La rappresentazione di ciò che non siamo

Francesca dice: “Ho molta ammirazione e gratitudine per chi sa regalare la visione del proprio cadere per quello che è, uno dei fatti che ci fanno quel che siamo, senza bisogno di camuffare o giustificare”.
“Il nostro cadere  testimonia ciò che siamo”. Meglio, direi che il nostro cadere testimonia ciò che dobbiamo imparare: in tutti i momenti della nostra vita si mostrano i termini e i contorni del nostro apprendistato, il nostro compito in officina.

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La vita, prima ed ultima maestra

Un lungo succedersi e intrecciarsi di eventi, intenzioni, pensieri, emozioni, questo è la vita. Tra conflitti e piccole liberazioni scorre il nostro quotidiano impregnato di routine.
Nella routine incontriamo il partner, i figli, i genitori, i colleghi di lavoro, i maestri, i discepoli, i libri, i film che ci plasmano.
Incontriamo la sofferenza e la gratificazione, l’umiliazione e il riconoscimento.

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La radice della libertà

Ogni libertà nasce, si sviluppa e muore nella relazione con l’identità (mente, emozione, corpo).
La libertà fiorisce nella non identificazione.
La non identificazione è la conseguenza non di tecniche, pratiche, sapere acquisito, ma di comprensioni raggiunte.

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Senza scopo

Nell’esserci senza scopo, senza finalità alcuna, si manifesta la vita così com’è, libera di noi e della nostra pretesa.
Attraverso noi la vita canta se stessa.

L’amicizia, l’amore

Anna scrive: “Riflettevo sul concetto di amicizia: da una parte il tuo non averne bisogno, dall’altra il chiamare ciascuno di noi da subito amico.”
L’amicizia, come l’affetto e l’innamoramento, prefigurano l’esperienza dell’amore. Sono ciò che l’uomo vive nel quotidiano della relazione con l’altro da sé e che lo prepara, lo forgia, ad un’esperienza di ben altra natura.

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L’incomunicabile, la parola che sorge dal silenzio

Scrivere, parlare, vivere è portare a rappresentazione il proprio sentire, quel che si è compreso e quel che è ancora da comprendere.
Ogni volta che prendo un foglio per annotarmi delle idee mi rendo conto che inizia un processo di svelamento attraverso il mezzo delle parole, le quali, mentre si articolano, mostrano il loro limite ma anche la loro grande potenzialità.

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La preghiera, il dialogo interiore

Presentiamo un testo illuminante del Cerchio Firenze 77 sulla preghiera e sul pregare, tratto dalla pagina Facebook del Cerchio.
In sé le parole di Kempis esauriscono l’argomento e poco possiamo aggiungere. Nella nostra didattica noi parliamo di “dialogo interiore” e preferiamo questa espressione perché meno condizionata.

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Perdere senza fine

Che cosa rimane?
Il quotidiano con i suoi piccoli fatti.
Non l’interesse per i pensieri, le emozioni, gli affetti, le azioni: guardando attentamente, l’interesse per ognuno di questi aspetti scompare.

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Avremmo voluto proteggerti

Sbalorditi abbiamo visto scorrere le immagini di questo giovane calciatore mentre si accasciava sul campo. Poi abbiamo spento.
Immaginiamo che i fotogrammi di questa morte siano stati l’apertura di tutti, o di molti, tg.

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