Verso la libertà interiore

Le domande di Maya (a partire dalla lettura del libro L’essenziale).

Se non c’è l’agente, non c’è la realtà?

Chi è l’agente? La coscienza? L’identità?
Se non c’è identità – il soggetto che si attribuisce l’accadere – c’è solo l’accadere senza attribuzione, pura neutralità (così come è possibile all’umano). E’ la vita che vive l’iniziato/a, colui/ei che è giunto alla fine del proprio cammino incarnativo. La realtà è presente e si manifesta con le logiche del divenire, ma non c’è un soggetto che dice: “Questo è mio!”
Va notato che finché c’è vita incarnata c’è sempre un tasso di identità, magari molto ridotto, per la ragione molto semplice che essendoci i veicoli mentale, astrale e fisico, comunque questi generano un’immagine di sé. Che l’iniziato/illuminato non abbia alcun grado di identità, è pura illusione e appartiene alla mitologia dello spirituale.

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Il seme della vita nella malattia

Ho incontrato ieri una persona, un poco più giovane di me, con una malattia oncologica e un passaggio esistenziale delicato.
La posta in gioco per quella persona è il poter considerare lo stato di malattia nel quale si trova, come la chance più importante che la vita poteva offrirle.
Indipendentemente da quanti fogli il suo calendario le riservi, una manifestazione oncologica rappresenta un avviso ultimativo:

C’è qualcosa che non va nel sistema, puoi limitarti a considerarti vittima del male o puoi coglierne il valore simbolico, la portata esistenziale e interrogarti su cosa nella tua vita non va, e non va da tempo. Questa interrogazione, e la possibile conseguente revisione di vita, non ti garantiscono né la guarigione, né la sopravvivenza ma di certo daranno ai tuoi giorni un altro senso e un’altra completezza.

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Non fermarsi al conosciuto, al rassicurante

Non ho corso in questa vita il rischio del rimanere seduto, dell’aspettare, dell’omologarmi.
Il rito sociale, consolatorio e rassicurante, dell’intruppamento non mi ha contagiato. Non ho fatto niente per essere contro a priori, ma il consentire al punto di vista generale non mi ha mai attratto. Perché?

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L’inaspettato, la tensione, l’osare

Il vivere ha sempre un grado di imprevedibilità, non c’è giorno che non porti scene inaspettate, impreviste, fuori dalla possibilità del nostro controllo.
L’impossibilità di controllo e l’essere in balia del non previsto, sempre generano una tensione interiore di vario grado.
Non sappiamo se saremo in grado di affrontare la situazione e, molto spesso, un senso sottile e profondo di inadeguatezza mai risolto definitivamente, riaffiora.

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ricerca di senso

Una ricerca estrema di senso

Se andiamo a vedere le biografie dei terroristi che hanno operato a Parigi, spesso, non sempre, scopriamo ciò che già sapevamo: vite cresciute negli immensi quartieri dormitorio, problemi di integrazione sociale, droga a volte. Vite normali ai margini, altre volte vite normali integrate.
Ad un certo punto la svolta radicale, la decisione di spendere la propria vita per un ideale che a loro appare vero e determinate: finalmente una risposta alla domanda di senso, conscia e inconscia, che premeva nel loro interiore.

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odio-amore

La radice dell’odio

E’ nell’ingiustizia, nella sopraffazione, nelle condizioni culturali e sociali l’origine dell’odio che sparge il sangue di molti su tutto il pianeta?
Non credo, questi sono fattori che possono generare frustrazione interiore e necessità di ribellione, di giustizia, di cambiamenti anche caotici e violenti, ma l’odio è un’altra cosa, un’altra esperienza.

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identità coscienza

Identità e coscienza sono indivisibili

Essendo l’intera vita dell’umano condizionata dalla logica duale, è facile cadere nella trappola della mente che tutto divide.
Questo vale anche in ambito spirituale e si specchia nel dualismo coscienza/identità, dove la prima è considerata la realtà vera e la seconda quella ingannevole, effimera, irreale.

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La mente divide, ma non per sempre

Per sua natura la mente analizza e di ciò che si mostra nella sua unitarietà coglie il dettaglio, evidenzia il particolare, sottolinea un aspetto.
Nello svolgere questa mansione ad essa connaturata, perde di vista l’insieme della cui natura poca sa comprendere.
D’altra parte, non è compito della mente occuparsi dell’insieme, ma della coscienza: essa è l’organo che tutto tiene assieme, che guida il procedere frammentato ed unilaterale dell’umano conferendogli direzione e scopo.

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karma aiuto

Il karma e il non compreso

[…] Per comprendere nella giusta maniera la relazione tra il concetto di karma è quello di equilibrio è fondamentale ricordare alcuni punti di base dell’insegnamento.
Il karma, voi ormai dovreste saperlo, non è un effetto punitivo che si riversa nella vita dell’individuo che non si è comportato in armonia con le leggi etico-morali collegate all’evoluzione (o meglio, per essere più precisi, ai dettami provenienti dalla Vibrazione Prima e dagli Archetipi Permanenti), e questo appare evidente allorché ci si ricorda che vi sono due forme principali di karma riconosciute comunemente ovvero il karma “negativo” e quello “positivo”. E’ chiaro che tali due forme sono simboli di comodo per definire ciò che capita all’individuo nel corso della sua vita e che gli fanno attribuire al karma che subisce la valenza di “positivo” o di “negativo” relativamente agli avvenimenti che lo riguardano.

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Fortuna, sfortuna, karma

[…] Fortuna e sfortuna sono i risultati che l’osservatore del karma rileva nell’osservare gli avvenimenti delle esistenze.
Come il nostro Urzuk ci insegna con il suo semplice ottimismo che gli permette di considerare una fortuna non essere caduto sul formicaio e non la sfortuna di avere fatto tanta fatica inutile avendo rotto l’uovo, oggetto del suo scalare l’albero, fortuna o sfortuna sono relativi all’interiorità di chi sta osservando l’evolversi delle situazioni che sta vivendo.

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