Solo nella relazione profonda c’è svelamento

Definiamo relazione profonda quel rapporto affettivo, lavorativo, spirituale che non avviene nell’ottica del “tu mi servi/io servo a te”ma dentro ad un consapevole respiro esistenziale.
Definiamo svelamento l’affiorare alla consapevolezza delle paure, inadeguatezze, vulnerabilità, presunzioni, automatismi che governano il nostro interiore e alle quali aderiamo dicendoci che quello noi siamo.
Se la relazione porta con sé lo svelamento, questo dove conduce?
-Al nascondersi a se stessi accusando l’altro: alla vittima.
-Alla crisi, alla precarietà interiore, alla colpevolizzazione.
-Alla crisi, al rimboccarsi le maniche: questo è lo stato dell’arte, con questo debbo fare i conti, inutile lamentarsi: il mio limite è la mia possibilità.
Quest’ultima disposizione è quella che incoraggiamo: grazie alla vita c’è sempre qualcuno che ci svela, che ci impedisce di nasconderci e questo avviene tutti i giorni, a tutte le ore.
Quel qualcuno, e ciò che ci aiuta a svelare, è la nostra benedizione perchè non ci dice: “Tu sei sbagliato!”, ci ricorda che possiamo cambiare: a partire da ciò che siamo possiamo lavorare consapevolmente perchè altro affiori.
Noi leggiamo lo svelamento come giudizio ma, nel film della nostra vita che, lo ricordo, è personale e soggettivo, l’unico giudizio operante è quello che ci diamo da noi.
Smettere di farsi del male diviene l’imperativo e questo è possibile solo se ricordiamo che:
-vivere è affrontare il non compreso;
-il limite è la manifestazione plastica di ciò che compreso non è.
Non è una colpa non avere compreso questo o quello: tutti i viventi stanno confrontandosi con del non-compreso, ciascuno con il suo.

L’immagine è tratta da: http://relazioni.uncome.it/articulo/come-sapere-se-la-mia-relazione-e-conflittuale-3509.html

Le due menti, un racconto per adulti e bambini, da “Piccolo albero”, Forrest Carter, Salani

Nonna disse anche che tutti quanti hanno due menti.
Una ha a che fare con le necessità della vita fisica, e di essa bisogna servirsi per capire come procurarsi un tetto, cibo e quant’altro occorre al corpo. Bisogna usarla per sposarsi e avere figli e cose simili. Di quella mente abbiamo bisogno per andare avanti. Ma ne abbiamo una seconda che non ha niente a che fare con cose del genere. Questa, disse la nonna è la mente dello spirito.
Della mente del corpo ci si serve per pensare in maniera avida e abietta: se per esempio approfitti sempre della gente e pensi di ricavarne benefici materiali, in tal caso devi contrarre la mente dello spirito tanto da ridurla alle dimensioni di una noce di hickory.

Quando il tuo corpo muore, mi spiegò la nonna, con lui muore la mente del corpo, e se per tutta la tua esistenza non hai fatto che pensare a quel modo ti ritrovi con uno spirito non più grande di una noce di hickory, perchè la mente dello spirito è quel che sopravvive quando tutto il resto muore.
E quando rinasci, com’è inevitabile, allora eccoti lì, nato con una mente dello spirito piccola come una noce di hickory, e in pratica non capisce niente di niente.
E capita che si riduca alle dimensioni di un pisello, e che magari scompare se la mente del corpo vivente ha il sopravvento: In tal caso il tuo spirito lo perdi del tutto.
E’ così che diventi una persona morta, e secondo la nonna era facile scoprire le persone morte. Le persone morte, mi spiegò, quando guardano una donna non vedono che porcherie; quando guardano altri individui non vedono che cattiveria; quando vedono un albero non vedono che legname e profitto; mai bellezza. Morti che camminano, disse la nonna.
La mente dello spirito è come un qualsiasi muscolo. Se te ne servi diventa più grande e più forte, e l’unica maniera per ottenere questo risultato è di servirsene per comprendere, ma è impossibile spalancarle la porta finchè non la smetti di essere avido e meschino con la tua mente del corpo. Allora la comprensione comincia a prendere piede, e più ti sforzi di comprendere più grande diventa.
Com’è ovvio, comprensione e amore sono tutt’uno; a parte il fatto che troppe volte la gente va indietro anzichè avanti, fingendo di amare cose che non capisce. Il che è impossibile.
Mi resi perfettamente conto che già mi sforzavo di capire in pratica chiunque, perchè non volevo certo ridurmi con uno spirito piccolo come una noce di hickory.

da: Piccolo albero, Forrest Carter, Salani

 

Dal sorgere del sole al tramonto divento una persona diversa

Ogni ora, ogni incontro scandiscono lo scomparire di qualcosa e l’avanzare di altro.
Una paura, una chiusura, uno sbilanciamento se osservati e non rimossi, se affrontati per la loro natura e accolti come possibilità di trasformazione, lasciano il passo al nuovo, ad altro che sorge.
Di incontro in incontro, di esperienza in esperienza, qualunque sia la mia identificazione o la mia consapevolezza, qualcosa muta nell’equilibrio interiore tra paura ed apertura, ego-donazione di sé.
Il tempo non è solo un dato cronologico è, innanzitutto, processo del sentire e trasformazione sequenziale nell’identità e nelle sue resistenze.
Oggi, proprio oggi posso imparare attraverso tutto ciò che si presenta, attraverso tutti coloro che per le ragioni più diverse si impattano con me.

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Esprimere sé è manifestare la propria emozione ed il proprio pensiero?

Che cosa significa manifestare la propria emozione ed il proprio pensiero?
Che cos’è la manifestazione se non la messa in scena dell’identificazione?
Vivere è dunque manifestare ciò con cui siamo identificati?
Ma dove conduce l’identificazione?
Questi i temi del gruppo di approfondimento del Sentiero contemplativo di sabato 18 gennaio 2014, ore 15,45-18,45 all’Eremo dal silenzio, San Costanzo.
Arrivare alle 15,30 con coperta, sgabello o cuscino da meditazione, tappetino.

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I limiti della morale e la necessità di sperimentare della coscienza

Gruppo di approfondimento del Sentiero contemplativo, sabato 9 novembre, ore 15,45-18,30.
Il tema:
La piena manifestazione di sé e il pieno dimenticarsi per lasciare spazio a qualcosa di più vasto.
Osare esistere ed essere.
I limiti posti dalla morale e le necessità della coscienza di sperimentare.

Immagine tratta da www.ilpost.it, Keith Haring.