L’esperienza della meraviglia e l’aggettivo meraviglioso

Prendiamo spunto dal commento di Cristina sulla nostra bacheca fb, riferito al nostro post del 13.1:  “Io vorrei scrivere: siamo un meraviglioso soffio di vento”.
Che cos’è l’esperienza della meraviglia? Sorge di fronte all’eclatante, al manifestamente bello, significante?
Può darsi. Nella visione comune immaginiamo sia così. Nella nostra esperienza non possiamo parlare di questo, ma di qualcosa d’altro.

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Scritto sull’acqua

Un passo segue un’altro, quello attuale appoggia sul precedente che hai già dimenticato.
Attraversi la vita come attraversi un prato, un bosco, un quartiere: mentre camini la vita ti scorre accanto, incontri persone e situazioni come fossero fotogrammi che passano rapidi.
Ogni passo un fotogramma, frammenti di film: avresti potuto dar luogo a una scena differente, riflessioni e ripensamenti si inseguono e tramontano. Così è stato.

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Schegge di divino

Come raggi di sole nasciamo da un nucleo abbagliante
e ci proiettiamo verso il nostro destino, illuminando
ciò che ci sta di fronte e ciò che ci è possibile.
Le nostre radici affondano comunque in questa sorgente infinita,
dove ogni razionalità nasce ma non può essere espressa.
Come posso io, scheggia di divino, guardare te, scheggia di divino,
e giudicare i tuoi atti, le tue parole?
Come posso interpretarti, se sò che le tue radici affondano
nella stessa immensità che tutto comprende
e dalla quale io stesso provengo?
Posso solo commuovermi ed inchinarmi.

Lontananza

Silenziose scorrono le giornate, silenziosi i gesti, silenziosa la mente aldilà delle increspature di superficie. Processi carsici avvengono oltre ogni tuo possibile controllo ed anche oltre ogni consapevolezza. Immobile come una pietra ascolti il rumore del vento tra i coppi. Le parole di ieri, i gesti, sembrano sepolti nella terra gelata, ventre in attesa. Così vorresti che finisse, in questa lontananza, che non è estraneità, ma solo distanza dall’essere del vento. Così potrebbe finire, ma sai che lei, domani, tornerà a bussare.

Se alzassi lo sguardo

Se tu alzassi lo sguardo da te
e mi guardassi,
vedresti un mondo.
Ti potrebbe piacere o no,
ma sarebbe comunque la realtà,
non il tuo pensiero sulla realtà.

Ombre

Questa notte precoce alimenta chiaroscuri,
silenzi, sguardi sull’esistente nuovi.
Nella semioscurità dell’ambiente, ogni angolo dell’officina della vita
risalta in una discrezione nuova.

L’attore, il regista, l’osservatore

Ho sempre pensato, letto e convenuto che la vita non fosse altro che un sogno, o un film, se si preferisce la metafora. Nel tempo tasselli di comprensione si sono via via costituiti e quel sapere è diventato un’evidenza.
Vivo come un sognatore consapevole, o come un attore sulla scena, vedendo simultaneamente l’attore ed il regista.