scopo è l’ampliamento della comprensione.
-Che l’altro compare sul palcoscenico in modo del tutto funzionale alle esigenze della coscienza nostra, quindi ‘recita’ esattamente la parte che la coscienza gli affida.
-Che la scena non è oggettiva, anche se tutti i dati, ad esempio il comportamento dell’altro, sembrano confermarlo.
La scena, nel sentire, nell’apprendimento, nella comprensione, è squisitamente soggettiva, fa riferimento a noi e vale essenzialmente per noi. Che cosa possa produrre nell’altro, se qualcosa produce, non lo sappiamo e, se guardiamo fino in fondo, non lo sapremo mai.
-Che non siamo mai, in assoluto, vittime dell’altro.
Ricordando questo posso serenamente affermare: ‘Quella scena, ogni scena, è per me! Sono disposto ad imparare.’
Questo per una lunga stagione della nostra vita, non per sempre. Viene il giorno in cui quella scena è semplicemente una scena, non è per noi.
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