Considerazioni dopo l’intensivo di Sestino

Mi diceva stamattina Federica: “L’intensivo di Sestino ha avuto una portata diversa, più profonda, per me!”
Questo mi induce ad una riflessione. Federica, come diversi altri, hanno partecipato prima all’intensivo in Lunigiana, poi a quello di Sestino: nell’arco di un mese due intensivi.

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Il passato che illumina il presente

Che cosa rimane dopo un intensivo? La vivida consapevolezza di aver vissuto.
La presenza su ciò che accade. La comprensione che nel presente affluisce tutto che è sedimentato nella mente/identità (ciò che si è capito), e tutto il sentire acquisito attraverso le esperienze (ciò che si è compreso).

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Fratello deserto

Ieri Alessandro e poi Francesca hanno fatto riferimento al deserto.
C’è, nel nostro cammino quotidiano fatto di piccoli accadere, di minuscoli accadere, di routine senza scampo, un più assiduo compagno di viaggio?
E cosa sussurra?
-Per quanto tu possa disporti al nuovo, quando questo accadrà in un attimo lo avrai integrato e avrà perso la sua specificità.
-Di accadimento in accadimento ti svuoterò nell’interiore e ti sembrerà che nulla abbia per te colore e sapore.

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La paura di scomparire

– Scomparire come portatore di nome suona remoto, – dice Francesca.
Non solo remoto, a volte pauroso. L’identità paventa il proprio scomparire e, di necessità, ciascuno di noi attraverso questa paura deve passare.
La paura di scomparire, l’esperienza del deserto, due pietre miliari del cammino verso la libertà, entrambe conseguenza di reazioni dell’identità, della lettura/interpretazione di sé.

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