[…] L’unico giudice di voi stessi, figli nostri, un giudice al cui cospetto anche i più grandi inquisitori si sono sentiti tremare in maniera irrefrenabile le ginocchia non è altri che voi stessi.
Voi stessi siete giudici e carnefici, voi stessi vi condannate al tormento, voi stessi vi crocifiggete con una valanga di «se avessi voluto», «se avessi cercato», «se avessi fatto non fatto» e fate fatica a perdonarvi, finendo con rendervi impossibile cercare di porre rimedio a ciò che siete stati diventando dei voi stessi diversi, preferendo le mille corone di spine dei vostri sensi di colpa al cambiamento che, solo, potrebbe porre rimedio, per la vostra coscienza, a ciò di cui vi incolpate.
Conoscenza di sé
Il fondamento di ogni passo: tutto ci svela, ci narra di noi e ci chiede una resa.
L’ecologia della mente nella via spirituale
Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Genesi 3, 9-10
Il “dove sei” non è certo rivolto alla collocazione fisica, la domanda investiga dove l’uomo ha appoggiato la propria attenzione, la consapevolezza e la relazione che intrattiene con sé e il proprio interiore.
“Ho paura e sono nudo”: nudo davanti ai miei limiti, bisogni, desideri, giudizi, aspettative; pieno di paura perché privo di strumenti per governarli e temo di esserne travolto.
Il mondo specchio dell’interiore
Lungo la riviera romagnola ci sono addette alle camere che vengono pagate due euro a camera in alberghi a quattro stelle (Fonte: l’Espresso di questa settimana). Prendi pochissimo e devi lavorare moltissimo, quanto puoi reggere?
Sono eccezioni? Non diciamo sciocchezze.
Un produttore di grano tenero incassa 17€ a quintale, in piena rimessa. Come produrrà domani e come pagherà i debiti, gli operai?
Se vogliamo comprendere il tumore che ammorba l’Europa, dobbiamo osservarne le metastasi, divenirne consapevoli ed operare per cambiarle.
L’idea della realtà quotidiana
Scrive Nicola Lagioia, commentando l’incidente ferroviario di Bari: “Che viaggiate a bassa velocità ad Andria come a Gallarate, avrete a che fare con uomini, donne, ragazze e ragazzi i cui volti sono totalmente diversi da quelli che potreste ritrovare in una fiction televisiva, in un reality, in un talent. Sono spesso i corpi e i volti di chi è stato lasciato indietro, di chi lotta con le unghie e con i denti per non essere sbattuto definitivamente fuori dal consesso sociale”.
Conosciamo qualcosa di questo paese, dei suoi mille volti che emergono ad una parziale evidenza solo quando accade qualcosa?
I tempi e le necessità della crescita interiore
Prima scena. L’altro giorno Caterina mi ha mandato un video di suo figlio adolescente mentre annaffia l’orto e canta una canzone popolare. Il ragazzo, come i suoi due fratelli, è stato educato in casa, niente scuola: la madre si è caricata sulle spalle la consapevolezza dell’inadeguatezza della scuola e ha detto: “Li crescerò tra le capre e i libri, tra l’orto e il computer, tra le storie della campagna e la città, tra l’interiore e l’esteriore, secondo i loro tempi e il loro modi”.
Seconda scena. Primi anni ’70, con un amico accompagniamo al porto di Venezia una ragazza tedesca nostra coetanea, conosciuta sul treno durante il viaggio che dalla Germania ci portava in Italia. La ragazza, ventenne, andava in Israele a vivere in un kibbuz.
La conoscenza, la consapevolezza, la comprensione innazitutto
Accogliamo oggi una nuova amica nella nostra comunità, in questa officina esistenziale che ci vede impegnati nel cammino della conoscenza, della consapevolezza, della comprensione.
E’ un passo importante, non verso di noi, non per l’organismo comunitario che comunque si arricchisce di un altro sentire, di un’altra operaia, ma per ciò che significa per la persona che compie la scelta: essa si propone di porre al centro della propria esistenza, insieme alla cura di sé e della propria famiglia, il cammino interiore, la conoscenza di sé, la consapevolezza del proprio operare, la disponibilità ad imparare e, ogni giorno, a cambiare.
La responsabilità della malattia
Un tempo si pensava che l’origine del male fosse in entità esterne all’umano: può darsi che ancora oggi qualcuno lo pensi, ma la psicologia ha dato una grande mano nel fare chiarezza.
Oggi, la grande parte di noi pensa ed è convinta che sia il corpo ad ammalarsi, per ragioni meccaniche sue o dipendenti dagli stili di vita, o da cause ambientali.
Perché di tutti coloro che sono stati esposti all’amianto solo una parte si è ammalata, o perché di tutti i fumatori solo una parte contrae il cancro al polmone?
Sesso, abitudini, comprensioni
Dice la nostra amica in merito alla discussione sul sesso: Ogni istinto, compreso quello sessuale, se lo ascolto è un languore in una zona del corpo. E se non lo alimento con fantasie a volte è solo una piccola tensione. A volte invece è un energia che nasce già molto intensa. Come si trasformano queste energie? La trasformazione, è un processo che avviene dopo aver sperimentato ancora e ancora la presenza di questi impulsi?
Mettiamo un punto fermo: ognuno ha quel che gli serve.
Gli serve a cosa? A fare esperienza, a divenire consapevole e, infine, a comprendere.