Chi di voi ha partecipato ai gruppi della stagione passata ha visto come il nostro tentativo fosse quello di dare a ciascuno delle basi per interpretare sé, l’altro da sé e la vita: quel nostro lavoro ha avuto una chiara connotazione concettuale e questa volevamo che avesse anche se per alcuni di voi può essere stato faticoso.
La nuova stagione si apre su di un’orizzonte molto diverso, guardate i temi:
Conoscenza di sé
Il fondamento di ogni passo: tutto ci svela, ci narra di noi e ci chiede una resa.
Osservandoci
E’ possibile osservare le peggiori cose che l’umano compie rimanendo neutrali?
(intendendo per neutralità non la passività ma il non giudizio)
Credo che l’allenamento all’osservazione di sé aiuti..
Alla radice della neutralità stanno due fattori: la comprensione e la compassione.
La centralità dell’altro da noi
Nel momento in cui ci chiediamo: “Che cosa avrà spinto l’altro a quella azione, a quelle parole?” compiamo il gesto preciso del mettere al centro l’altro , il suo punto di vista, la sua motivazione interiore.
Quel gesto comporta un nostro divenire secondari: primario è l’altro e l’interrogazione sull’altro.
Questo gesto non è possibile fino a quando noi siamo impregnati della nostra visione e ci collochiamo al centro della scena; può avvenire soltanto quando dentro di noi si è sviluppata la consapevolezza della nostra non centralità sostenuta da un adeguato sentire di coscienza.
Prima di quel sentire l’ascolto e l’interrogazione sulle ragioni dell’altro è una pratica con cui ci misuriamo costantemente e ogni scena ci racconta della necessità di decentrarci da noi e di aprirci all’altro..
Sfumature di sentire
Un continuo essere braccati.
Non appena qualcosa è consolidato
ti viene sottratto:
qualcosa prende forma,
diventa chiaro,
viene assorbito e strutturato
e poi scompare dalla scena.
La nuova scena contiene in sé,
manifesta, tutta la comprensione
raggiunta ma, quando si presenta,
è come se tu dovessi ricominciare
e il consolidato, il compreso, non bastano;
altro ancora ti viene chiesto,
più sottile, più impalpabile,
sfumature impercettibili.
Che cosa chiede la vita ora?
Non lo sai, ma quello che sei stato
non conta più, adesso c’è una nuova sfumatura,
un nuovo particolare,
ancora altro da perdere,
ancora altro che viene sottratto.
Non conosci la direzione ma sai
che toglierà ancora, incurante.
Meditazione sul determinante
Accade proprio ora
quel piccolo fatto
che, parlando di sé,
ti interroga.
In sé, quel fatto,
è solo un fatto
e racconta solo di sé;
quando lo interpreto,
e sempre lo interpreto,
allora inizia a parlare di me.
E cosa dice di me?
Poche o tante cose,
dipende, ma in tutti i casi
mi offre una possibilita’
di vedermi, di sentirmi,
di seguire un processo
o di lasciarlo andare.
Da chi è portato quel fatto?
Da quella persona
che lavora accanto a me,
da quel figlio, da quel partner,
da quell’inciampare in un gradino.
Una processione quasi infinita
di piccoli insignificanti fatti
e tutti mi indicano la via.
Sempre. Consapevole
o inconsapevole che io sia,
quel fatto che accade ora
è il determinante.
Quel fatto, apparentemente
insignificante,
in quel quotidiano,
apparentemente senza sostanza.
Il dubbio
Un cammino
lungo e silenzioso
dove qualunque cosa dici e fai
non è credibile,
non è sostenibile.
Il dubbio è un tarlo
implacabile.
Qual’è l’intenzione
nascosta dietro
ad ogni rappresentazione?
Quel gesto
Quante volte devi
ripetere un gesto
perché sia niente altro
che un semplice gesto?
Ma, soprattutto,
quanto devi aver visto,
osservato e patito
quell’insinuarsi di te
in quel semplice gesto?
Non c’è vita
finché ci siamo noi.
Senza condizionamento
Se tu non sei più vittima
che cosa sei?
Se scompare l’identita’
che ti viene conferita
dall’interpretarti come colui
che subisce la vita,
cosa diventi?
Quello del subire
è un mondo interiore,
quando non ti interpreti più all’interno
delle logiche di quel mondo,
allora sei semplicemente
colui che vive.
Nel gesto del vivere
non c’è condizionamento.
Senza interpretazione
non c’è condizionamento,
vita e liberta’
danzano assiene.