Sul linguaggio come limite all’espressione del sentire

Da Matteo: “Mi chiedevo se fosse utile e possibile creare in un certo senso un nuovo linguaggio (o forse una nuova metafisica, addirittura, con un “linguaggio-un-poco-oltre-il-linguaggio”) che, raccogliendo i residui dell’urto della parola coi suoi limiti, potesse mostrare un quadro un po’ più completo della realtà. O, invece, se fosse preferibile rimanere in silenzio riguardo a ciò ed impiegare la parola, il linguaggio ordinario coi suoi limiti, come nella maggior parte dei casi abbiamo sempre fatto.”
Credo che il principio da cui partire, sempre, sia la semplicità, l’essenzialità. Esistono già innumerevoli “gerghi”, mi sembra anzi che ogni via abbia il suo.

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La vita è il dispiegarsi della consapevolezza dell’Assoluto

Questo post, non semplice, prende le mosse da uno stimolo di Matteo relativo all’articolo del 18.1:
Allora, seguendo sempre Zenone e parafrasandolo, finché si parla di cogliere l’essere nel presente, nell’istante, nel singolo fatto, ciò è possibile. Ma se poi si vuole trovare la consistenza del divenire, dell’essere del divenire, allora questo sembrerebbe impossibile (sempre logicamente parlando). Esiste un modo, con le parole, per superare questa impasse della razionalità e spiegare più chiaramente “il divenire è l’essere”?

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L’esperienza della meraviglia e l’aggettivo meraviglioso

Prendiamo spunto dal commento di Cristina sulla nostra bacheca fb, riferito al nostro post del 13.1:  “Io vorrei scrivere: siamo un meraviglioso soffio di vento”.
Che cos’è l’esperienza della meraviglia? Sorge di fronte all’eclatante, al manifestamente bello, significante?
Può darsi. Nella visione comune immaginiamo sia così. Nella nostra esperienza non possiamo parlare di questo, ma di qualcosa d’altro.

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Scritto sull’acqua

Un passo segue un’altro, quello attuale appoggia sul precedente che hai già dimenticato.
Attraversi la vita come attraversi un prato, un bosco, un quartiere: mentre camini la vita ti scorre accanto, incontri persone e situazioni come fossero fotogrammi che passano rapidi.
Ogni passo un fotogramma, frammenti di film: avresti potuto dar luogo a una scena differente, riflessioni e ripensamenti si inseguono e tramontano. Così è stato.

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Schegge di divino

Come raggi di sole nasciamo da un nucleo abbagliante
e ci proiettiamo verso il nostro destino, illuminando
ciò che ci sta di fronte e ciò che ci è possibile.
Le nostre radici affondano comunque in questa sorgente infinita,
dove ogni razionalità nasce ma non può essere espressa.
Come posso io, scheggia di divino, guardare te, scheggia di divino,
e giudicare i tuoi atti, le tue parole?
Come posso interpretarti, se sò che le tue radici affondano
nella stessa immensità che tutto comprende
e dalla quale io stesso provengo?
Posso solo commuovermi ed inchinarmi.

Lontananza

Silenziose scorrono le giornate, silenziosi i gesti, silenziosa la mente aldilà delle increspature di superficie. Processi carsici avvengono oltre ogni tuo possibile controllo ed anche oltre ogni consapevolezza. Immobile come una pietra ascolti il rumore del vento tra i coppi. Le parole di ieri, i gesti, sembrano sepolti nella terra gelata, ventre in attesa. Così vorresti che finisse, in questa lontananza, che non è estraneità, ma solo distanza dall’essere del vento. Così potrebbe finire, ma sai che lei, domani, tornerà a bussare.