Sentire, non-azione, silenzio

La prevalenza consapevole del sentire genera non solo la condizione di non-azione, ma anche un sostanziale ammutolire.
All’ampliarsi del sentire corrisponde ineluttabilmente un affievolirsi dell’esercizio della volontà, un venire condotti nell’azione e  nella presenza e un altrettanto ineluttabile affermarsi del senso della propria marginalità nel mondo, che induce alla discrezione, al fare un passo indietro, al tacere tutte le volte che la vita non ci indica diversamente, e anche quando sembra non ci sia alternativa al dover dire, la nostra parola si fa prudente e discreta. 

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L’inaspettato, la tensione, l’osare

Il vivere ha sempre un grado di imprevedibilità, non c’è giorno che non porti scene inaspettate, impreviste, fuori dalla possibilità del nostro controllo.
L’impossibilità di controllo e l’essere in balia del non previsto, sempre generano una tensione interiore di vario grado.
Non sappiamo se saremo in grado di affrontare la situazione e, molto spesso, un senso sottile e profondo di inadeguatezza mai risolto definitivamente, riaffiora.

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L’odio e l’amore che si specchiano

Al Bataclan vediamo lo specchiarsi di odio ed amore, l’alfa e l’omega accadere simultanei.
Pur essendo presente nelle scene tutto lo spettro del divenire umano, le nostre menti limitate sottolineano inevitabilmente i kalashnikov puntati sulle vittime, i colpi, le vite spezzate.
Non vediamo, o non riusciamo a portare in primo piano, le vite donate, quelle offerte per salvare, per proteggere, quelle che dicono: “Prendi me, non lui, non lei!” (Qui le storie di coloro che si sono offerti)

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ricerca di senso

Una ricerca estrema di senso

Se andiamo a vedere le biografie dei terroristi che hanno operato a Parigi, spesso, non sempre, scopriamo ciò che già sapevamo: vite cresciute negli immensi quartieri dormitorio, problemi di integrazione sociale, droga a volte. Vite normali ai margini, altre volte vite normali integrate.
Ad un certo punto la svolta radicale, la decisione di spendere la propria vita per un ideale che a loro appare vero e determinate: finalmente una risposta alla domanda di senso, conscia e inconscia, che premeva nel loro interiore.

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La consapevolezza delle sensazioni è la base

J.Krishnamurti: “La sensazione senza il pensiero crea un intervallo – nella routine – che è meditazione. «Ora, la questione è se possa esserci un intervallo, uno spazio; avere cioè soltanto la sensazione senza lasciare che il pensiero intervenga a controllarla. Questo è il problema. Perché il pensiero crea l’immagine e si aggrappa a quella sensazione? E’ possibile guardare una camicia, toccarla, averne la sensazione e finirla lì, senza che il pensiero intervenga? Avete mai provato a farlo?” […] Fonte
La sensazione come il campo base a cui l’esploratore sempre e senza sosta ritorna. Se la consapevolezza è permeata di sensazione e se l’osservatore ha coltivato ripetutamente quella disposizione, alla fine rimane solo la sensazione e il pensiero è assente, o irrilevante.

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Nella tempesta la via è interrogarsi

La realtà personale e sociale che accade quotidianamente è sempre il simbolo di qualcosa che dobbiamo comprendere.
All’interno di questa logica il simbolo parigino è inequivocabile: occorre interrogarsi più che bombardare.
Fluctuat nec mergitur (è sbattuta dalle onde ma non affonda) è il motto della città di Parigi: le onde sono i problemi non risolti di questo tempo, le cecità, gli interessi celati, gli egoismi, il non compreso di una parte dell’umanità che risiede nell’intimo dei carnefici, come in quello delle vittime.

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Il necessario a ciascuno

Matteo 6:25 «Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? 27 E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un’ora sola alla durata della sua vita?

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odio-amore

La radice dell’odio

E’ nell’ingiustizia, nella sopraffazione, nelle condizioni culturali e sociali l’origine dell’odio che sparge il sangue di molti su tutto il pianeta?
Non credo, questi sono fattori che possono generare frustrazione interiore e necessità di ribellione, di giustizia, di cambiamenti anche caotici e violenti, ma l’odio è un’altra cosa, un’altra esperienza.

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caino

Parigi: il cammino di Caino e di Abele

Dice un’amica: “ Ieri sera, vedendo quelle immagini di Parigi, il mio pensiero è andato ai “carnefici” a chi erano e al fatto che pur di dare la morte sono andati incontro alla loro morte; in quale ambiente sono cresciuti e condizionati, chi e cosa li ha convinti ad agire così, erano tutti giovani..”.
Il mito pone il gesto di sopraffazione di Caino su suo fratello Abele, all’inizio della storia dell’umanità a ricordarci che il gesto dell’uccidere non è un accidente, ma un passo di un lungo cammino.

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