Cerco di osservare dove vado, dove stiamo andando. Ogni volta che stiamo insieme, in un gruppo, in un individuale, percorriamo passi di un cammino comune, che conduce dove?
La prima osservazione che mi viene da fare è che andiamo lontano da ciò che è tracciato e conosciuto, lontano dal modo ordinario di vedere le cose, verso quel “guardare la pianta dalla parte delle radici” cui spesso faccio riferimento.
Consapevolezza
Lo sguardo lucido e presente sul reale che accade attimo dopo attimo.
La crisi
C’è sempre una crisi dietro l’angolo. Che cos’è una crisi? L’incepparsi di una modalità, di uno sguardo, di una routine, di una interpretazione.
Accade negli affetti, nel lavoro, nella vita delle società. La crisi rompe un equilibrio, uno stato, e conduce verso un nuovo equilibrio; nel processo senza fine della trasformazione la crisi è il grimaldello della vita che ci schioda e ci riposiziona e, attraverso questo scombussolamento, ci permette di conoscerci, lavorarci, trascenderci.
Stordimento
Sono giorni di esposizione al prossimo, di treni e persone nuove. Nei momenti liberi cammino con Enni che mi segue come un’ombra: adesso che il caldo non è più opprimente siamo tornati ai nostri piccoli riti. L’incontro con il mondo, dopo tanto silenzio e solitudine, non è una delle cose più semplici, ma così è e non c’è opposizione. In questo alternarsi di mondo e di ritiro nell’eremo, più evidente è lo stordimento che il mondo produce su me, ma anche su ogni essere, temo.
“Rimanete semplici e soli”
E’ una raccomandazione cara ai maestri del Cerchio Firenze 77.
Più guardo una parte del mondo dei ricercatori spirituali, più ne leggo i materiali, più in me si rafforza la consapevolezza di una lontananza abissale da quel mondo: una estraneità.
Negli anni abbiamo costruito una trama di relazioni e di proposte sostenute ed accompagnate da parole e concetti chiave quali: perdere, abbandonare, arrendersi, scomparire, divenire irrilevanti.
Sarò con te
Dovunque andrai sarò nei tuoi passi.
Chiunque incontrerai sarò nel tuo sguardo e nello sguardo dell’altro.
In ogni parola potrai trovarmi celato.
Nel respiro che muore, io ci sarò.
Nel pianto di chi nasce non mancherò di essere.
Nella paura, nella gioia, nella fuga e nella presenza mi incrocerai.
Ti aspetterò.
Non potrai che incontrarmi.
Quello che è rimasto indietro
Spero non sia sfuggito all’attenzione del lettore il post di ieri.
Il rischio, forse il pericolo, che corriamo noi tutti ricercatori dell’interiore nel percorrere con determinazione la via dell’unificazione, è quello di conseguire frammenti di unità e su quelli insistere e sperimentare per ampliarli, non riservando cura e attenzio-ne sufficienti a quelle parti del nostro essere che sono rimaste indietro.
Dopo Sestino
Basta il canto di un uccello, il colore di una foglia, una parola e ancora mi si riempiono gli occhi di lacrime.
E’ stato ed è così vasto e profondo, pervaso da un movimento d’amore che tutto abbraccia e accarezza e crea incessante unità, indissolubile unità: così potente da modellare ogni cosa attorno.
Questo è capace di vivere un organismo che non ha paura, che si fida della vita, che si apre all’adesso che viene: questo generano persone consapevoli, disposte a impastarsi e a lasciarsi attraversare, aperte all’impatto, pronte al gesto che la vita suggerisce, capaci di piegarsi senza fine.
Vita e meraviglia e ancora vita.
Alcune immagini
La necessità di creare pensiero
Una discussione sulla condivisione e comunicazione nel web.
Da Luciana:” Non sono completamente d’accordo. Io sono una che posta molte citazioni, ma nel farlo già parlo di me e del mio vissuto. Le citazioni che posto mi rappresentano, sono sentite e non sono predicozzi ad altri; credo che al contrario facciano bene e possano stimolare altri a ricercare e riflettere.