La consapevolezza, e il prezzo, delle responsabilità personali

“La responsabilità di quello che facciamo è sempre nostra in tutti i casi e dobbiamo sempre tener presente che quanto facciamo ha sempre delle ricadute sugli altri, cosicché queste ricadute diventano, sì, anche un problema dell’altro che reagisce alle nostre azioni e quindi ha a sua volta delle responsabilità sulle scelte che metterà in atto per reagire, però la responsabilità dell’innesco della situazione resta comunque la nostra”. Dal Dizionario del Cerchio Ifior.
Parlavo, nel post di ieri, del tumore sociale che emerge come simbolo quando certi personaggi sono chiamati dalla collettività che li elegge a immense responsabilità.

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Limiti, fretta di cambiare, perseveranza

Padre mio,
nell’osservare il modo di condurre la mia vita mi rendo conto che ci sono molti aspetti del mio essere vivo all’interno del piano fisico che dovrebbero essere modificati.
Arrivato a questo punto della mia evoluzione conosco quali sono i punti principali su cui dovrei operare per trovare un maggiore accordo con ciò che la mia coscienza mi suggerisce, osservando il mio modo di essere in cerchi sempre più ampi.
Io dovrei essere un compagno, un genitore, un figlio, un amico migliore.

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Le sollecitazioni interiori e la volontà

Sorgono dall’intimo sollecitazioni di varia natura e coinvolgono gli ambiti più diversi dello sperimentare, attivate dal richiamo di un certa situazione, di determinate sensazioni ed emozioni, di certe fantasie e fascinazioni.
Sorgono come sussurri, sottotraccia, con una spinta lieve eppure evidente e persistente: da dove provengono?
E’ un argomento affrontato tante volte e ci ritorno perché mai è esaurito e mai un umano finisce di confrontarsi con quelle spinte che lo attraversano.
Abbiamo detto in passato che possono sorgere da comprensioni non completate, che dunque abbisognano di un approfondimento, come possono derivare da un moto proprio e residuale dell’identità, da abitudini, ad esempio.

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Lo smarrimento interiore e il bisogno di un nemico

Personaggi improponibili gridano sollevando ansie e paure in persone già smarrite e disorientate dalla pressione di una crisi troppo lunga e paralizzante.
E’ già successo: parecchio tempo fa, il movimento di popolo guidato da un tragico ometto soffiava sullo stesso fuoco.
Nell’assenza di conoscenza e consapevolezza, nell’ignoranza di sé, nel disorientamento esistenziale l’ansia e la paura delle persone crescono e hanno bisogno di appigli, di un credo, e di un nemico, di un colpevole, di un bersaglio su cui scaricare la propria frustrazione.
Smarrimento – vittimismo – invenzione del colpevole: il processo-madre che ha generato tragedie lungo tutto il tempo.

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Conoscenza di sé, consapevolezza e lotta interiore

[…] La lotta spirituale mira, secondo la tradizione cristiana, a custodire la “sanità spirituale” del credente. Disciplina indubbiamente faticosa, ma capace di trasformare la fatica in bellezza, qualità della vita autentica e della convivenza. Le è necessaria la resistenza spirituale nei confronti di pulsioni, suggestioni, ossessioni che sonnecchiano nel profondo del nostro cuore, ma che sovente si destano ed emergono con una prepotenza aggressiva che le rende per noi tentazioni seducenti. Se il fine della lotta spirituale è l’apatheía, questa va intesa non nel senso dell’impassibilità, ma dell’assenza di patologie: così questo combattimento quotidiano mette in atto la valenza terapeutica della fede. Essendo la vita spirituale una realissima e concretissima vita, essa deve essere nutrita e corroborata per poter crescere e dev’essere curata quando è minacciata nella sua integrità.

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La responsabilità delle proprie scelte e il karma

Le cronache parlano di una giovane donna che si è tolta la vita non reggendo il giudizio mediatico conseguente alla pubblicazione di materiale molto personale. Parlano anche, le cronache, dell’accanimento contro di lei sui social quando quel materiale uscì, un anno addietro.
E’ un dramma che ci ricorda l’importanza del discernimento e la responsabilità che sempre accompagna ogni nostra scelta.
Qualunque scelta io operi, ho la capacità e una struttura identitaria sufficientemente stabile da reggere le conseguenze che dalla mia scelta possono derivare?

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Le crisi interiori cicliche

Definisco crisi lo smarrimento dovuto alla perdita di senso di ciò che si vive.
Negli affetti, nel lavoro, nella via interiore questo è comune e, direi, anche sano. Perché?
Perché è fisiologico e naturale perdersi. Chi si perde? L’identità.
Chi si ritrova? L’identità.
La crisi è dinamica dell’identità che trova nutrimento in ciò che vive, o lo perde e si smarrisce.
Una coscienza non va in crisi, non è identificata con ciò che sperimenta e su quello non coltiva aspettative o sogni, non proietta desideri e bisogni.

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Perdonare se stessi

[…] L’unico giudice di voi stessi, figli nostri, un giudice al cui cospetto anche i più grandi inquisitori si sono sentiti tremare in maniera irrefrenabile le ginocchia non è altri che voi stessi.
Voi stessi siete giudici e carnefici, voi stessi vi condannate al tormento, voi stessi vi crocifiggete con una valanga di «se avessi voluto», «se avessi cercato», «se avessi fatto non fatto» e fate fatica a perdonarvi, finendo con rendervi impossibile cercare di porre rimedio a ciò che siete stati diventando dei voi stessi diversi, preferendo le mille corone di spine dei vostri sensi di colpa al cambiamento che, solo, potrebbe porre rimedio, per la vostra coscienza, a ciò di cui vi incolpate.

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