Quello che è rimasto indietro

Spero non sia sfuggito all’attenzione del lettore il post di ieri.
Il rischio, forse il pericolo, che corriamo noi tutti ricercatori dell’interiore nel percorrere con determinazione la via dell’unificazione, è quello di conseguire frammenti di unità e su quelli insistere e sperimentare per ampliarli, non riservando cura e attenzio-ne sufficienti a quelle parti del nostro essere che sono rimaste indietro.

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Dopo Sestino

Basta il canto di un uccello, il colore di una foglia, una parola e ancora mi si riempiono gli occhi di lacrime.
E’ stato ed è così vasto e profondo, pervaso da un movimento d’amore che tutto abbraccia e accarezza e crea incessante unità, indissolubile unità: così potente da modellare ogni cosa attorno.
Questo è capace di vivere un organismo che non ha paura, che si fida della vita, che si apre all’adesso che viene: questo generano persone consapevoli, disposte a impastarsi e a lasciarsi attraversare,  aperte all’impatto, pronte al gesto che la vita suggerisce, capaci di piegarsi senza fine.
Vita e meraviglia e ancora vita.
Alcune immagini

La necessità di creare pensiero

Una discussione sulla condivisione e comunicazione nel web.
Da Luciana:” Non sono completamente d’accordo. Io sono una che posta molte citazioni, ma nel farlo già parlo di me e del mio vissuto. Le citazioni che posto mi rappresentano, sono sentite e non sono predicozzi ad altri; credo che al contrario facciano bene e possano stimolare altri a ricercare e riflettere.

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Dobbiamo osare di più

Una discussione sulla condivisione e comunicazione nel web.
Da Nirvana: Condivido pienamente quello che dici, anche se faccio parte anche io di quel gruppo di persone che a volte prendono e, per così dire, fanno proprie certi espressioni di pensiero.

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Un modo per annientare la comunicazione nel web

Il web, facebook in particolare (i web-magazine sono naturalmente fuori da questo discorso), pullula di contenuti condivisi. Non c’è bacheca in cui non trovi una grande quantità di materiale linkato, in genere relativo a espressioni di saggezza, detti di maestri, affermazioni eclatanti nella loro inattacabilità e perfezione astratta.

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La fine del libero arbitrio

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“Perché l’ho scelto.”
C’è una scelta che non ci appartiene, che non compiamo noi: quell’affermazione significa:”Dal profondo del mio essere aderisco senza riserva a ciò che la vita mi induce. Senza riserva, senza trattenimento, metto ogni particella del mio essere, della mia volontà e della mia intelligenza a disposizione. Dall’amore sono sospinto, all’amore aderisco. Solo per amore vivo.”
Video suggerito da Eddy

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Libero arbitrio

Continua la discussione con Eddy iniziata nel post linkato sotto.
Eddy:Ma se l’assoluto non è nel divenire a chi e a che giova tutta questa rappresentazione che poi ci starebbe portando verso l’assoluto stesso?”

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Parola e silenzio

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Credo che la risposta sia nella parola che sorge dal silenzio. Nel momento in cui si allenta l’identificazione con i contenuti della mente e dell’emozione, inizia l’esperienza del risiedere nell’adesso: da quello stare senza condizionamento che è vasto e profondo silenzio, sorge la parola, il gesto, l’essere. Qualunque sia l’esperienza, sarà impregnata di quell’essere senza tempo. (Video proposto da Matteo Aluigi)

Posso sbagliare nelle scelte?

Scrivo queste righe pensando a quei genitori che spesso sono in ansia per i loro figli e per le difficoltà che questi incontrano. Spesso il genitore deve scegliere anche per i figli, quando questi sono persi nella loro indefinitezza e incapacità di orientarsi e prendere decisioni: allora il genitore è tenuto ad intervenire ma questo gli provoca non pochi conflitti e sofferenza interiori e il dubbio, veramente duro da reggere, di stare conducendo il figlio verso la strada sbagliata.

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