Pieno di senso, dell’origine del senso. Nell’ambito dell’identità un fatto ha senso quando ci conferma, ci gratifica, ci giustifica (in senso paolino).[1]
Basi del Sentiero contemplativo
L’affiorare dell’essere: 3- senza osservatore e silente [sentiero62]
Dicevo sopra che l’essere non è un osservatorio ma un livello di comprensione. Come scompare il soggetto scompare anche l’osservatore legato al soggetto.
L’affiorare dell’essere: 2- senza soggetto [sentiero61]
A noi sembra un paradosso che possa esserci percezione senza soggetto percipiente, ma così è. Il percipiente è la derivante di un processo di attribuzione, non un dato di realtà.
L’affiorare dell’essere: 1- oltre il tempo [sentiero60]
Siamo già entrati nella dimensione dell’essere e come abbiamo visto questo non toglie niente alle nostre vite come sensazioni, emozioni, pensiero, ma aggiunge un’altra dimensione da sperimentare e permette di leggere l’esistente e lo sperimentato in una luce completamente differente.
Lo zero, il pensiero, l’emozione, l’azione [sentiero59]
Fino a quando non è maturata la comprensione di altro, a noi sembra che la cosa più importante sia quel sentirci d’essere che deriva dalla percezione, dalle emozioni, dai pensieri.
Lo spazio neutro, lo zero [sentiero58]
“Nella nostra banalità”, hai detto a un certo punto; sì, nella nostra banale irrilevanza è la chiave per incontrare sé, l’altro e una possibilità di libertà.
L’irrilevante può scorgere l’essere. Lo spazio dell’esistere è lo spazio dello zero.
Non è un problema se sono un essere limitato [sentiero57]
Che cosa accade quando noi siamo, finalmente, consapevoli del nostro limite e lo accogliamo senza più protestare? Accade che ci “de-tendiamo”. Ti è mai capitato di entrare in una chiesa, una sala di meditazione, un monastero e di avere la chiara consapevolezza di essere entrata in un’altra dimensione di sentire?
Quella limitazione che parla dell’essere [sentiero56]
Non c’è accoglienza senza che si entri in un processo che ridefinisca chi accoglie: a noi sembra che sia l’identità ad accogliere; certo, è così, ma quell’io che accoglie è sentire in atto e in costante mutamento, quello che chiamiamo io è un noi, un insieme, il volto di un insieme, e quindi ciò che mostra è la risultante del processo che vive tutto l’insieme.