La mente divide, ma non per sempre

Per sua natura la mente analizza e di ciò che si mostra nella sua unitarietà coglie il dettaglio, evidenzia il particolare, sottolinea un aspetto.
Nello svolgere questa mansione ad essa connaturata, perde di vista l’insieme della cui natura poca sa comprendere.
D’altra parte, non è compito della mente occuparsi dell’insieme, ma della coscienza: essa è l’organo che tutto tiene assieme, che guida il procedere frammentato ed unilaterale dell’umano conferendogli direzione e scopo.

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la vita è un film

Tutta la realtà è una proiezione della coscienza

Qui trovate un compendio dell’escatologia cristiana: a noi sembra che, non avendo l’autore dell’omelia altro paradigma che quello della propria fede, mostri una difficoltà nel scendere nella profondità del simbolo che le stesse scritture a lui sacre gli aprono.
Tutta la realtà è simbolo e tutta parla dei processi dell’interiore: personali, individuali, collettivi.

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Il deserto nella via spirituale

Quando la mente non trova più motivo di eccitazione, allora sorge l’esperienza del deserto.
Deserto di stimoli, di proiezioni, di illusioni.
Lutto. Perduti i trastulli.
Come potremo vivere senza giocattoli?
Non potremo, sarà la morte, è già la morte! Amen.

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Si muove la foglia, non la terra

La quiete di sé, di quel bisogno d’esserci, si accompagna con il silenzio profondo della mente; alcune volte, quando la sollecitazione dell’ambiente si fa pressante, la mente si alza e si agita per tornare a posarsi poco più in là: si muove la foglia, ma non la terra.

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karma aiuto

Il karma e il non compreso

[…] Per comprendere nella giusta maniera la relazione tra il concetto di karma è quello di equilibrio è fondamentale ricordare alcuni punti di base dell’insegnamento.
Il karma, voi ormai dovreste saperlo, non è un effetto punitivo che si riversa nella vita dell’individuo che non si è comportato in armonia con le leggi etico-morali collegate all’evoluzione (o meglio, per essere più precisi, ai dettami provenienti dalla Vibrazione Prima e dagli Archetipi Permanenti), e questo appare evidente allorché ci si ricorda che vi sono due forme principali di karma riconosciute comunemente ovvero il karma “negativo” e quello “positivo”. E’ chiaro che tali due forme sono simboli di comodo per definire ciò che capita all’individuo nel corso della sua vita e che gli fanno attribuire al karma che subisce la valenza di “positivo” o di “negativo” relativamente agli avvenimenti che lo riguardano.

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Fortuna, sfortuna, karma

[…] Fortuna e sfortuna sono i risultati che l’osservatore del karma rileva nell’osservare gli avvenimenti delle esistenze.
Come il nostro Urzuk ci insegna con il suo semplice ottimismo che gli permette di considerare una fortuna non essere caduto sul formicaio e non la sfortuna di avere fatto tanta fatica inutile avendo rotto l’uovo, oggetto del suo scalare l’albero, fortuna o sfortuna sono relativi all’interiorità di chi sta osservando l’evolversi delle situazioni che sta vivendo.

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Il secondo anno del laboratorio per bambini

Credo che i genitori dei 13 bambini del Laboratorio di creatività consapevole conoscano l’importanza di accompagnarli, fin dai primi anni della loro vita, in un cammino di consapevolezza e di conoscenza.
Lontano da qualsiasi forma di condizionamento e di indottrinamento, i bambini sperimentano l’ambito delle sensazioni, delle emozioni, del pensiero, del sentire attraverso le esperienze corporee, pittoriche, rappresentative e ne divengono consapevoli, imparano a parlarne, a discuterne con la stessa naturalezza con cui parlano di un cartone, o del loro sport preferito.

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vivere fino in fondo

Vivere fino in fondo: non costruire sulla sabbia

Una mente intende per vivere fino in fondo avere motivi di eccitazione.
Un corpo emozionale si ritiene vivo quando è attraversato da continue sollecitazioni sensoriali ed emotive.
Una identità si sente profondamente viva quando la vita le offre opportunità e conferme, gratificazioni, prove edificanti, situazioni anche dure ma comunque interpretate come necessarie ed evolutive.
In altri termini, l’identità avverte che la vita la costituisce e le conferisce senso quando c’è identificazione con ciò che accade.
Senza identificazione, l’identità si sente morire e la vita diviene vuota ed inconsistente.

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premio

Alla fine verremo premiati?

Se avete tempo, leggete questo commento al vangelo del primo novembre (la comunione dei santi) di Enzo Bianchi.
Enzo analizza Mt 5,1-12a, le “beatitudini”, e dice cose importanti. Mi colpisce questo passo:

Nessuno dunque pensi alla beatitudine come a una gioia esente da prove e sofferenze, a uno “stare bene” mondano. No, la si deve comprendere come la possibilità di sperimentare che ciò che si è e si vive ha senso, fornisce una “convinzione”, dà una ragione per cui vale la pena vivere (corsivo mio). E certo questa felicità la si misura alla fine del percorso, della sequela, perché durante il cammino è presente, ma a volte può essere contraddetta dalle prove, dalle sofferenze, dalla passione.

Condivido con Enzo la convinzione che il procedere umano apre orizzonti di libertà interiore i cui frutti si coglieranno appieno quando il processo sarà maturo ed al suo culmine.

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