L’alimentazione, Cerchio Ifior

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La fonte

“Come certamente ricorderete, il corpo dell’individuo incarnato non ha una costituzione lasciata al caso o agli eventuali capricci delle leggi naturali, ma si va costruendo sotto l’influsso delle necessità evolutive di ogni individuo che si incarna sul piano fisico.
In altre parole, il corpo fisico (ma anche, in realtà, gli altri corpi dell’incarnato) si forma in maniera tale da permettergli di acquisire esperienza e di offrirgli una gamma di possibili scelte a cui si trova dinnanzi nel corso del suo periodo incarnativo.

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L’officina esistenziale e il suo sogno

Osservava ieri una persona che segue il nostro percorso, che ciò che chiede ad un insegnante è di indicargli la via.
A titolo di esempio diceva che di Gesù da duemila anni viene tramandato l’insegnamento, non il suo quotidiano.
E’ una tesi apparentemente credibile e vera per una persona che inizia il proprio cammino interiore e spirituale.
Per una che inizia e che ha, fondamentalmente, bisogno di una direzione, di un dito che gli indichi la luna, di un punto cardinale verso cui dirigersi e di un orizzonte da raggiungere.
La persona più esperta del cammino interiore ha un’esigenza più complessa, vuole tenere assieme la luna, il dito che la indica, il corpo di cui il dito è parte, la terra su cui appoggia quel corpo.

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L’immagine falsa

Che immagine edifica dentro di sé il discepolo del maestro? E il maestro del discepolo?
E quale immagine costruisce l’operaio del proprio datore di lavoro, e viceversa?
E quella che i partner edificano reciprocamente l’uno dell’altra?
Pure finzioni, inconsistenze, irrealtà, narrati fantasiosi e funzionali ai propri processi esistenziali che poco, o nulla, hanno a che fare con la realtà dell’altro.

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Produrre crisi

La crisi è il frutto della relazione tra coscienza ed identità all’interno dei processi del vivere.
Quando l’identità resiste e cerca di imporre una sua direzione, prima o poi sopraggiunge una crisi, un attrito, un rompersi dell’equilibrio deviato: questa crisi evolve spesso nel dolore e nella fatica.
Quando coscienza ed identità sono sufficientemente allineate, la crisi è continua, l’equilibrio raggiunto viene sistematicamente scalzato: questo processo può provocare disorientamento, ma non necessariamente dolore e fatica.
Sempre la crisi rompe un equilibrio, o un pseudo equilibrio; sempre ciò che era credibile non lo è più, ciò che era stabile vacilla.
Che si tratti di affetti, di lavoro o della via spirituale poco importa: tutti sperimentano la crisi, ma quasi nessuno ne possiede il paradigma, o la sa maneggiare, eppure la vita delle persone, dei paesi, del pianeta è una crisi senza fine, è l’esperienza più prossima a ciascuno di noi, più quotidiana e feriale.

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La meditazione e l’atteggiamento meditativo

1- In questo preciso istante, dove è appoggiata la consapevolezza?
2- C’è la disposizione a lasciar andare, a non trattenere, a non indugiare sull’oggetto della consapevolezza?
3- Se lascio andare, dovendo comunque esserci un punto focale, dove si appoggia allora la consapevolezza?
4- Sulle sensazioni, la piattaforma base di tutto l’esistere.
Questo processo è valido a patto che poi le sensazioni non divengano il nuovo indugio.
Il processo descritto è quello dell’atteggiamento meditativo che accomuna un po’ tutte le pratiche meditative: il punto focale può essere rappresentato dal respiro, da un oggetto, da una parola invece che dalle sensazioni, ma la sostanza è quella.

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I segni di un nuovo sentire

Ciò che è stato e che è come realtà sociale e personale è ampiamente condizionato dalle logiche della mente: dividere, giudicare, competere.
Guardando alla storia passata mi sembra che questo emerga con chiarezza; guardando a quella attuale ci cono segni di un cambiamento di tendenza.
Prendo ad esempio il processo di unificazione europeo: da singoli e sovrani stati, a comunità di stati e forse, domani, a federazione sovranazionale dove gli stati nazionali saranno drasticamente ridimensionati al ruolo di regioni territoriali e amministrative.
Questo processo, così travagliato e dagli esiti decisamente incerti, non è forse il passaggio dalla divisione alla collaborazione, condivisione, cooperazione, fusione degli intenti e dei mezzi?

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La mente come strumento

Chiede Serena: fino a dove l’uso della mente va bene e quando invece si deve andare oltre?

La mente seziona la realtà attraverso il giudizio, la misurazione, la parametrazione di ogni fatto con cui entra in relazione.
La realtà sentita dalla coscienza passa attraverso la meccanicità della mente, si riveste di emozione e infine diviene azione, realtà nel tempo e nello spazio.
Se la coscienza è il proiettore cinematografico dentro cui scorre il film che viene sentito, la mente è la lente del suo obbiettivo, quella che permette al fotogramma sentito di divenire il complesso di raggi di luce che raggiungono lo schermo.
E’ evidente che senza la mente non vi sarebbe la realtà, né sarebbe possibile indagarla e conoscerla. Le esperienze che viviamo e che sono quelle da cui la coscienza estrae i dati che le servono per comprendere, avvengono principalmente attraverso lo strumento della mente.

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Il tasso di dolore nella via spirituale

Chiede Maya: Spesso osservando le persone che non si fanno troppe domande e che sembrano molto inconsapevoli mi sembra che facciano una vita più serena e meno dolorosa della mia. Vanno al lavoro e fanno quello che devono fare e basta. Magari si lamentano, ma sembra un lamento così tanto per fare due chiacchiere. Perché chi cerca invece soffre così tanto? O è il contrario, chi soffre è “costretto” a cercare?

Non sappiamo mai cosa c’è nell’intimo del nostro prossimo, sappiamo invece che nella cosiddetta normalità i rapporti avvengono all’ombra di maschere più o meno velanti.
In ogni persona avvengono processi di conoscenza-consapevolezza-comprensione.
Alcune incarnazioni sono caratterizzate da una maggiore intensità, in genere una incarnazione intensa si alterna ad una meno intensa.
Allo stesso modo ci sono stagioni, in una vita, in cui la macerazione è maggiore: una persona attorno ai 40 anni è certamente immersa in un passaggio esistenziale rilevante.

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Verso la libertà interiore

Le domande di Maya (a partire dalla lettura del libro L’essenziale).

Se non c’è l’agente, non c’è la realtà?

Chi è l’agente? La coscienza? L’identità?
Se non c’è identità – il soggetto che si attribuisce l’accadere – c’è solo l’accadere senza attribuzione, pura neutralità (così come è possibile all’umano). E’ la vita che vive l’iniziato/a, colui/ei che è giunto alla fine del proprio cammino incarnativo. La realtà è presente e si manifesta con le logiche del divenire, ma non c’è un soggetto che dice: “Questo è mio!”
Va notato che finché c’è vita incarnata c’è sempre un tasso di identità, magari molto ridotto, per la ragione molto semplice che essendoci i veicoli mentale, astrale e fisico, comunque questi generano un’immagine di sé. Che l’iniziato/illuminato non abbia alcun grado di identità, è pura illusione e appartiene alla mitologia dello spirituale.

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