Se andiamo a vedere le biografie dei terroristi che hanno operato a Parigi, spesso, non sempre, scopriamo ciò che già sapevamo: vite cresciute negli immensi quartieri dormitorio, problemi di integrazione sociale, droga a volte. Vite normali ai margini, altre volte vite normali integrate.
Ad un certo punto la svolta radicale, la decisione di spendere la propria vita per un ideale che a loro appare vero e determinate: finalmente una risposta alla domanda di senso, conscia e inconscia, che premeva nel loro interiore.
Consapevolezza
Lo sguardo lucido e presente sul reale che accade attimo dopo attimo.
La consapevolezza delle sensazioni è la base
J.Krishnamurti: “La sensazione senza il pensiero crea un intervallo – nella routine – che è meditazione. «Ora, la questione è se possa esserci un intervallo, uno spazio; avere cioè soltanto la sensazione senza lasciare che il pensiero intervenga a controllarla. Questo è il problema. Perché il pensiero crea l’immagine e si aggrappa a quella sensazione? E’ possibile guardare una camicia, toccarla, averne la sensazione e finirla lì, senza che il pensiero intervenga? Avete mai provato a farlo?” […] Fonte
La sensazione come il campo base a cui l’esploratore sempre e senza sosta ritorna. Se la consapevolezza è permeata di sensazione e se l’osservatore ha coltivato ripetutamente quella disposizione, alla fine rimane solo la sensazione e il pensiero è assente, o irrilevante.
Nella tempesta la via è interrogarsi
La realtà personale e sociale che accade quotidianamente è sempre il simbolo di qualcosa che dobbiamo comprendere.
All’interno di questa logica il simbolo parigino è inequivocabile: occorre interrogarsi più che bombardare.
Fluctuat nec mergitur (è sbattuta dalle onde ma non affonda) è il motto della città di Parigi: le onde sono i problemi non risolti di questo tempo, le cecità, gli interessi celati, gli egoismi, il non compreso di una parte dell’umanità che risiede nell’intimo dei carnefici, come in quello delle vittime.
Il necessario a ciascuno
Matteo 6:25 «Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito? 26 Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro? 27 E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un’ora sola alla durata della sua vita?
La radice dell’odio
E’ nell’ingiustizia, nella sopraffazione, nelle condizioni culturali e sociali l’origine dell’odio che sparge il sangue di molti su tutto il pianeta?
Non credo, questi sono fattori che possono generare frustrazione interiore e necessità di ribellione, di giustizia, di cambiamenti anche caotici e violenti, ma l’odio è un’altra cosa, un’altra esperienza.
Parigi: il cammino di Caino e di Abele
Dice un’amica: “ Ieri sera, vedendo quelle immagini di Parigi, il mio pensiero è andato ai “carnefici” a chi erano e al fatto che pur di dare la morte sono andati incontro alla loro morte; in quale ambiente sono cresciuti e condizionati, chi e cosa li ha convinti ad agire così, erano tutti giovani..”.
Il mito pone il gesto di sopraffazione di Caino su suo fratello Abele, all’inizio della storia dell’umanità a ricordarci che il gesto dell’uccidere non è un accidente, ma un passo di un lungo cammino.
La mente divide, ma non per sempre
Per sua natura la mente analizza e di ciò che si mostra nella sua unitarietà coglie il dettaglio, evidenzia il particolare, sottolinea un aspetto.
Nello svolgere questa mansione ad essa connaturata, perde di vista l’insieme della cui natura poca sa comprendere.
D’altra parte, non è compito della mente occuparsi dell’insieme, ma della coscienza: essa è l’organo che tutto tiene assieme, che guida il procedere frammentato ed unilaterale dell’umano conferendogli direzione e scopo.
Tutta la realtà è una proiezione della coscienza
Qui trovate un compendio dell’escatologia cristiana: a noi sembra che, non avendo l’autore dell’omelia altro paradigma che quello della propria fede, mostri una difficoltà nel scendere nella profondità del simbolo che le stesse scritture a lui sacre gli aprono.
Tutta la realtà è simbolo e tutta parla dei processi dell’interiore: personali, individuali, collettivi.
Il deserto nella via spirituale
Quando la mente non trova più motivo di eccitazione, allora sorge l’esperienza del deserto.
Deserto di stimoli, di proiezioni, di illusioni.
Lutto. Perduti i trastulli.
Come potremo vivere senza giocattoli?
Non potremo, sarà la morte, è già la morte! Amen.