Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
[…] Fintantoché siamo vivi, che ci pensiamo oppure no, siamo il me originario ma, nello stesso tempo, abbiamo il karma di produrre molteplici illusioni, ed è un fatto reale che non ci possiamo separare dall’idea che abbiamo di noi come io che esiste di per sé, come ente autonomo.
un monaco anziano
Coloro che hanno analogo sentire creano lo stesso mondo [realtà5]
Cerchio Firenze 77, Il libro di Francois, Edizione Mediterranee, pp. 217-219.
Coloro che hanno analogo sentire creano lo stesso mondo. Per esempio, coloro che hanno un tipo di sentire che va dal grado A al grado N sono legati nella loro espressione a certe limitazioni*, che li conducono ad avere come finestre di comunicazione dei sensi (nel piano fisico i 5 sensi).
Il dono ha un valore in sé, non conta l’intenzione [68A]
Noi, oggi, renderemo evidente il vostro sottile inganno nel dire: “Io dono”, e soprattutto il fatto di non essere consapevoli che state parlando di un atto che vi trascende. E mentre voi non osate contraddirci, già le vostre menti borbottano, borbottano, borbottano.
I sensi e la mente creano la realtà [realtà4]
Esempio della sedia – La sedia su cui sedete è una realtà ben concreta; tuttavia così vi appare in virtù del fatto che il vostro corpo è costituito di analoga materia, e che la limitazione della vostra vista vi impedisce di vedere la materia nella sua realtà.
Tutti e tutte le cose non sono altro da me [Antai-ji10]
Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
Un termine che Dōgen nello Shōbōgenzō mette sempre in evidenza è jin: una piccola parola dai molteplici significati, perché esprime il senso di andare fino in fondo senza residui, esaurire senza lasciare niente, arrivare al non plus ultra.
Esiste qualcosa di oggettivo nel mondo della percezione? [realtà3]
Cerchio Firenze 77, Il libro di Francois, Edizione Mediterranee, pp. 213-214.
Questo «qualcosa di oggettivo», come tu lo chiami, corrisponde al «soggettivo universale» di Kant, ovvero ai «comuni denominatori delle varie soggettività», come dicono i maestri.
L’amore, gratuità che ci attraversa [67A]
In questi incontri finali vi verrà svelato che l’amore è gratuità. Nella via della Conoscenza non è possibile indulgere su quello che vi raccontate sull’amore, cioè quello che etichettate come vostro dono all’altro, oppure quello che ricevete, proclamando in cuor vostro che è importante amare gli altri ed è importante darsi agli altri con tutto se stessi.
ln che modo il sentire crea i mondi della percezione [realtà2]
Cerchio Firenze 77, Il libro di Francois, Edizione Mediterranee, pp. 209-213
Nell’enunciazione del loro insegnamento, in un primo momento, i maestri hanno fatto l’esempio dei fotogrammi, mediante il quale si diceva che tutto esiste già in uno stato di eterno presente e di infinita presenza, mentre sono gli esseri che, nei piani della percezione, percepiscono in successione questo eterno presente.
Cos’è il volto originario? [Antai-ji9]
Kōshō Uchiyama rōshi. Discorso d’addio ad Antai-ji.
C’è un kōan che parla del mio “volto originario prima nella nascita di mio padre e mia madre”: verrebbe da pensare allora che ci sia qualcosa di speciale che sarebbe questo “volto originario”, ma non è così. È semplicemente lì dove è aperta la mano del pensiero. Nessuna speciale misteriosa frontiera o sembianza.